03 giugno 2008

La Madre di tutte le discussioni


Originally uploaded by
The Emperor Dalek.
Colgo al volo l'occasione che mi da il blog di x per rispolverare dall'archivio un vecchio post su Fanteria dello spazio inviato in rete nel lontano 2004.

La madre di tutte le discussioni, dicevo.
Almeno di quelle intorno a politica e fantascienza.

Ovvero: ho riletto Fanteria dello spazio, e mi piacerebbe avere un sereno scambio d'opinioni con chi ha apprezzato il romanzo di Robert Heinlein.
Astenersi fondamentalisti e fanatici, grazie.

Ho letto la prima volta Fanteria dello spazio piu' di vent'anni fa. Al momento della rilettura non ricordavo praticamente nulla della storia, solo che m'era piaciuta e che c'erano le tute potenziate.
Beh... Per quanto riguarda le tute potenziate ricordavo bene.

Per quanto riguarda il gradimento della vicenda invece le cose non sono andate come speravo. Non che il romanzo sia brutto, anzi: si legge con piacere, le vicissitudini del fante Rico non annoiano e la ricostruzione ambientale è molto ben fatta. Quello che non ho digerito è il sostrato ideologico del romanzo.

Le mie perplessità non si riferiscono tanto alla struttura della società futura immaginata da Heinlein: a mio avviso il regime che presenta è ancora più utopistico (e incredibile) della Cultura di Banks e in quanto tale non val la pena perderci più tempo del necessario.

Quello che mi ha davvero infastidito (con momenti che vanno dalla nausea al raccapriccio) è la continua esaltazione del militarismo come stile di vita: i militari sono giusti, i militari sono buoni, i militari fanno quello che devono, i militari hanno ragione. Sempre e comunque. Non c'è spazio per alcun dubbio, non ci sono domande scomode, ci sono solo risposte adeguate.
Forse avrò letto troppe volte Comma 22, ma la mia idea delle forze armate e' leggermente diversa.

Il principio del tutto folle secondo cui il massimo a cui un uomo possa aspirare sia frapporsi tra una guerra e la propria casa è il fondamento ideologico a tutta la costruzione heinleiniana.
Domanda per i fan del romanzo: ma davvero pensate che quella sia la più nobile scelta che possa fare una persona? Non e' forse la sorte piu' terribile che possa capitare a un uomo? Boh.. Magari me lo sapete spiegare meglio.

A peggiorare la situazione tutto questo bendiddio propagandistico è condito da un cinismo, da un'intolleranza programmatica, da una totale mancanza totale di senso dell'umorismo che è davvero allucinante.

Le tute potenziate pero' sono davvero spettacolari.


15 commenti:

  1. Sottoscrivo al 100%.
    Io il romanzo non lo ricordo benissimo, lo lessi moltissimi anni fa, oltretutto in un'edizione Classici Urania che non sono neppure sicuro fosse integrale. Ma l'impressione che mi è rimasta è la stessa: fichissime le tute potenziate, ma il resto è un elogio acritico del militarismo.

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  2. L’ho letto da poco. Tralasciando i mech che credo piacciano a tutti, dal punto di vista “filosofico” non mi ha infastidita più di tanto.
    In parte perché non mi pongo questi problemi: posso leggere con altrettanto piacere un romanzo dove il Generale Custer è un macellaio vigliacco o dove invece è un eroe, baluardo contro i barbari. Finché la storia è coerente e verosimile, non ho pregiudizi.
    E secondo me la storia e l’ambientazione in Fanteria dello Spazio sono coerenti e verosimili. È ovvio che in una società che esalta la fustigazione pubblica non ci possa essere molto dissenso.

    Non mi piacerebbe vivere nella società immaginata da Heinlein, tuttavia ci sono un paio di punti che fanno riflettere:
    Il primo punto è che il concetto che per diventare cittadini bisogna dimostrare, a rischio della propria vita, di saper mettere gli interessi della comunità davanti ai propri, non mi sembra così balordo. Se lo uniamo al fatto che nella Fanteria Spaziale Mobile tutti combattono, nessuno escluso, compreso il cuoco e il cappellano, secondo me ne viene fuori una società più democratica di quanto appaia.
    Dove vivo io c’è una significativa porzione della popolazione che crede che dignità e diritti delle persone siano legati al fatto di essere nati o meno nella valle del Po. Preferisco Heinlein!

