La settimana scorsa tutto il mio (poco) tempo libero dedicato alla rete se n'è andato in una lunga e accesa discussione sulla Mailing List di Fantascienza (FML) che partendo dai tagli ai romanzi pubblicati da Urania è arrivata - inevitabilmente, visto che sull'argomento non riesco a proprio a tacere - a parlare di come la rivista mondadoriano abbia contribuito a plasmare la fantascienza italiana.
Tra i vari spunti dibattuti in lista la questione "giallo vs fantascienza" merita un trattamento privilegiato, perché in effetti è l'argomento che più spesso viene evocato per respingere la mia tesi secondo cui l'ingombrante presenza di Urania in edicola ha di fatto impedito il formarsi di una nuova generazione di lettori di fantascienza frustrando ogni tentativo editoriale che si proponesse di (ri)portare il genere in libreria (per approfondire ecco i soliti link: 1, 2 e 3).
Scrive Paolo:
"Alla fantascienza manca tutto quell'hype, quella carica e massa critica che invece ha avuto il giallo. Che pure, da narrativa di genere, piena di personaggi improbabili e maggiordomi assassini, è diventato ben accetto non solo dai lettori abituali, ma pure da tutti gli editori.
Chi ha decretato il successo del /giallo/ in Italia? I lettori del giallo mondadori che chiedevano più qualità? Sandrone Dazieri, se non ricordo male un incontro da Tecla, diceva che il lettore del GM è tradizionalista come (più) di quello di Urania, e se gli proponi un qualcosa di strano, innovativo, etc, te lo tirano dietro.
Ma allora, da dove arrivano i lettori e le collane da libreria?"
Perché dunque al giallo è riuscito il salto dall'edicola alla libreria, e alla fantascienza no? Perché il genere giallo ha mantenuto, se non accresciuto, il suo parco lettori e invece noi che leggiamo fantascienza siamo una specie in via d'estinzione?
Provo si seguito ad abbozzare una risposta. Ogni ulteriore elemento è come sempre benvenuto.
Sono convinto che il successo del giallo presso il pubblico generalista dipenda da quelle caratteristiche intrinseche al genere che lo rendono lettura decisamente più accessibile di quanto succeda generalmente con qualsiasi opera fantascientifica.
Nel genere giallo il lettore ha a che fare con una realtà che non richiede nessuna particolare collaborazione da pare sua per essere compresa, un ambiente che per quanto possa essere lontano (geograficamente, socialmente, culturalmente) mantiene intatti e comprensibili la maggior parte dei riferimenti.
L'approccio del lettore ad un'opera fantascientifica è in genere decisamente più complesso. Una storia che si svolge in un'altra realtà, per quanto quest'ultima possa essere legata a quella condivisa dal lettore, lo costringendo comunque a ricalibrare i sui parametri e ad esercitare uno sforzo di comprensione maggiore del suo omologo lettore di gialli.
Altro elemento che agevola il consumo di letteratura gialla e che rende i suoi romanzi tra le letture più rilassanti e scacciapensieri - di fatto l'unica letteratura popolare sopravvissuta al nuovo millennio (insieme a quella rosa) - è l'estrema canonicità di storie, personaggi, ambienti.
Le trame caratteristiche delle storie gialle, procedendo immancabilmente verso una conclusione definitiva, che riporta ordine partendo da una situazione caotica, sono di fatto conservative e consolatorie.
Non che storie di questo tipo non siano tipiche anche di molta fantascienza. La differenza fondamentale sta però nell'impossibilità per il lettore di stabilire a priori il canone cui si rifà quella determinata storia fantascientifica.
Per aggiungere difficoltà a difficoltà si aggiunge anche il linguaggio, che per molta della fantascienza attuale è legato a doppio filo con le frange più d'avanguardia e speculative di scienza e tecnologia, che spesso necessitano di un alfabeto - o almeno di un lessico - non sempre condiviso con il lettore generalista.
Detto in altre parole, la fantascienza, al contrario del giallo, non è più letteratura popolare.
La fantascienza è diventato un genere letterario che può soddisfare solo una nicchia del pubblico dei lettori. Trattarlo, qui e ora, nel 2010, come se i suoi numi tutelari fossero ancora Asimov, per i lettori di bocca buona, e Dick, per quelli più sofisticati, significa aver perso di vista quello che il genere sta offrendo ai suoi lettori nel resto del mondo. Significa ignorare l'esistenza potenziale di un pubblico che non sa nemmeno cosa si sta perdendo. Significa soprattutto aver chiuso gli occhi al futuro, ed essere destinati per questo al suicidio editoriale.
…
Non sono un lettore di fantascienza, di conseguenza non posso pronunciarmi sull'argomento.
RispondiEliminaRiguardo al successo del giallo, sono assolutamente d'accordo con te: credo dipenda dal suo essere profondamente consolatorio, tanto nella forma quanto nei contenuti.
Prendiamo Millennium (che, tra parentesi, ho apprezzato molto): il suo essere finto spiazzante, il suo introdurre elementi "dissonanti" e fuori dai canoni del sentire comune (Lisbeth), tutto ciò è abilmente inserito in un contesto rassicurante, conocorrendo anzi alla sua creazione.
Il lettore finisce l'ultima riga del nuovo thriller "che ha sconvolto l'America", abbozza un sorrisino soddisfatto, si toglie gli occhiali, spegne la luce e dorme sonni tranquilli.
Non vuole stare sveglio a porsi domande, forse senza risposta.
Le risposte le vuole tutte, per chiudere il cerchio e passare oltre.
Sono d'accordo con quanto scrivi sul successo del giallo (in senso stretto): la natura consolatoria aiuta a far breccia nel lettore.
RispondiEliminaE però, anche chi fugge dagli schemi rassicuranti del giallo classico trova spazio in libreria (per editori sia grandi che piccini), perchè esiste un mercato anche per loro.
