Come forse saprete sabato scorso Iain Banks ha partecipato in qualità di scrittore proveniente dalla Scozia, paese ospite del Festival, ad un incontro pubblico a Verona in occasione del Festival Internazionale dei Giochi di Strada “Tòca Tí”.
Non credevo che a quarant'anni suonati avrei rivissuto uno di quei momenti da adolescente in estasi da rockstar.
Ormai dovrebbe essermi chiaro ed evidente che gli artisti sono solo persone normali che fanno un mestiere diverso dal mio. Che producano dischi, scrivano romanzi, girino film o calchino le scene del teatro, risultano probabilmente molto più interessanti nelle loro opere piuttosto che non nelle quattro parole che capita di scambiarci incontrandoli casualmente per strada o nelle occasioni pubbliche cui può capitare partecipino.
Però la curiosità è più forte di ogni ragionevolezza e se scopri che uno dei tuoi scrittori preferiti parteciperà ad un incontro pubblico a un centinaio di chilometri da casa tua non puoi proprio esimerti dal prendere su e farti i chilometri che servono per vederlo finalmente dal vivo. Non solo, oltre a vederlo non puoi proprio perdere l'occasione di portarti a casa un souvenir dell'incontro, e cosa c'è di meglio che farsi firmare un suo romanzo?
Detto fatto. Il problema è che mi son ritrovato con quindici volumi di Banks in libreria e insomma, ecco, mi sono sembrati un po' troppi per una sessione di firme, e poi cavolo, scrivesse dei romanzo smilzi! Tra cartonati ed altre edizioni, la colonna formata dai suoi volumi raggiunge tranquillamente gli 80 cm!
Per fortuna nell'impresa non sono solo, e il buon x che mi accompagna, persona molto più seria del sottoscritto, decide di venire a Verona totalmente sprovvisto di volumi e si sobbarca volentieri (almeno a parole!) il peso di qualche libro. Alla fine decido che 10 volumi è il numero limite, che portarne di più risulterebbe davvero imbarazzante. (A proposito di imbarazzi, avevo prestato a un'amica Use of Weapons, ma non potevo certo rinunciare alla firma di Banks sul mio romanzo preferito, e quindi lungo la strada per Verona ci siamo pure fermati a recuperare il tomo. L'ho scritto in cima, senza ritegno, mica scherzavo…).
Naturalmente oltre ai libri carico macchina fotografica e flash, sia mai che mi lasci o scappare l'occasione di immortalare l'evento!
Iain Banks si presenta al pubblico italiano indossando una (orrenda) camicia che decorata com'è da una texture di cardi stilizzati dovrebbe probabilmente sottolineare la sua scozzesità. Ma questa è l'unica esplicita concessione alla sua terra d'origine.
Banks è brillante, scherza con il pubblico e si schernisce con divertita auto-ironia riguardo alla sua doppia attività di scrittore "serio" e fantascientifico.
Non rilascia dichiarazioni particolarmente memorabili, né cerca di imporre un particolare punto di vista. A dirla tutta è anche troppo diplomatico (o semplicemente troppo educato) soprattutto quando gli si chiede una qualche riflessione su politica e attualità o quando il discorso entra nello specifico della sua opera, specie quando Aly Barr, literature officer dello Scottish Arts Council (che promuove l’evento), se ne esce con un'infelice osservazione sul ruolo del gioco in una società anche troppo regolamentata e oppressiva quale gli pare essere la Cultura (ahi!).
Banks preferisce lasciare parlare i suoi libri. La lettura di un estratto da un suo romanzo che l'autore ha presentato al pubblico non lascia infatti troppe possibilità di dubbio riguardo il Banks pensiero.
Il tema della manifestazione in cui si colloca l'incontro è il gioco, la scelta del brano è quindi caduta (inevitabilmente direi) su The player of Game (l'introvabile L'impero di Azad, Ed, Nord, traduzione di Anna Feruglio Dal Dan) romanzo in cui si narrano le vicissitudini di Gurgeh, abitante della Cultura nonché campione indiscusso nelle più diverse specialità ludiche, alle prese con un gioco senza pari in un arretrato settore stellare della galassia.
La presentazione dell'Impero di Azad dal punto di vista del drone culturale, le note a margine su politica sesso e potere, beh… lasciano davvero pochi margini di dubbio riguardo l'approccio dell'autore alla fantascienza e danno un'immediata idea della prosa estremamente divertente e al contempo profonda e illuminante di Iain Banks.
Se devo rilevare qualche difetto nell'incontro (a parte la sua brevità), questo è probabilmente da trovare nella scarsa dimestichezza del traduttore - peraltro ineccepibile dal punto di vista professionale - con l'universo fantascientifico banksiano. Il fatto di ritrovarsi tra le mani parole come Cultura, Contatto o Mente senza rendersi conto del significato esteso che hanno nella produzione di Banks, beh… potete immaginare la scarsa fruibilità della traduzione italiana della chiacchierata che ha seguito la lettura del brano del romanzo.
Al termine dell'incontro c'è rimasto il tempo per una veloce intervista con l'autore (che speriamo veda la luce in uno spazio più consono) e per gli autografi di rito (anche se 10 volumi… vabbé…). Alla fine ho abbandonato le ultime riserve di pudore rimaste e ho chiesto a Banks la più classica delle foto ricordo. A parte il mio ghigno di soddisfazione, beh… non è che nella foto si veda altro.
In conclusione mi piace annotare quello che m'è parso un sincero entusiasmo della prof. Carla Sassi, esperta di letteratura scozzese del Dipartimento di Anglistica dell’Università di Verona nonché promotrice dell'evento, nei confronti del Banks fantascientifico. La professoressa s'è fatta trovare pronta nonostante la discussione abbia ignorato completamente la produzione mainstream del nostro ed è stata molto disponibile nel permetterci di incontrare Iain Banks a margine della manifestazione.
…
D'oh! Mi-ti-co! :-)
RispondiEliminaX
Ma... glie li hai fatti firmare tutti e DIECI i volumi? Se è così hai scelto un titolo proprio azzeccato per il post. :-D
RispondiEliminaChe invidia, comunque. Avrei voluto esserci anche io.
Aspetto trepidante la pubblicazione dell'intervista.
Tutta la mia invidia.
RispondiEliminaOttimo colpo.
:-)
RispondiElimina@ Hill: sì sì! Tutti e dieci! (grazie soprattutto alla collaborazione di X, che va bene essere senza ritegno, ma insomma…:-))
Semmai il problema è stato scegliere quali volumi lasciare a casa.
Tutti e dieci?
RispondiEliminaFai bene a dire senza ritegno!
Nel 98 io con Neil Gaiman mi ero limiatto a soli tre volumi di Sandman!
Ho fatto anche di peggio.
RispondiEliminaLa volta che sono andato a sentire Lansdale a Bologna mi son portato dietro 13 volumi, che il buon Joe mi ha firmato senza batter ciglio.
(c'è da dire che i 13 volumi dell'americano pesano meno della metà dei dieci dello scozzese! :-))