Terry Pratchett - Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori
Terry Pratchett è uno di quei nomi che mi perseguita da quando sono sbarcato in rete e ho potuto annusare l'aria che tira tra gli appassionati di fantasy e fantascienza britannica. Leggevo le note che seguivano l'uscita dei vari romanzi con un misto di invidia e curiosità e non vedevo l'ora di poter metter le mani su qualche romanzo dell'autore inglese.
Quando però m'è capitato di leggere qualcuna delle prime traduzioni sbarcate in Italia, l'entusiasmo è via via calato. Sarà dipeso sicuramente dalla difficoltà di rendere nella nostra lingua la ricchezza di riferimenti e giochi di parole dell'inglese di Pratchett, ma alla lunga il suo umorismo, per quanto gradevole, tendeva ad annoiarmi.
Poi ho letto Good Omens e le cose sono cambiate: quel romanzo rientra tuttora nella mia personalissima top five dei libri più divertenti io abbia mai letto. Sulla copertina di quel libro, oltre al nome di Pratchett, c'era però anche quello di un tizio che avevo iniziato ad apprezzare dalla sua lunga frequentazione col Signore dei sogni. Forse per questo motivo nel mio giudizio il merito di quel libro se l'è preso in gran parte Neil Gaiman.
Ma il dubbio di aver sottovalutato Terry Pratchett non mi ha lasciato.
Almeno fino a un paio d'anni fa, quando ho finalmente visto la luce sotto forma di agile romanzo per ragazzi. L'intrepida Tiffany e i piccoli uomini liberi è puro genio in abiti da fanciullo. Un romanzo capace di parlare della vita, l'universo e tutto quanto con la grazia di un numero da circo eseguito per pochi intimi. Un capolavoro capace di riabilitare in un sol colpo tutta la dozzinale letteratura fantasy scritta nel mondo nei decenni precedenti.
Ed è normale che dopo un libro del genere mi sia rimasta la voglia di leggerne ancora, di leggerne di più. Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori sembrava il titolo migliore per ritrovare lo stesso spirito che tanto avevo apprezzato in quel romanzo: meta-fantasy divertente con un occhio di riguardo per i giovani lettori ma nessun compromesso rispetto alla qualità della narrazione.
Diciamolo subito, Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori non raggiunge le vette de L'intrepida TIffany. Scritta un paio d'anni prima, la storia di Maurice, del suo amico pifferaio e della compagnia di topi con cui viaggiano è servita probabilmente a Pratchett per testare nuovi ambiti d'azione, e preparare il terreno per l'arrivo della ragazzina in cerca del fratellino scomparso. Ma non di meno Il prodigioso Maurice è un ottimo romanzo, che pur giocando con i cliché della favola e del fantasy non si riduce mai a satira o parodia, ma vive di una sua qualità autonoma, non disdegnando una capatina nei dintorni della paura, dell'inquietudine e di una realistica speranza.
Hal Clement - Stella Doppia 61 Cygni
Stella Doppia 61 Cygni è hard-sf d'epca, ma con un gran bel tiro e una miscela di avventura ed estrapolazione scientifica che resiste agilmente, nonostante i suoi quasi sessant'anni, ai rigori del tempo. Non sono un particolare fan della fantascienza rigorosa e ultraortodossa (in senso puramente scientifico) come questa di Hal Clement. L'hard-sf mi interessa di più quando l'estrapolazione scientifica si coniuga alla riflessione sulle ricadute umane del'innovazione tecnologica (vedi Egan e compagnia, tanto per intendersi), ma nonostante tutto Stella Doppia 61 Cygni m'è piaciuto, forse proprio per la sua natura di meccanismo perfettamente oliato e a prova d'errore, senza nessun altro impegno se non quello della fedeltà alle leggi universali della gravitazione.
Jeffrey Ford - La forma dell'ombra
Meraviglie della rete. Questo libro mi è stato spedito da Jeffrey Ford in persona, con tanto di firma autografa, grazie alla generosa intercessione di Marco, che in questo modo mi ha obbligato a leggerlo e a parlarne.
Lo dico subito, La forma dell'ombra non mi ha convinto. Il dubbio è che più degli eventuali difetti del romanzo contino nel mio giudizio le mie idiosincrasie di lettore, che non ne può più di romanzi per adulti con protagonisti che vanno ancora alle elementari e che, per non farsi mancar nulla, hanno pure il loro bel serial killer maniaco del caso.