    Il secondo punto è che Heinlein parla in maniera chiara. Lo dice senza mezzi termini che la violenza è la soluzione numero uno alla buona parte dei problemi. Si può essere o no d’accordo, ma preferisco di gran lunga chi parla in maniera schietta piuttosto di chi manda i bombardieri “in missione di pace”.

    E poi non è vero che non c’è ironia, basta pensare all’episodio del fante in visita alla tomba di Napoleone.

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  3. Non sono un fanatico e nemmeno fondamentalista, fa fede il tatuaggio del Profeta che ho sul polpaccio. Non credo di essermi già confrontato con te sulla faccenda, nel 2004 non partecipavo ancora a newsgroup vari. Quindi ecco quello che penso io...


    Iguana Jo scrive: Il principio del tutto folle secondo cui il massimo a cui un uomo possa aspirare sia frapporsi tra una guerra e la propria casa è il fondamento ideologico a tutta la costruzione heinleiniana.
    Domanda per i fan del romanzo: ma davvero pensate che quella sia la più nobile scelta che possa fare una persona? Non e' forse la sorte piu' terribile che possa capitare a un uomo?


    Sicuramente è la sorte peggiore, ma in qualche modo dovrai gestirla. Se ti trovi davanti un nemico con cui non puoi scambiare una parola, con cui non puoi nemmeno organizzare una cena diplomatica, la tuta potenziata potrebbe proprio rivelarsi la più grande conquista dell'umanità in fatto di sopravvivenza.

    La volontà di sopravvivenza di fronte a un pericolo concreto, un nemico che può bombardare la Terra scagliandole contro interi asteroidi, è questo secondo me il cuore del romanzo. Non si tratta di un nemico umano, non sono in lotta due sistemi di pensiero. A fronteggiarsi sono due specie: con queste premesse non esiste un vero margine di libertà di scelta. Sei nato da questa parte e il tuo libero arbitrio ha dei severi limiti di applicazione, salvo per quel che concede la Federazione: combattere e vivere come un cittadino oppure restare a casa e farti difendere, ma senza la possibilità di interferire con chi il fronte l'ha visto ed è stato abbastanza tenace (o fortunato) da fare ritorno.

    Non ricordo se la Federazione si è insediata prima o dopo l'incontro/scontro con i Ragni (il sudirdir mi ha insinuato il dubbio). Ma non penso come te che sia la struttura della società a provocare i problemi peggiori a chi legge. In uno stato di emergenza, è facile che si instauri un regime a democrazia limitata, come quello di Heinlein (che per altro è molto più democratico del Patriot Act). Ma la prospettiva non è affatto tale da escludere ogni alternativa non-militare: se l'umanità dovesse sopravvivere alla guerra, i figli di Rico potrebbero tranquillamente ritrovarsi a crescere in un mondo libero (o, almeno, in un mondo non meno libero del nostro).

    La pianto qui. L'arringa preventiva l'avevo già fatta da un'altra parte. Se non sono riuscito a convincerti nemmeno adesso, mi costringerai a dichiararti guerra.

    X

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  4. @ vanamonde: più giù provo ad approfondire, ma il succo è quello: tutto nel romanzo ha la funzione di esaltare l'uomo militare, nessuna alternativa è contemplata. La mancanza di dubbi nell'esposizione è davvero agghiacciante.


    @ gamberetta: io invece il problema di cosa dicano i romanzi che leggo me lo pongo eccome. È forse la cosa più stimolante da fare con un romanzo!
    (ovvio che prima di tutto il romanzo deve essere narrativamente interessante, ma data questa premessa non posso non chiedermi perché una storia mi entusiasma o perché al contrario mi lascia irritato piuttosto che con l'amaro in bocca, o divertito o perplesso o affascinato o…)

    In effetti Fanteria dello spazio lascia molti punti aperti alla discussione, ma credo che questo sia un pregio che vada ascritto più ai suoi lettori che non al romanzo stesso. Nel romanzo tutte le soluzioni politiche che Heinlein sottopone all'attenzione del suo pubblico sono di fatto indiscutibili. Sono le migliori possibili e chi lo nega è un traditore della razza o un mentecatto.
    Le posizioni di Heinlein appaiono certamente coerenti, credibili e accettabili. È proprio questo il dato più sconcertante del romanzo. Ti chiedi perché le cose non possano andare nello stesso modo anche qui e ora. Sarebbe certamente tutto più semplice e diretto ed efficiente.