Tu mi dici che senza l'ingombrante presenza di UA in edicola (che pubblica -banalizzando- sia fantascienza sia sci-fi) ci sarebbe più spazio per la sf in libreria, e che nuovi lettori potrebbero accostarsi al genere.
Io invece temo che senza Urania non ci sarebbe alcun altro a pubblicare quel (poco o molto) che di buono ci arriva dalle sue pagine nel corso dell'anno.
Ce li vedi Stross, Egan, Hamilton, Vinge, Bacigalupi, Bujold in qualche collana di qualche editore?
Io leggo sia fantascienza che polizieschi.
RispondiEliminaMa mi fiscalizzo come appassionato di fantascienza.
Il giallo è socialmente più accettabile.
Se dici che leggi polizieschi, sei uno che legge polizieschi.
Se dici che leggi fantascienza, sei uno sfigato che si mette in costume da Star Trek, che crede agli UFO e che non ha una vita sociale.
Sei vergine.
Disoccupato.
E parli strano.
Il giallo è entrato molto prima della fantascienza nel linguaggio mediatico nazionale - la neonata televisione italiana passava i polizieschi americani, non la fantascienza (che pure esisteva).
Bisogna aspettare la fine degli anni '60 (2001 come cavallo di troia) per avere la fantascienza in TV.
Prima, solo maledetti polizieschi e western. Perry Mason e Bonanza.
Certo, prima c'era stato Flash Gordon - ma erano fumetti.
"Roba da bambini".
Negli anni '60, il cinema italiano produceva dei dignitosi polizieschi.
E "I Marziani Hanno Dodici Mani" (l'hai mai visto? Guardalo e prendi appunti. Io ormai quando capita devo trattenermi dal prendere a calci il televisore).
È stata una decisione a monte, probabilmente forte della scarsa cultura scientifica nazionale, che ha marginalizzato il genere.
E potremmo scivolare nel complottismo, e dire che serviva una nazione che pensasse solo al presente, e non al futuro, e quindi zero SF faceva comodo.
Ma noi non siamo complottisti.
@ Re Ratto che dice " Non sono un lettore di fantascienza".
RispondiEliminaMale! Bisogna rimediare al più presto!
(a parte gli scherzi, posso chiederti se c'è qualche motivo particolare per cui non leggi fantascienza?)
@ Paolo Arosio che dice " Io invece temo che senza Urania non ci sarebbe alcun altro a pubblicare quel (poco o molto) che di buono ci arriva dalle sue pagine nel corso dell'anno."
Forse andrebbe davvero così. Però io sono convinto che senza la concorrenza di Urania ci sarebbe tutto lo spazio commerciale per pubblicare e vendere fantascienza di qualità a un prezzo accessibile. Che è l'unica ricetta per riuscire ad attirare attenzione su un genere che altrimenti è destinato all'estinzione.
" Ce li vedi Stross, Egan, Hamilton, Vinge, Bacigalupi, Bujold in qualche collana di qualche editore?"
Nel resto del mondo tutti questi autori hanno un loro spazio in libreria. Perché da noi no?
@ Davide Mana che dice "Il giallo è socialmente più accettabile.".
Sì, senz'altro è così, però la lettura è attività prettamente individuale e solitaria. Dei suoi risvolti sociali possiamo anche fregarcene, no?
"E "I Marziani Hanno Dodici Mani" (l'hai mai visto? Guardalo e prendi appunti. Io ormai quando capita devo trattenermi dal prendere a calci il televisore)."
No, non l'ho nemmeno mai sentito nominare. Ma da quel che vedo è stata una bella fortuna!
"E potremmo scivolare nel complottismo, e dire che serviva una nazione che pensasse solo al presente, e non al futuro, e quindi zero SF faceva comodo. Ma noi non siamo complottisti."
Noi non vogliamo essere complottisti. Anche perché a un ritratto della situazione come quello che ipotizzi non c'è assolutamente rimedio e a me interessa di più immaginare qualche via d'uscita, qui e ora, da una realtà editoriale che non offre molte speranze.
Sarò stupido ma forse una semplice possibilità ci sarebbe.
RispondiEliminaComprare più fantascienza:mi spiego meglio,in un altro blog mi è capitato di scrivere che quando vado in librerie è sempre più difficile trovare fantascienza,nascosta com'è da Fantasy commerciale(e per carità non ho quasi niente contro la fantasy commerciale) e contro ristampe dei soliti noti(e qui invece avrei qualcosa da ridire).
Perchè ristampare tutti gli anni sempre gli stessi libri di Asimov,che sono facilmente reperibili mentre Stross o Doctorow sono difficilissimi da reperire?
Eppure scavando a fatica ho preso La Connessione Erdmann della Kress e Metro 2o33 di un autore russo.
Possono piacere e non piacere ma sempre di fantascienza si tratta.
Forse se invece di continuare a comprare i soliti testi di vampiri emo,forse qualche editore si convincerebbe ad aumentare i testi pubblicabili.
Lo so che è difficile,del resto viviamo in un paese dove quando viene pubblicato un libro di fantascienza,l'editore stesso si affretta a dichiarare,che per carità,non è fantascienza ma postmoderno,realismo magico,thriller tecnologico e così via.
Comunque mi sa che la discussione è appena cominciata...
Concordo anch'io sulla tesi consolatoria, supportata dall'approccio canonico del genere. Secondo me, banalmente, il giallo non richiede sospensione d'incredulità, solo un minimo di catarsi al limite, perciò è adatto a chi vuole intrattenersi rimanendo con i piedi per terra.
RispondiEliminaD'altronde, il dna italico è più incline al complotto domestico, alla dietrologia casalinga ed al cattivo vicinato che all'osservazione dell'infinito ed oltre.
Per citare Fruttero, ve li immaginate gli alieni a Boffalora?