Andiamo con ordine. La forma dell'ombra parte alla fine di un imprecisata estate intorno alla metà degli anni sessanta e racconta il mistero di un oscura presenza che porta l'angoscia e il terrore nel paese del giovane protagonista, che con i suoi due fratelli cerca di risolvere il problema, rimanendone invece sempre più invischiato, cercando contemporaneamente di sopravvivere alla scuola e ai bulli del paese.
Tralasciando ogni commento sulla traduzione del romanzo (specialmente quella della prima parte, in cui ci sono frasi e situazioni che ho fatto davvero fatica a decifrare) a me pare che il punto di forza della storia sia la resa della famiglia del protagonista. Famiglia che nonostante i suoi evidenti limiti - per tutto il corso del romanzo sarà caratterizzata più per le sue assenze, che non per il suo ruolo di guida e protezione - assurge progressivamente a polo positivo della vicenda in contrapposizione all'ingombrante presenza dell'esterno, la cui ansia di controllo e repressione (che provenga dalla scuola, dal vicinato o dallo stesso uomo nero che perseguita il paese) è il vero ostacolo al bisogno di spazio e autonomia dei ragazzi di cui seguiamo le vicende.
Uno dei punti deboli della vicenda sta nella caratterizzazione e nella gestione del cattivo che, nonostante l'efferatezza dei suoi crimini, appare essere in definitiva assai meno pericoloso dei compagni di classe del protagonista, dimostrandosi soprattutto parecchio stupido, a giudicare almeno da quanto è dato sapere sulle sue scelte e sui suoi comportamenti.
Il difetto sostanziale del romanzo sta però nella decisione dell'autore di tirare in ballo il fantastico per risolvere e chiudere la vicenda.
Su questo punto un approfondimento mi pare obbligatorio.
Credo di essere in grado di accettare qualsiasi evento meraviglioso l'autore decida di propinarmi anzi, l'intromissione del fantastico in una storia apparentemente mainstream è una perversione narrativa che apprezzo molto! A patto però che l'aspetto soprannaturale non sia una semplice stampella messa lì a sorreggere una storia che altrimenti si affloscerebbe.
La forma dell'ombra si situa a metà del guado. Da una lato l'autore sfrutta ottimamente le capacità speciali della sorellina del protagonista per aggiungere prospettive inedite e qualche turbamento alla narrazione, dall'altro c'è la decisione di risolvere il thriller con una scorciatoia (non approfondisco per non rovinare la sorpresa ai lettori) che spegne la storia senza offrire in cambio nulla di indispensabile dal punto di vista della narrazione o di altrettanto potente dal punto di vista emotivo. In mezzo ritroviamo diversi episodi che vorrebbero incuriosire (o inquietare) ma che invece distraggono sia dal realismo esasperato dei rapporti del nucleo familiare del protagonista, sia da un possibile esito esplicitamente fantastico della vicenda.
Il risultato è che arrivato a fine lettura non riesco a giudicare se Jeffrey Ford sia stato troppo onesto, rischiando le debolezze della confezione thillerosa per racchiudere tutta la vicenda in una scatola fatta di memorie infantili (notoriamente fallaci) o troppo furbo, puntando sul facile appeal che da sempre spettri e fanciulli esercitano sul lettore sensibile.
Ma forse La forma dell'ombra è semplicemente un buon romanzo senza troppe ambizioni e sono io ad essere rimasto vittima di qualche menata e pregiudizio di troppo.
Leggetelo, e fatemi sapere la vostra opinione.
Gardner Dozois (a cura di) - Il meglio della SF/II
Seconda parte del volume che raccoglie il meglio delle raccolte annuali dedicate ai migliori racconti fantascientifici curate da Gardner Dozois dal 1985 al 2005.
Qui c'è il meglio del meglio quindi, se siete curiosi di conoscere cosa abbia prodotto la letteratura di fantascienza negli ultimi tempi, questo è il volume giusto.
Poi certo, messo di fronte al dover compilare un'antologia come questa ogni appassionato avrebbe stilato una lista diversa. Ma Gardner Dozois è un uomo di buon gusto e vaste conoscenze e le sue scelte sono degne di rispetto (forse il vincolo più stringente di questa antologia è il limite di un singolo racconto per ogni autore presente). In ogni caso se pure nel suo elenco avrei cambiato qualche titolo, non gliene faccio certo una colpa.
Ma qua si sta cercando il pelo nell'uovo, che da qualsiasi prospettiva la si guardi Il meglio della SF è davvero un'antologia superlativa.
…
In effetti ti avevo detto che pur avendo la forma del thriller, è in realtà una coming of age story. In questo senso non vedo male il fatto che questa presenza oscura e minacciosa nella mente dei ragazzi si riveli poi alla fine abbastanza banale e incompetente.