    Ma allora perché non vorremmo vivere (io non ci vivrei) in una società simile?
    A me pare che tutta la struttura sociale di Fanteria dello spazio sia viziata da una premessa inaccettabile, ovvero che lo stato di guerra sia la situazione ideale per l'umanità. (e qui Heinlein va oltre, sostenendo che sia addirittura auspicabile). Tutte le soluzioni politico/sociali presentate in Fanteria dello spazio si fondano su quest'unica premessa. Del resto è evidente che senza uno stato di guerra quella società crollerebbe immediatamente, o almeno finirebbe col mostrare inevitabilmente tutti i suoi risvolti repressivi e autoritari.
    Nella stesura del romanzo Heinlein è abilissimo nell'evitare qualsiasi dubbio sulla correttezza di una tale premessa. Il nemico che l'umanità si trova di fronte è esplicitamente alieno, con lui non è possibile alcuna comunicazione, l'unica relazione possibile è quella che prevede l'annientamente reciproco. I ragni sono il nemico ideale che qualsiasi politico guerrafondaio vorrebbe trovarsi di fronte. Con un nemico del genere come fai a parlare di pace? Accettando la guerra come stato di fatto inevitabile diventa evidente come la società militare di Heinlein sia la migliore possibile.

    Eliminata tale la premessa temo che tutto il castello di carte costruito dall'autore crollerebbe miseramente, schiacciato dal peso delle sue stesse convinzioni.


    @ x: Te ne do atto, sei uno stratega più che abile! Ribalti completamente la prospettiva di partenza del romanzo, che per te diventa una cosa tipo: data la guerra vediamo qual è la soluzione migliore per gestirla. In questo senso ok, ti do ragione, Fanteria dello spazio è un perfetto manuale per la gestione dell'emergenza.

    Peccato che Heinlein la guerra la lasci sempre sullo sfondo, che gli auspicabili approfondimenti sugli aspetti deleteri dello stato di guerra latitino completamente, che anche in questo caso vi sia unicamente l'esaltazione acritica dell'uomo guerriero.
    Del resto l'ho già scritto sopra, per me il fulcro del romanzo non è la guerra, ma la propaganda militarista (non saprei come altro chiamare l'apologia acritica dell'uomo militare che costituisce il nucleo della storia) di cui Heinlein si dimostra maestro indiscusso. La guerra con i ragni è la scusa migliore che l'autore poteva trovare per ammannirci la sua visione di un militarismo "buono".

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  5. L'eterna discussione! :) Io ripropongo la mia solita roba. Al di la' del militarismo che c'e', e lo stato di guerra, a me pare che il vero fulcro del libro sia altro ancora - la cittadinanza e il rapporto reciproco di do-ut-des fra cittadino e stato. Il voto, e la possibilita' di incidere sulla vita politica, spettano a chi le ha abbastanza a cuore da passare due anni di servizio federale (militare ma anche civile, di cui si parla ad un certo punto) molto selettivo. Ovvero, piena consapevolezza e spirito di sacrificio, nell'idea se ci si deve fare il culo per guadagnarci una cosa (tipo il diritto di voto), non la si prende cosi' alla leggera per tirare un frego sulla scheda ogni tot anni per poi finirla li'. Ho sempre visto in questo il nocciolo del libro.
    Ciao Igua'!

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  6. Ciao Niccolò!
    Anche a me piacerebbe che "il voto, e la possibilita' di incidere sulla vita politica, spettano a chi le ha abbastanza a cuore". Il problema è stabilire i criteri per determinare chi dispone di tale requisito.
    Nel romanzo il buon cittadino è riconoscibile per l'unica qualità che lo deve contraddistinguere: essere un bravo soldato, ne più ne meno (anche il servizio cosiddetto civile risponde alle stesse regole di quello militare: o ti adegui e ubbidisci, o sei fuori.)

    A mio parere il vivere comune dovrebbe essere qualcosa di diverso dalla vita di caserma.

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  7. Del resto l'ho già scritto sopra, per me il fulcro del romanzo non è la guerra, ma la propaganda militarista (non saprei come altro chiamare l'apologia acritica dell'uomo militare che costituisce il nucleo della storia) di cui Heinlein si dimostra maestro indiscusso. La guerra con i ragni è la scusa migliore che l'autore poteva trovare per ammannirci la sua visione di un militarismo "buono".