Spezzo una lancia in difesa del lettore di fantasicenza: se è sfigato, lo è anche se legge Platone. Chi brama alienazione e la ottiene, entra nel discriminatorio sociale a prescindere dallo strumento che sceglie. Negli anni passati la letteratura sci-fi ne era il veicolo principale (insieme ai fumetti) ma adesso l'alienazione distillata in piccole dosi è il business del nuovo secolo e certi clichè sociali si stanno svincolando dal genere. imho.
Noi siamo animali che comunicano.
RispondiEliminaAvere un interesse socialmente accettabile (il poliziesco) stimola la conversazione e favorisce lo scambio di idee, libri in prestito e (talvolta) fluidi corporei.
Avere un interesse socialmente stigmatizzante (la fantascienza), no.
Soluzioni?
Poche.
In un paese che legge poco come il nostro, è difficile innescare la miccia dell'interesse.
Ne parlavo sul blog di Mcnab, che sollevava una domanda simile - si può "convertire" un amico refrattario ad uno dei nostri interessi?
La mia risposta è sì.
Però è un lavoro duro - si converte un amico alla volta.
Ma il grande pubblico?
Nick dice di comprare più fantascienza.
Dubito servirebbe.
Anche perché la ristampa di Asimov costa meno e vende di più del romanzo della Kress.
Piace all'insegnante di italiano (che se le dici "Leggo Asimov" sorride benevola e ti consiglia di passare poi a qualcosa "da adulto", chessò, Camilleri, ma se le dici "leggo Nancy Kress" non ha idea di chi sia).
Piace a tuo zio "appassionato di fantascienza" che è abbonatoa Urania ma non la legge, però ha letto tutto Asimov. Due volte.
E che considera Jack Vance un pericoloso cappellone che rovinerà il genere.
Piace perché ti etichetta.
Io credo che l'unica possibilità sia lavorare su una persona alla volta.
Ed accettare di essere una rappresentanza strimilzita di una delle più vaste comunità al mondo.
(sono pessimista? Sì, sono pessimista)
In genere concordo con quello che dici ma a mio avviso la fantascienza non è un interesse stigmatizzante più del curling o del doppio ritorto all'unicinetto.
RispondiEliminaPiace(-va) a pochi ed interessa un pubblico principalmente maschile (quasi fisiologico) quindi è facile che parlandone in giro si rischia di annoiare facilmente.
In italia il terreno è poco fertile per tradizione culturale (se eravamo appassionati di cucina parleremmo d'altro).
Non credo serva neanche fare proselitismo o guerre sante per convertire l'infedele, più che altro si possono sfatare i pregiudizi nati a causa della cattiva gestione editoriale nel nostro paese (bassa qualità, leggerezza, clientelismo, target adolescenziale, ecc...).
Ormai secondo me il probelma non è la fantascienza, perchè la fantascienza PIACE al largo pubblico: nella top 10 al box office USA 6 film su 10 sono di fantascienza, 4 in Italia (fonte mymovies) ma la lettura come media d'intrattenimento.
Come dicevo, siamo in un paese in cui si legge poco.
RispondiEliminaSui problemi degli appassionati di curling, mi permetto di dissentire.
Se dici che sei appassionato di curling, la reazione classica è "Cos'è?"
Non lo conoscono.
Poi, quando gli spieghi che getti una pagnotta di granito con la maniglia sul ghiaccio, e la insegui con una scopa, decidono che sei un po' strano (ma se gli dici "è come il gioco delle bocce, ma giocato sul ghiaccio al Sestriere", pensano sia una figata).
:-P
La fantascienza arriva con un carico di preconcetti, alimentati da una certa cultura (e perché no, anche dagli appassionati di fantascienza).
@ Nick: non è che la fantascienza sia difficile da trovare, è che non c'è proprio! Un fatto con cui ormai ho imparato a convivere ma che non ha smesso di inquietarmi.
RispondiEliminaDove sono Banks, McDonald, Egan, Grimwood (tanto per citare qualche autore che ho imparato ad apprezzare nel corso del tempo?). In libreria sono passati giusto Stross, Morgan e Chiang. Ma l'editore del primo ha fatto marcia indietro, quello del secondo sembra essersi perso, mentre per il terzo credo si sia trattato di un evento irripetibile.
Rimangono i volumetti Delos, ma sono, appunto, volumetti (detto col massimo rispetto, che poi se no SS s'incazza).
@ Eugenio & Davide: credo anch'io che la fantascienza intesa come interesse personale non costituisca una discriminante sociale. Che poi spesso l'emarginazione dal gruppo dei supposti pari trovasse sfogo in attività marginali come fantascienza/fantasy/fumetti o affini è pur vero. Ma non confondiamo cause con effetti.
Diversa la situazione se intendiamo la fantascienza come fenomeno culturale, che allora sì, rientriamo nel panorama descritto da Davide.
Per quanto riguarda il discorso soluzioni, quella di Eugenio e quella di Davide sono due facce della stessa medaglia (al merito fantascientifico). Non si tratta tanto di convertire l'infedele, quanto di incuriosire sfatando i pregiudizi. Ma è difficile senza materia prima disponibile (ovvero libri la cui lettura è consigliabile).
@Iguana.
RispondiEliminaCiò che scrivi è indubbiamente corretto,personalmente però continuo a ritenere che se la situazione è arrivata a questo punto diverse responsabilità ce le abbiamo anche noi cosidetti "lettori forti" del genere.
Se la Fanucci,ad esempio non pubblica Fantascienza o quasi è anche perchè la collana SOLARIA è stata un clamoroso insuccesso,poi magari la Fanucci ci avrà messo del suo con testi sbagliati e uqlche traduzione diciamo così sportiva,ma un tentativo l'aveva fatto.
Stessa cosa recentemente con L'Armenia,che sì aveva lanciato libri costosissimi però qualche nuovo autore lo aveva fatto vedere.
Stessa responsabilità ce l'hanno quei lettori(altra faccia della medaglia) che come abbiamo visto hanno giustificato i tagli su Urania(ma di questo abbiamo già parlato).