RispondiEliminaAllo stesso modo, non penso che si possa parlare di "thriller" in senso classico, per cui il soprannaturale sarebbe un trucco (fra l'altro l'unica volta che Ford ha scritto un romanzo giallo vero e proprio, senza elementi soprannaturali, ha vinto l'Edgar con The Girl in the Glass).
Come scrittore Ford spazia dal surreale all'assurdo al perturbante al fantasy vero e proprio al realismo con intromissione del fantastico e in qualche raro caso al realismo puro, in genere tende a miscelare e contrastare elementi realistici e fantastici in molte sfumature diverse.
Non è quindi una "furbizia", anche se ti sembra che gli elementi qui non si sposino bene.
Sì, mi avevi avvertito, come del resto avevo fatto io, riguardo alla mia opinione sui romanzi di formazione.
RispondiEliminaE, permettimi di obiettare, stante quel che succede nel romanzo, la "presenza oscura e minacciosa" non era tale solo nella mente dei ragazzi. Lo dico per sottolineare quello che secondo me è il nodo irrisolto del romanzo: presentare un uomo-nero davvero nerissimo e poi trattarlo come un cattivo dei cartoni animati.
Anyway, come dicono in New Jersey, il romanzo si legge comunque fino in fondo. Ma, se posso dire, mi sarebbe piaciuta una tua replica che non si limitasse al curriculum di Ford (oltre che secchione sono pure un po' stronzo, vero? ;-)).
Intanto ben ritrovato (son stati mesi turbolenti). Poi grazie per le recensioni, che leggo sempre con piacere. Infine ci tengo a far notare che la foto del gatto qui sopra è identica alla tua foto qui a fianco :-D
RispondiEliminaNo, quello che volevo dire è che la presenza "oscura e inquietante" non si rivela un superuomo da poteri quasi sovrannaturali ma una figura piuttosto mediocre.
RispondiEliminaCome succede poi nella realtà, dove, con buona pace del silenzio degli innocenti, i serial killer non sono dei del male o superuomini nietzschiani , ma , seppur dotati di una certa furbizia istintiva ed animale, spesso non sono molto intelligenti.
Basta pensare, considerando la provincia americana di quegli anni, a Ed Gein.
(abbiamo già fatto un discorso simile, no?)
Per cui la minaccia è reale, ma l'aura da male metafisico è immaginaria.
Poi la mia replica non voleva controbattere la tua valutazione del romanzo, sulla quale non ho molto da dire.
E' che spesso nelle tue recensioni dai la sensazione di basarti molto su quelle che credi siano le intenzioni dell'autore (qui: onesto/furbo) per cui volevo solo dire che, riuscita o meno, credo sia una scelta stilistica e non un tentativo di strizzare l'occhio di qua e di là.
(oltre che secchione sono pure un po' stronzo, vero? ;-)).
Considerato che non mi hai ancora mandato a fun cool neppure una volta, direi di no ;-)
PS
Naturalmente linkerò questo post sul blog di Ford
Cambiando argomento, ho avuto un esperienza abbastanza simile con Discworld - mi diverto a leggerli, ma non mi lasciano molto nè mi fanno venire particolar voglia di riprovare. Un pò come i dolci, che mi piacciono se ci sono ma se non ci sono non ne sento la mancanza.
(ma li leggo in inglese, e non so come sia possibile tradurre efficacemente il suo humor e i continui giochi di parole)
Anche Gaiman però mi convince molto di più in Sandman che nei romanzi.
Magari proverò Tiffany
@ zio Gil: ho letto delle tue turbolenze, e m'è molto dispiaciuto. (Pensa che stavo per propormi come fotografo! :-))
RispondiEliminaComunque mi fa piacere rivederti in giro! A proposito del gatto, non avevo notato la somiglianza, però è vero, la penombra ci dona! :-)
Grande occhio!
@ Marco: "la presenza "oscura e inquietante" non si rivela un superuomo da poteri quasi sovrannaturali ma una figura piuttosto mediocre". Appunto! Ma allora perché calcare la mano con altro sovrannaturale a gogo?
" E' che spesso nelle tue recensioni dai la sensazione di basarti molto su quelle che credi siano le intenzioni dell'autore"
Ahia! Qui tocchi un punto dolente. Perché è vero e son cose che non si dovrebbero fare, che l'opera dovrebbe viver di vita propria a prescindere dalle intenzioni, dai desideri o dalle necessità di chi l'ha composta.