    Anch'io ero convinto che Heinlein fosse un furbacchione. Ma, all'opposto di gran parte dei presenti, avevo maturato questa impressione solo dopo aver letto "Straniero in terra straniera". Trovavo troppo facile (= modaiolo) l'esaltazione dei valori della contestazione, e l'ossessione messianica non mi ha mai convinto troppo nella sua trattazione. Ma dopo avere appreso i retroscena di "A noi vivi" e spulciato qualcosa a proposito de "La luna è una severa maestra" (su cui mi riprometto di pronunciarmi presto in maniera più avveduta), mi è toccato ricredermi ancora una volta sul conto di RAH.

    La fiducia in valori libertari vicini all'anarcocapitalismo (per quanto da giovane RAH sembrerebbe essere stato vicino a una concezione politica quasi "socialista" - tant'è che nel suo programma di candidato alle elezioni della Contea di LA si proponeva la "redistribuzione del reddito", tra le altre cose :-)) non lo renderanno molto più simpatico "politicamente", ma almeno dovrebbe evitargli la possibile accusa di militarismo.

    Io almeno la vedo così. E quindi non insisto oltre :-)
    Ciao!
    X

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  8. Io credo che tante cose dell'Heinlein anni '60 siano rinvenibili, un po' qua e un po' la', in gran parte della sua produzione precedente. Inoltre tieni conto che "Straniero" esce nel '61, quando la contestazione in America inizia a prendere forma, non certo verso la fine della decade quando il movimento e' enorme, c'e' un sacco di casino etc. etc. Anarcocapitalismo? Si, penso proprio di si'. Sul militarismo, credo che in Fanteria gli piaccia dipingere l'esercito dei suoi sogni, e che comunque veda nell'esercito una scuola di vita che fornisce competenza & istruzione. Per raggiungere l'obiettivo dell'illustrazione del punto focale di FDS (l'ho scritto sopra dialogando con Iguana - quello di formare cittadini consapevoli dell'importanza della cittadinanza stessa), Heinlein ha pensato che passare attraverso la sua versione dell'esercito (quantomeno quella che aveva al tempo) fosse la via più efficace.

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  9. @ x: no, io non credo che Heinlein fosse un furbacchione. Credo fosse davvero convinto di quello che scriveva. Del resto le forti intenzioni educative di romanzi come Fanteria dello spazio lo stanno a dimostrare.

    Ma a prescindere da quale fosse il pensiero vero o successivo di Heinlein, l'idealizzazione dell'uomo militare in Fanteria dello spazio è innegabile.
    Se non è militarismo questo!


    @ niccolò: Per quello che ho letto, una delle convinzioni più forti di Heinlein, ribadita in un sacco di romanzi, è quella che prevede l'esistenza tra gli uomini di una sorta di "razza superiore" con il diritto/dovere di guidare e indirizzare la maggioranza pecoreccia. BTW è uno dei motivi per cui a discapito delle innegabili capacità narrative Heinlein non m'è mai andato giù.

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  10. Piu' che razza superiore, la gente competente e intelligente che vede piu' in la' del suo naso, non una razza contraddistinta da qualche caratteristica. Era questo il tipo di persona caro ad Heinlein, un tipo rinvenibile in qualunque ambito (e parlo anche dei suoi personaggi) se ci fai caso. Oh sia chiaro, non e' che ti voglia convincere, ti spiegavo solo come l'ho sempre vista io. :)

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  11. :-)
    Hai ragione, "razza superiore" in effetti suona un po' ambiguo.
    "Super uomo" forse è una definizione più corretta, che in effetti tra razzismo e superomismo qualche differenza c'è.

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  12. Ciao a tutti, riprendo questa vecchia discussione perchè ho appena finito di leggere il romanzo.
    Pur condividendo alcune critiche (ad esempio la mancanza assoluta di dubbi) ho trovato negli ultimi commenti un concetto centrale - fondamentale in ST - che non condivido: non si tratta di "razza superiore", ne di "superuomini", ma di individui che, riuscendo a completare la ferma militare, sono riusciti a provare di considerare il "bene comune" più importante del "bene personale".
    Per quanto sia discutibile la strada per arrivarci, trovo che la meta sia inattaccabile.
    Ciao, Fede

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  13. Ciao Federico, e benvenuto da 'ste parti.