Davide dice,giustamente che si può convertire qualche conoscente alla lettura della Sf,ma attenzione sarà sempre un processo lungo e difficile.In definitiva gli editori hanno le loro belle responsabilità ma credo che anche altri lati della "filiera",per usare un'espressione tanto usata e che lascia perplesso tanto Davide quanto me hanno qualche parte di responsabilità.
Un caro saluto.
Incolpare i lettori dell'insuccesso di un intero genere mi pare un'affermazione clamorosamente fuori bersaglio.
RispondiEliminaI lettori leggono quello che vogliono, se lo trovano e se sono informati dell'esistenza di quel che stanno cercando.
Puoi dire che i lettori sono pochi, che non rompono abbastanza le palle sulle loro esigenze, che sono l'unico pezzo della filiera editoriale che non viene mai preso in considerazione. Ma non puoi incolparli di non leggere. Sarebbe paradossale, no?
Da parte mia ti posso dire che ho tutti i Solaria editi da Fanucci (anche se due o tre non li ho ancora letti), che ho fatto comperare ad amici e conoscenti sia Morgan che Stross (il primo è piaciuto, il secondo meno).
Non è servito a nulla? OK, ne prendo atto.
Però come lettore non mi sento per nulla in colpa. Ci mancherebbe…
(e no, non ho acquistato Anathem nell'edizione Rizzoli. 32 euro per un romanzo mi paiono decisamente troppi.)
Allora a quanto pare Blogger continua a mangiarsi i miei commenti,fa niente riscrivo.
RispondiEliminaIo non ho certo dato la colpe ai lettori tutti di aver fatto fallire il genere(e ci mancherebbe altro)ho semplicemente detto che QUALCHE errore è stato fatto anche da CERTE fasce di lettori.
Questione di sfumature ,certo ma si tratta di due cose distinte.
C'è il tipo di lettre come tu descrivi tè stesso ed in cui mi riconosco anch'io e poi c'è quello che giustifica i tagli su Urania,quello che nell'ipotesi che esca nel nostro paese un romanzo di Stross(ma aggiungici chi vuoi)non lo compra ma preferisce Harry Potter perchè fa moda,il solito Fantasy carta carbone con la solita trama scontate o quello che compra i pensieri di Dick solo perchè fa figo e poi magari non li legge nemmeno perchè,ragazzi quanto è difficile...
Ammetterai che esistono anche questi.
Saranno una minoranza ma ci sono.
Un pò come certi lettori di fumetti che leggono solo manga e se gli metti in mano Frank Miller ti dicono:"Ma..ma ..non è mica Giapponese?!?!".
E sia chiaro anchio leggo ANCHE manga,ma anche italiani,europei,americani e del Burkina Faso.
Poi è ovvio che la maggior parte dei lettori subiscano il sistema,non riescano a trovare libri del loro genere.
Che la colpa sia degli editori principalmente.
Gli stessi che ti vendono un libro a 32 euro mentre all'estero con 32 euro te ne compri tre di libri.
O dei distributori che non distribuiscono o di certi librai che quando gli chiedi un libro delle Ed.XII ti dicono che è meglio che te lo ordini da solo.
Però ammetterai che esiste ANCHE quel tipo di lettore che ho individuato.
Che siano LA MAGGIORANZA dei lettori i responsabili dello sfacelo non mi sono mai permesso di dirlo.
E lo dice uno che compra Robot,compravo Mondadori gli altri Delos,Fanucci quella volta l'anno che si ricorda di della Sf(come l'ultimo Bordage) e si, perfino i volumi a 32 euri.Che presta e regala libri sf,serie,film e quant'altro.
E che della fantascienza ho fatto una delle passioni della mia vita.
Spero di aver chiarito meglio il mio pensiero,fammi sapere cosa ne pensi.
Un ancora più cordiale saluto.
Io credo che gli editori abbiano deciso da tempo (sulla base di non saprei quali parametri) che il pubblico di fantascienza non rende.
RispondiEliminaEsempio terra terra ma che funziona - l'estate passata, Rizzoli HD pubblica a 16 euro Wild Cards.
Per chi se la fosse persa, si tratta di una antologia di racconti di SF in un universo condiviso.
Fra gli autori delle storie, Roger Zelazny, Walter Jon Williams, Edward Bryant, mi pare anche Brunner in uno dei volumi... la serie conta più di una dozzina di volumi, il titolo pubblicato nel 2010 da RHD è del 1987 (!!!)
Ripeto, è Science Fiction.
Vecchia, oltretutto.
Con dei nomi che tirano.
Copertina - tipa pallida con il mascara che cola e una farfalla sulle labbra, molto emo, nessun legame col contenuto.
Nome in copertina George R.r. Martin, che è uno degli editor, ma è il nome che tira per via del successo di Throne of Swords.
In altre parole - hanno fatto leva sull'appeal del volume presso il pubblico dei vampiri (la copertina) e del fantasy dinastico (il curatore).
La parola fantascienza non mi pare compaia.
Ora non so perché.
Posso immaginare molti motivi, ma non so perché.
@ Nick: innanzitutto ti chiedo scusa per il tono un filo aggressivo del mio commento di ieri. Mi sono riletto e beh… le tue parole meritavano un trattamento migliore.
RispondiEliminaDetto questo io non riesco proprio a giudicare le scelte degli altri lettori. Come del resto non mi permetto di giudicare le motivazioni che conducono a determinate letture e ne emarginano altre.
Posso giudicare i libri che leggono, posso non condividerne scelte e gusti, ma capisco benissimo come a volte il pregiudizio o l'ignoranza possano condurre a letture che personalmente non farei mai.
Quante volte è capitato anche a me?
Del resto a me non basta che su un libro ci sia scritto "fantascienza" per farmelo comperare. Per quanto apprezzi il genere, non sono un fanatico e mi piacciono altrettanto - se non di più - altri autori che con la fantascienza non hanno nulla a che fare (del resto basta dare un'occhiata alle mie letture…).