Forse il chiedersi il perché di certe scelte riflette il mio bisogno di capire in che modo il dato libro mi ha colpito. Allo stesso modo ragionare sul percorso che ha portato una storia ad assumere una certa forma mi aiuta a comprendere perché la trovo interessante o emozionante o irritante o deludente o …
Del resto, parte del piacere che mi deriva dalla lettura deriva dalla comprensione dei meccanismi che tengono in piedi e fanno funzionare il determinato testo. SI tratta magari di chiedersi se e quanto questi ingranaggi siano comprensibili autonomamente, senza tirare in ballo l'ingombrante presenza del loro artefice. 'mo vedo se nelle prossime recensioni ci riesco.
Passando a Pratchett, non posso che spingere su Tiffany, davvero notevole. Su Gaiman, non so. Credo anch'io che il suo lavoro su Sandman sia irripetibile, ma non posso dire che i suoi romanzi siano da buttar via. BTW ne parlavo qui un po' di tempo fa.
Bè, non ho detto che siano da buttar via. Sono abbastanza d'accordo con te. Al di fuori dei fumetti preferisco Coraline che secondo me azzecca il tono alla perfezione; A Study In Emerald che è delizioso ( e di solito non è che straveda per i pastiche) e molti dei suoi racconti più brevi.
RispondiEliminaNeverwhere no, forse perché l'ho letto con Sandman ancora troppo fresco e mi ha dato noia che riciclasse alcune idee (per non parlare di intere frasi) e poi mi è sembrato un romanzo alla Clive Barker.
Ed anche Stardust è troppo abc della fiaba (o meglio, ricalca troppo da vicino quel tipo di fantasy su fairyland a cui si ispira dichiaratemente)
E' vero assomigli molto al gatto anche se lui ha le vibrisse più lunghe.
Sei un iguana che è stato morso da un gatto mannaro e diventi felino nelle notti di luna piena?
Ma non trovi anche tu curioso che Gaiman (e Pratchett, almeno dal mio punto di vista) ottengano risultati migliori quando si dedicano alla cosiddetta "letteratura per ragazzi"?
RispondiEliminaQuasi che la maggior libertà di temi della letteratura tout court costituisse un freno piuttosto che uno stimolo.
A me 'sta cosa da un po' da pensare.
(Nah… è il gatto che nelle notti di luna piena diventa un iguana mannaro, non la noti la luce rettiliana in fondo ai suoi occhi?)
Non saprei ma mi è venuta in mente un altra cosa.
RispondiEliminaC'è questo tizio, John Connolly, che scrive gialli con lievi inflessioni di soprannaturale di grande successo - io ne ho preso qualcuno usato, si leggono bene, ma si dimenticano anche in fretta.
Bene, qualche anno fa ha scritto un romanzo The Book of Lost Things/Il Libro delle cose perdute che è un fantasy con protagonista un ragazzo che finisce in un mondo di archetipi delle fiabe e mi ha un po' ricordato il Gaiman di Sandman e Coraline.
C'è chi ha trovato mancasse di originalità e magari è vero, ma a me è piaciuto abbastanza.
E de La corona di ghiaccio e Un cappello pieno di stelle che ci dici,Jo? Pratchett è molto malato, ma di di avere tempo ancora per qualche libro. Personalmente vorrei vedere Tiffany Aching che cresce, magari anche che invecchia.
RispondiEliminaQuelli di Tiffany non sono storie da ragazzini, lo sembrano solo.
Tally Ho.
@ Marco: In effetti non è che il nome John Connolly evochi grandi e indimenticabili letture.
RispondiEliminaPerò ok, io segno, anche se da quel che ho visto in giro il dodicenne protagonista de "Il Libro delle cose perdute" si aggira più dalle parti del Jeffrey Ford di qui sopra piuttosto che nei reami magici di Gaiman (o Pratchett).
@ Zoe: I due titoli che citi non li ho letti. Di romanzi usciti da relativamente pochi anni ho letto solo "A me le guardie!", altrimenti si deve andare a "Il colore della magia" o a "La luce fantastica".
Secondo me Tiffany e compagnia son invece proprio storie da ragazzini, ma di quelle che proprio per la loro qualità possono essere lette con uguale soddisfazione anche da noi vecchioni.
E ovviamente auguri a Pratchett, che in un modo o nell'altro riesca a vincere la sua ultima battaglia.
io segno, anche se da quel che ho visto in giro il dodicenne protagonista de "Il Libro delle cose perdute" si aggira più dalle parti del Jeffrey Ford di qui sopra piuttosto che nei reami magici di Gaiman
RispondiEliminaE' vero che si può intendere come romanzo di formazione, ma si entra in un vero e proprio mondo alternativo, come in Gaiman o Pratchett e non in Ford.