    Se ho portato la discussione sul tema del superuomo, è perché credo che questo sia un tema fondamentale nell'opera di Heinlein, anche se rimane piuttosto defilato in Fanteria dello spazio.

    Per quanto riguarda il confronto tra "bene comune" e "bene personale" credo siamo tutti d'accordo.
    Il punto che ci vede semmai in disaccordo è riassumibile nell'eterno quesito: il fine giustifica i mezzi?

    In altre parole: è possibile che solo la via militare porti a considerare il bene comune più importante di quello personale?

    (per fare un paragone estremo: l'etica del kamikaze non è la stessa di Fanteria dello spazio portata alle estreme conseguenze? e se lo è, trovi per caso la pratica dell'attentato suicida encomiabile?)

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  14. Intervengo in una discussione vecchia che si è forse già abbondantemente estinta, ma volevo contribuire sollevando un'eccezione alle critiche di Iguana Joe (a proposito, seguo il tuo blog da un po' e lo trovo molto interessante).

    Il punto è che, secondo me, stai completamente ignorando i presupposti che portano alla formazione della società descritta in "Fanteria dello Spazio".

    Il tuo punto è questo: "In altre parole: è possibile che solo la via militare porti a considerare il bene comune più importante di quello personale?"

    Io, personalmente, penso di no. Heinlein, forse, la pensa proprio così. Ma non è questo il centro del discorso.

    Il presupposto da cui si basa Heinlein nel descrivere la sua società è quello di una guerra enorme e catastrofica che ha piegato le ginocchia del mondo intero. Da questa guerra, l'umanità è diventata barbara, violenta, priva di alcun controllo. In mezzo a questo caos, sono stati i militari a prendere il potere, si sono sollevati sopra gli altri e hanno fondato questa società.
    Sono stati i veterani che si sono imposti il dovere e il diritto di rifondare una nuova società, in grado di rispondere in maniera efficace a quella che loro vedevano come insubordinazione, mancanza di disciplina e delinquenza dovuta a uno scarso senso della responsabilità. E quindi hanno creato la società descritta da Heinlein.

    In linea del tutto teorica (ma d'altronde un romanzo fa teoria, certamente non costituisce pratica), la società di Heinlein se non è giusta è almeno giustificabile. Lo sviluppo di una società basata sul servizio militare è perfettamente coerente con l'evoluzione della sua storia.

    Se al termine del grande conflitto mondiale a prendere il potere fossero stati, per esempio, i religiosi anziché i militari, avremmo avuto un altro tipo di società e anche quella sarebbe stata più o meno condivisibile, ma comunque giustificabile.
    Io non credo che Heinlein abbia avuto l'arroganza di far passare per assolutamente buona la sua visione delle cose, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di una giustificazione storica.

    Spero di essere stato chiaro. Non so quanto sia utile rispolverare questa vecchia e forse un po' abusata discussione, ma ho visto il tuo commento nella tua libreria di aNobii e sentivo di dover dire la mia.
    Vedere nei commenti personalità che conosco e apprezzo come Gamberetta e Niccolò mi ha convinto del tutto a lasciare questo commento. :)

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  15. Ciao Edgar, e benvenuto da 'ste parti!

    La tua obiezione è più che legittima, solo ti chiedo: è venuto prima l'uovo o la gallina?
    Io sono d'accordo con te quando scrivi che le premesse a Fanteria dello spazio sono perfette per introdurre il discorso pedagogico di Heinlein: stante la presenza dei veterani a ristabilire l'ordine ne consegue che l'esercito sia la forma stato migliore che si riesca ad immaginare.
    Il mio problema con queste premesse è che tutti (ma proprio tutti!) gli esempi di militari che prendono il potere (guarda caso sempre in situazioni d'emergenza, è ovvio!) si sono risolti in un generico arretramento della condizione sociale della nazione interessata. L'opposto di quel che succede nel romanzo. Il fatto poi che l'emergenza continua corrisponda a una guerra - guarda caso contro un nemico totalmente inumano - è ovviamente del tutto casuale!

    Insomma, io non contesto ad Heinlein la mancanza di coerenza (come potrei? da questo punto di vista Fanteria dello spazio è solido come una roccia), gli contesto piuttosto una gestione totalmente arbitraria dell'aspetto politico del romanzo che si risolve in una apologia acritica del militarismo.

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