Questo per dire che se dovessi proprio scegliere un qualche gruppo umano che con la sua presenza ha accentuato lo stato di emarginazione della fantascienza, probabilmente lo identificherei nella sezione "duri e puri" del fandom fantascientifico. Quelli che di buono c'è solo la fantascienza (la loro idea di fantascienza), che sono convinti che tutto il resto è merda e che son sempre lì a rimpiangere il buon tempo antico, quando la fantascienza era fantascienza, mica quella roba incomprensibile che ora ci spacciano per tale.Quelli buoni solo a lamentarsi e a proteggere le frontiere del ghetto. Quelli che non credevo esistessero davvero, e invece…
@ Davide: io credo che l'etichetta "fantascienza" sia ormai completamente bruciata per i grandi gruppi editoriali italiani. Ma non saprei nemmeno dargli torto, che negli ultimi 10/15 anni ogni iniziativa editoriale che puntasse sul nostro genere è andata fallita.
Non mi stupisce ne mi scandalizza vedere Morgan venduto come techno-triller o Martin come emo-fantasy (per dire…), o le svariate e fantasiose descrizioni che gli uffici marketing appiccicano a storie che una volta non ci saremmo stupiti di veder edite in collane di genere.
Le cose al momento vanno così. E ci dicono che siamo pure fortunati, che almeno noi c'abbiamo Urania.
Per fortuna ho iniziato a leggere in inglese.
Ma va là.
RispondiEliminaNon me l'ero mica presa.Apprezzo ma non c'era bisogno di scuse,diciamo che siamo pari e pronti ad una birra(offro io)o un earl gray col GRANDE ABBA Mana se preferisci.
Detto questo si,indubbiamente i fans duriepurieprontiallamorte sono un altro degli aspetti del problema e che conducono all'autoghettizazione del genere.
Però mi permetto di allargare il discorso facendolo uscire dalla carta stampata e di portare ad una probabile riduzione(non soluzione) del problema.In Italia siamo arrivati ad avere una gran concentrazione di reti televisive.
Quante serie o fiction autoctone,non importate, di sf avete visto prodotte negli ultimi anni?
Bene,negli anni 70 la RAI poteva permettersi il lusso di produrre A COME ANDROMEDA facendola sceneggiare ad Inisero Cremaschi,erano altri anni,la gente leggeva di più,non c'era concorrenza,anche lì era presente il sub-plot giallo ecc.ecc.
Oggi?
Innumerevoli serie di medici-detective,suore detective-famiglie detectives e parlo di tutte le reti.
Ora non sono così ingenuo da pensare che una fiction prodotta su Bradbury ad esempio possa convincere la gente a leggere più libri,questo no,ma potrebbe ricreare un inizio d'interesse.
Del resto i nostri dirigenti un segnale lo avrebbero anche avuto:MAL'ARIA tratto da Baldini,che vabbè e un Horror non sf ma l'esempio ci sta bene lo stesso su RAIUNO zitta zitta ha raggiunto i sei milioni di telespettatori,CRIMINI presentata in pompa magna su RAIDUE,pur essendo una buona produzione ha fatto fatica a raggiungere i due milioni.
Ora mi diranno che come bacino di utenza non si possono paragonare le due reti.
Però un tentativo si potrebbe fare magari non porta nuovi lettori,magari non se lo fila nessuno.
Certo però che se si compra il format di LIFE ON MARS(grande serie) e poi lo si fa interpretare a Raoul Bova,non so se cominciamo bene...
"Questo per dire che se dovessi proprio scegliere un qualche gruppo umano che con la sua presenza ha accentuato lo stato di emarginazione della fantascienza, probabilmente lo identificherei nella sezione "duri e puri" del fandom fantascientifico. Quelli che di buono c'è solo la fantascienza (la loro idea di fantascienza), che sono convinti che tutto il resto è merda e che son sempre lì a rimpiangere il buon tempo antico, quando la fantascienza era fantascienza, mica quella roba incomprensibile che ora ci spacciano per tale.Quelli buoni solo a lamentarsi e a proteggere le frontiere del ghetto. Quelli che non credevo esistessero davvero, e invece…"
RispondiEliminaEh sì. E questa è solo una delle idee deformanti (o deformi?) che le ultime questioni hanno portato allo scoperto, ma è perfettamente esemplificativa del modo di porsi di molti tra coloro che fanno e hanno fatto la sf in Italia.
Tra le poche cose sensate che ho sentito ultimamente (e che ho sentito ovviamente pochissimo), la cognizione che la sf non sia un genere è quella più confortante. Certo, la fantascienza è un genere in quanto ottanta e passa anni fa ne è stata fatta un'etichetta commerciale, ma dal punto di vista letterario quell'etichetta non ha senso. Si è sempre scritta (vabbe', diciamo negli ultimi due secoli), si scrive e si scriverà fantascienza al di fuori dell'abbraccio rassicurante/soffocante delle Istituzioni Commerciali Fantascientifiche. Perché la fantascienza, ridotta alla sua caratteristica essenziale, è quella letteratura che si pone la questione di "what if"; e a partire da tale questione sviluppa le sue ipotesi e le sue storie. La vastità concettuale è tale da ricomprendere qualunque genere e non solo i generi, in un'ottica realistica sebbene non attuale. Per costruirci sopra l'etichetta (e quindi la nicchia, grande o piccola a seconda dei periodi ma sempre e comunque un ghetto caldo e accogliente) si è dovuto limitarne gli intenti speculativi, semplificarne il linguaggio, censurarne gli argomenti. Era il solo modo per ottenerne un prodotto abbastanza omogeneizzato e standardizzato, quindi etichettabile e infine riconoscibile come genere. E così quando scrittori non omologati, "mainstream", scrivono fantascienza (che siano Doris Lessing, Margaret Atwood, Thomas Pynchon o chicchessia) può scattare l'autodifesa: troppo intellettuali. Oppure: ma non è fantascienza in realtà, è satira/utopia/quelchevipare.
Vabbe', chissà quante ne sentiremo ancora ;-)
V.
La Atwood ha notoriamente negato di aver mai scritto fantascienza.
RispondiEliminaMa per lei fantascienza significa "stories about talking squids in outer space", quindi forse non ha neanche torto.
Vonda McIntire ha messo in piedi un interesante sito nel quale cataloga tutte le storie di SF con calamari, suddividendoli in parlanti e non, nello spazio o altrove. Interessantissimo.
Sull'etichetta e sul suo valore restrittivo, mah...
Considerando che la fantascienza etichetatta merceologicamente come tale all'origine spazia da Brin a Vance, passando per Pohl, Brackett, Banks e Dick, direi che come ampiezza dello spettro non scherziamo.
E c'abbiamo pure i calamari parlanti.
:-P
Se poi qui il fatto di leggere deve per forza "fare intellettuale" e quindi devo dire "fabulazione" invece di "fantasy" e "technothriller" invece di "fantascienza", beh, direi che il problema non è nell'etichetta.
PS - salvo sorprese, la Notte dell'Iguana Vivente sarà il 16/10.
Ma farò un post all'uopo il primo ottobre.
Ma Pohl&co. erano/sono tutti sulla stessa barca: quella della fantascienza riconoscibile e riconosciuta come tale. E che doveva (e deve) riconoscere certe limitazioni e certi tabù. Perché è questo che significa etichetta e genere merceologico. Poi è chiaro che i migliori si daranno sempre da fare per allontanare un po' lo steccato dei limiti, ma è un altro discorso. E in effetti si può dire che l'azione di questo spostamento ha avuto in buona parte successo e gli scrittori di fantascienza sono più "liberi". Solo che l'etichetta pesa ancora, e quindi ci sarà quello che dice di scrivere technothriller perché gli amplia il mercato.
RispondiEliminaIn Italia mi pare che l'etichetta sia ancora granitica.
La Atwood può dire ciò che vuole, la sostanza dei fatti mica cambia :-)
V.
“La fantascienza è l’oggetto che indichiamo quando lo diciamo.” — Damon Knight
RispondiEliminaE una barca sulla quale riescono a stare Fritz Leiber e Bob Heinlein, Ted Sturgeon, Cordwainer Smith, John Brunner e Greg Egan, Tanith Lee e Joanna Russ, Lino Aldani e i fratelli Stugatski, mi pare un battello di dimensioni ragguardevoli.
Io credo che i lettori si siano fatti troppi problemi classificativi troppo a lungo.
Tornare a leggere invece di compilare tassonomie potrebbe essere una buona idea.
Che metto istantaneamente in pratica...
"Io credo che i lettori si siano fatti troppi problemi classificativi troppo a lungo."
RispondiEliminaEsattamente! Il fatto è che tale atteggiamento è stato generato dalla creazione dell'etichetta commerciale, che poi ha consolidato l'atteggiamento, che quindi... in loop. Altro fatto è che atteggiamento ed etichetta sono duri a morire.
V.
Le dimensioni della barca sono invece ingannevolmente ragguardevoli.
RispondiEliminaE' vero che al suo interno ci sono Ballard e (Ed) Hamilton, Egan e Dick; ma ci sono perché tutti costoro hanno pubblicato per Istituzioni Riconosciute dai barcaioli. Se pubblichi al di fuori del Sacro Recinto non sei dentro la barca.
V.
Dunque.
RispondiEliminaIo sono lettore bigenere, transgenere, degenere.
Da piccolo leggevo sia gialli che urania, ho attraversato fasi di preferenza esclusiva, adesso continuo a leggere sia fantascienza che gialli (e anche altro, naturalmente).
Il discorso sul giallo genere conservatore è vecchio e mal posto.
In parte è vero, certo - io stesso leggo alcuni gialli come "comfort food" e le vecchine di cui parlavo tempo fa che prediligono i gatti investigatori non me l'ero inventate.
Ma David Peace, il Massimo Carlotto di L'Immensa Oscurità della Morte, Sjöwall e Wahlöö, David Goodis, il Crumley dell'Ultimo Vero Bacio, il Winslow del Potere del Cane, Il McIlvanney di Laidlaw e molti altri, indipendentemente dal fatto che si appoggino o meno a qualche convenzione di genere, certamente non procedono in maniera sterotipata attraverso storie canoniche e personaggi bidimensionali verso conclusioni ordinate e confortanti.
E in molti casi si tratta di capolavori ormai riconosciuti a 360 gradi.
Fra i capostipiti del noir c'è Non si Uccidono così anche i Cavalli, che del giallo classico ha veramente poco.
E sono proprio il noir e il thriller sociale, non maggiordomi e vecchiette, che hanno avuto successo in libreria, seppure spesso in versione annacquata e falsamente trasgressiva , mentre i fedeli del Giallo Mondadori si sono opposti al tentativo di sbilanciare a favore di queste narrazioni l'equilibrio della collana, dominato dal mystery classico. E' questo che ha scritto Dazieri in un editoriale che venne pubblicato diversi mesi di seguito in apertura del Giallo Mondadori.
La fantascienza che riesce più facilmente ad avere successo di crossover è quella che, come il noir, sembra dire qualcosa che riguarda il nostro qui e ora - Ballard e Dick, il Cyberpunk, le distopie.
Ma poi chi ha successo all'interno "del genere", è ad esempio il tuo amico Hamilton, che è di gran lunga il più venduto fra gli scrittori inglesi in patria, mentre McDonald o Grimwood hanno bisogno del day job per campare.
Vorresti dirmi che Hamilton è una lettura non consolatoria?
O magari il discorso commerciale/intrattenimento - qualità/nicchia è un cincinino più complicato è non riguarda un solo genere?
Esiste un qualche motivo per cui dovrei consigliare a qualcuno che non ha posizioni particolari sulla fantascienza l'ultimo Urania che ho letto - Le Sfere del Cielo di Charles Sheffield - piuttosto chessò, di Master & Commander di Patrick O'Brian?
RispondiEliminaSi tratta sostanzialmente di due romanzi d'avventura, uno nello spazio con gli alieni, l'altro nel passato coi velieri; il primo richiede di sapere cosa sono gli isotopi, il secondo di conoscere a grandi linee la storia inglese e non spaventarsi per qualche termine inusuale - quello di Sheffield è gradevole, ma O'Brian è superiore da ogni possibile punto di vista.
Però se tu sei attratto dall'idea di altri mondi, alieni variopinti e un pizzico di scienza leggerai Sheffield, oltre, ad esempio, a Delany - se ti interessa ricostruzione storica e sociale assieme a O'Brian invece leggerai molte opere derivative e di poco valore.
Dire la fantascienza ha prodotto QUESTO, QUESTO e QUESTO in ottica di conversione è BARARE. Ogni genere esiste per una serie di caratteristiche intrinseche che attirano a priori - ed in ogni genere ci saranno opere che soddisferanno solo i cultori dello stesso ed opere che potrebbero interessare tutti.
Sono sempre esistiti i what if, ma sono sempre esistite anche storie di amori contrastati, di crimini e investigazioni, del soprannaturale. E' questo che fa dei generi moderni "a blessing and a curse", proprio la schizofrenia fra isola felice e ghetto.
Il problema non è eliminare le vecchiette che vogliono i gialli coi gatti siamesi o i lettori di Urania che vogliono solo Hard-Sf a base di problemi ingegneristici e ti dicono che il tal romanzo è "mainstream" perché ci sono troppe menate sui personaggi e poca scienza. Casomai bisognerebbe cercare di far conoscere di più quelle opere si pensa meritino in assoluto, ma se l'idea di mondi diversi ma plausibili non fa di per sè scaturire una scintilla (e se ciò non succede, non significa che quella persona manchi di fantasia o abbia paura della scienza) uno potrà affezionarsi a singoli autori ma non diverrà lettore di fantascienza, e pur riconoscendo il valore di determinati romanzi spesso ne preferirà altri ugualmente validi che esplorano situazioni o contesti che gli stanno più a cuore.
L'ultimo discorso di Oliva è abbastanza vero - la fantascienza è snobbata dal mainstream, ma capita di leggere racconti o persino romanzi di fantascienza che vengono sostanzialmente ignorati dalla stampa specializzata se sono pubblicati al di fuori di riviste e collane di genere e non sono scritti da autori di "grido" come Atwood o McCarthy. Non penso ci sia chissà quale complotto - semplicemente se l'autore non si fa in qualche modo "vedere nell'ambiente" i libri rischiano di rimanere invisibili.
Wow… vi lascio soli un attimo e il blog esplode.
RispondiEliminaA parte gli scherzi, continuate così che è un piacere leggervi!
Qualche nota a margine e vi lascio di nuovo la parola.
@ Nick: non ce n'era bisogno, ma chi sono io per negarti il piacere di offrire da bere? :-)
Detto questo non credo ci sia ormai alcun legame tra i consumi fantascientifici tele/cinematografici e quelli letterari. Del resto Avatar è stato campione d'incassi anche da noi. Senza conseguenze.
@ Vncenzo: tendo a concordare col tuo punto di vista almeno quando parli di fantascienza come non-genere (a me piace di più definirla meta-genere ma son dettagli).
Però io non sottovaluterei la forza dell'etichetta, che non è solo negativa, ma funge pure da volano - no, non in italia - anche per chi poi se ne distanzia o la frequenta parallelamente (oltre ai nomi che citi penso a Lethem e a McCarthy, ma anche a Banks, per dire…)
@ Davide: io credo che l'estirpazione dell'etichetta "fantascienza" dal panorama librario nazionale non abbia nulla a che fare con intellettualismi o sofisticherie varie, quanto piuttosto che sia legata indissolubilmente alla sfortuna commerciale che tale etichetta si porta dietro. Almeno negli ultimi decenni.
@ Marco: una precisazione: quando nel post parlo di giallo e lo confronto con la fantascienza faccio per forza di cose una generalizzazione utile soltanto a definire le linee principali all'interno delle quali si collocano le relative opere. Sappiamo tutti benissimo che esistono parecchie eccezioni, ma sono, appunto, eccezioni che spiccano per la loro diversità.
Detto questo, facciamo un ulteriore precisazione. Il noir non è giallo. Anzi, pur condividendone substrato e antenati, il noir si colloca agli antipodi del giallo, affrontando il tema generico del "male" dal punto di vista opposto.
Esagerando potremmo dire che, tolto l'aspetto ideologico, il giallo sta al noir come la fantascienza sta al fantasy.
Sulla faccenda del successo di un determinato aspetto del genere (di qualunque genere si stia parlando) io andrei ancora più cauto di te.
Per esempio, non vedi la contraddizione tra l'affermare che Hamilton è l'autore di sf più venduto in patria e citare "Ballard e Dick, il Cyberpunk, le distopie" come il tipo di "fantascienza che riesce più facilmente ad avere successo"?
(BTW certo che Hamilton è lettura consolatoria. In questo senso l'ho apprezzata. L'alba della notte NON è un capolavoro immortale è solo molto divertente.)
Quando invece scrivi "Dire la fantascienza ha prodotto QUESTO, QUESTO e QUESTO in ottica di conversione è BARARE" sono totalmente d'accordo con te.
Non è dal confronto con l'altro che si può pensare di risollevare le sorti di un tipo di letteratura, ma puntando sulle sue qualità intrinseche. E credo, nello specifico, che alla fantascienza non manchino proprio.
Spero ci si veda tutti il 16.
Davide, prevedi gran quantità di lubrificante (vino rosso per me!), che prevedo discussioni accese! :-)
quando nel post parlo di giallo e lo confronto con la fantascienza faccio per forza di cose una generalizzazione utile
RispondiEliminama la generalizzazione non è utile, perché non è il giallo classico e conservatore arsenico e vecchi merletti che è uscito dalle edicole verso le librerie - quello vi rimane, col giallo mondadori - ma piuttosto quello che si proclama "noir", a cui intreccio e mistero interessano meno della descrizione del sociale, e che ai cultori del giallo classico non piace.
Ed è questo aspetto "sociale" che attira. Poi si potrà dire che spesso gli elementi dissonanti sono in realtà riassorbiti in un contesto rassicurante, ma questo vale anche per molta fantascienza + o - distopica.
Per esempio, non vedi la contraddizione tra l'affermare che Hamilton è l'autore di sf più venduto in patria e citare "Ballard e Dick, il Cyberpunk, le distopie" come il tipo di "fantascienza che riesce più facilmente ad avere successo"?
Successo di crossover, al di fuori dei confini del genere. Hamilton è letto esclusivamente dagli appassionati di fantascienza, gli altri rescono ad interessare anche chi non è a priori appassionato di fantascienza.
In questo senso l'ho apprezzata. L'alba della notte NON è un capolavoro immortale è solo molto divertente.
Può darsi. Io ho sentito opinioni contrastanti e non mi ispira molto, è per questo che ho preferito fare il paragone con Sheffield.
Rimane il fatto che i romanzi di O'Brian sono estremamente divertenti ed anche abbastanza vicini ad essere dei capolavori. Se tu leggi Hamilton invece di O'Brian è perché tu sei un lettore (di genere) fantascientifico, non in base a qualità intrinseche che vengono piuttosto realizzate da Egan, Ballard o Chiang.
Ripeto, è utile ed importante far conoscere opere che meritano e combattere percezioni distorte della fantascienza che possono esistere fra chi conosce solo Avatar o Star Trek, e magari si otterrà un certo successo.
Ma secondo me l'imprinting verso un genere o viene da piccoli è troppo tardi.
Birre Belghe! ;)
RispondiEliminaL'etichetta ha (tempo trapassato) funzionato come volano. Per un breve, brevissimo istante. Subito dopo ha eretto solide mura che hanno reso e rendono difficile considerare la fantascienza quel che è: un non genere (o un metagenere, se vuoi). E' vero come dice Marco che il what if è sempre esisistito, la fantascienza vi ha solo aggiunto un elemento di plausibilità (per lo più puramente psicologico, non reale, e tuttavia fondamentale). Tanto è bastato, però, perché a un certo punto ci inventassero sopra un'etichetta. Che senza dubbio ha avuto il merito di individuare il fenomeno fantascienza e renderlo riconoscibile pur nella sua estrema variabilità, ma ha rapidamente finito per costringere il fenomeno nelle istituzioni dell'etichetta (riviste dedicate, collane di genere, premi specifici, un fandom spesso monomaniacale ecc.).
RispondiEliminaIn Italia, poi, l'etichetta ha creato un ghetto a dir poco feroce, dal quale ancora pare non si riesca a uscire.
V.
@ Marco: Non sono mica tanto d'accordo con te sul tipo di giallo che ha avuto successo in libreria.
RispondiEliminaDi fianco al noir (che terrei fuori dal discorso per i motivi già evidenziati) c'è tutta una serie di titoli e autori che in libreria viaggiano molto molto bene. Penso al Montalbano di Camilleri, alla Vargas (per citare due nomi che conosco per esperienza diretta), ma anche a fenomeni come la Millennium Trilogy o a quella schiera di autori best sellers come Deaver o Cornwell.
"Successo di crossover, al di fuori dei confini del genere. Hamilton è letto esclusivamente dagli appassionati di fantascienza, gli altri rescono ad interessare anche chi non è a priori appassionato di fantascienza."
OK, avevo male interpretato le tue parole.
E vada pure per le birre belghe (sempre se nel Monferrato le riesci a trovare!) che forse così duriamo di più che se dovessimo andare avanti a rosso!
@ Vincenzo: ma l'etichetta non è il male! È grazie all'etichetta che riconosco da lontano un prodotto che ha qualche possibilità di interessarmi.
D'altra parte sono anche convinto che è grazie alle costrizioni di un'etichetta che gli autori più dotati (o semplicemente più curiosi) hanno una base per esplorare i dintorni e gettare dei ponti tra un genere e l'altro o tra il genere e il mainstream o semplicemente per allargare i confini del ghetto. O no?
Del resto se la fantascienza attuale è molto diversa da quella di venti o quaranta anni fa qualcosa vorrà pur dire.
Un'etichetta non è (sempre) male, ci mancherebbe. Lo diventa quando si rivela limitante. E quella della sf lo è per tanti versi. A partire dal fatto che seleziona un fandom. E fandom ha nella sua stessa radice il termine fan, cioè fanatico :-)
RispondiEliminaV.
"la fantascienza è quel genere che ha copertine schifose perché ha una fan-base squallida."
RispondiEliminaoppure
"la fantascienza è quel genere che ha una fan base squallida perché ha copertine schifose"
oppure
"se ha una copertina schifosa e lo legge gente squallida, dev'essere fantascienza"
Cercare un colpevole singolo non funziona.
Con buonapace degli amanti del noir e delle storie di serial killer, io credo che la fantascienza sia finita come quel tale in Assassinio sull'Orient Express (il cozy che più cozy non si può) - tutti hanno contribuito ad ammazzarlo.
Ora rimane il problema - e il cadavere?
Essendo appassionati di fantascienza, l'asassino non ci interessa - ci interessa come rianimare il cadavere.
E visto che siamo tutti colpevoli (questo sì, che è noir!), allora forse conviene cominciare con un bell'esame di coscienza.