In cerca di risposte ai vari dubbi generati dalla visione dell'ultimo film dei fratelli Coen mi sono imbattuto in questa recensione.
Le parole di Gianluca Pelleschi non fugano le mie perplessità, però insieme a quelle dei commentatori successivi aggiungono un po' di carne al fuoco e mi costringono a un ulteriore tentativo di riflessione.
(Non sarò mai all'altezza di tali recensori, mi mancano l'esperienza, le visioni e il vocabolario, ma oh… bisogna sapersi accontentare)
Meditando dunque su Non è un paese per vecchi sono arrivato alla conclusione che non ha senso prendersela con i fratelli Coen se la maggior parte dei recensori ha voluto trovare significati politici o morali o etici nella loro pellicola.
Non dico che non ce ne siano, dico solo che non è che rappresentino chissà quale colpo di genio. Mettere a confronto le debolezze di uno sceriffo nostalgico e anche troppo umano con l'implacabile cammino della morte, nella persona del grottesco Chigurh, non è certo una gran novità. Per questo motivo credo che fermarsi a giudicare Non è un paese per vecchi per le sue presunte qualità di racconto morale sia fuorviante.
Le sue qualità sono altre.
In fondo Non è un paese per vecchi è un ottimo thriller autistico: un thriller in cui l'emozione è bandita, l'empatia con i personaggi è ridotta ai minimi termini, anche la semplice partecipazione alla vicenda è frustrata dagli scarti improvvisi della trama, e l'incomprensibile gestione narrativa della storia non fa che aumentare il senso di inquietudine di chi guarda. A salvare l'incolpevole (e magari appassionato) spettatore c'è però il cinema dei fratelli Coen: le magie incontestabili della messa in scena e del racconto. La lucidità di una camera fissa, l'uso consapevole e anticonvenzionale del climax, la casualità fittizia di scelte e gesti e parole dei personaggi.
Quindi non si rimane delusi, e si è costretti a seguire trepidanti la totale disumanità del suo protagonista, fino all'esito finale della sua corsa. Al polo opposto, a calamitare le speranze e l'attenzione rimane la cadenzata partecipazione narrativa dello sceriffo, che serve ottimamente da contraltare umano (e quindi limitato, debole, parziale e in fondo retorico) all'esuberante e incontenibile energia distruttiva del killer.
Tutti gli altri personaggi ( a partire da Llewelin) sono accessori per dipanare la tesi inumana dei fratelli Coen.
Siamo tutti fottuti.
…
Ciao Iguana, era un pò di tempo che non passavo dal tuo bolg, e mi sono imbattuto nei tuoi commenti al film. Come al solito le tue osservazioni incuriosiscono e appena riesco cercherò di vederlo, anche se ti dico la verità se non avessi letto il tuo blog non ci sarei sicuramente andato. Ne approfitto occupando lo spazio dedicato a questo film per chiederti se dall'ultima volta che ci siamo visti ti sei fatto un'idea più chiara di "Into the Wild", che vorrei andare a vedere ma sul quale continuo ad avere informazioni contrastanti.
RispondiEliminaUn saluto e a presto.
Claudio
Ciao Claudio!
RispondiEliminaCredo che "Non è un paese per vecchi" ti piacerebbe pur senza farti impazzire. In ogni caso è un gran bel film.
"Into the Wild" non l'ho visto, da quel che ho sentito potrebbe piacerti assai (anzi, secondo me è proprio il tuo genere di film). Del resto la regia di Sean Penn per me è già una buona garanzia di qualità. Se non l'ho visto è perché 1) il tempo per il cinema è sempre meno, 2) non mi attiravano tematiche e situazioni.
Probabilmente me lo vedrò quando uscirà in dvd…
Certo, poi l'ho anche visto al cinema!
RispondiEliminaAmmetto che la mia interpretazione del film è molto agevolata dalla lettura del libro, precedente alla visione della pellicola: in quest'ottica tutto è chiaro, sia l'ambientazione nel 1980 (più che il non-tempo, si cerca di mettere in guardia contro l'immutabilità delle tematiche trattate) sia la descrizione assoluta del male, dell'ineluttabilità del destino, degli avvenimenti che non riusciamo a controllare.
Ma mentre il killer era davvero spietato nel libro, nel film i fratelli Coen riescono a renderlo ambiguamente morale, portatore di una verità assoluta che a volte ci trova d'accordo.
Sono d'accordo con te, si tratta di un film piuttosto polisemico in cui è possibile vedere diversi significati, ma ti assicuro che nel libro si assiste ad uno spettacolo diverso: paradossalmente avrei voluto vedere il film da ignorante, non avrei perso gran parte della sua magia.
Non so se leggerò mai il libro (il tempo è poco i libri troppi ecc ecc…), molto dipenderà dalle reazioni che mi susciterà La strada che dovrei finalmente leggere nelle prossime settimane.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il film, beh… a prescindere dai gusti personali, ce ne fossero di così interessanti in giro!
Non so se sei già partito per l'Irlanda, ma comunque ho appena visto "Non è un paese per vecchi". Devo dire che era un pezzo che non vedevo un film capace di tenermi attaccato allo schermo senza muovermi. Mi è piaciuto praticamente tutto: dalla regia, alla fotografia, al montaggio, agli attori che sono tutti incredibilimente bravi, ed assolutamente calati nelle personalità dei personaggi, ai quali riescono a dare spessore anche in pochi minuti di recitazione. Non volgio fare troppe considerazioni campate in aria, ma gli autori sono riusciti mantenere una tensione altissima lungo tutto il film, con una quantità di situazioni che si susseguono con naturalezza e senza forzature o storpiature. Il film scorre via sciolto e mai con cose scontate (una rarità assoluta ultimamente). Da maestri anche l'utilizzo del macabro nelle scene, senza mai esagerare come fa spesso Tarantino, ma senza nulla perdere nel messaggio di orrore e terrore che rimpie certe scene. La "Paura" autentica inoltre buca lo schermo con una forza spaventosa, e gli attori sono fantastici nell'esprimerla. Ero molto prevento, ma invece ora non riuscirei a trovare un difetto. A proposito, ma forse dico una cavolate, non è che per caso l'ambientazione negli anni 80 semplicemente era necessaria per creare un personaggio (quello che ruba i soldi), che fosse un reduce del Vietnam (Indispensabile per giustificare le abilità di guerriglia del personaggio), ma allo stesso tempo renderlo abbastanza giovane da essere verosimile nel tenere testa agli avvenimenti che gli capitano nel corso del film? Un saluto e se vedi il messaggio prima di partire, Buon Viaggio! Salutami l'irlanda!
RispondiEliminaClaudio
Ciao Claudio!
RispondiEliminaSono ancora qui, ma ancora per poco!
È vero, vista la qualità media di quello che passa per i cinema oggi, Non è un paese per vecchi è un film raro.
Con tutti i distinguo del caso sono contento che ti sia piaciuto.
A presto!
ti scrivo stasera in preda alla disperazione più assoluta.... Ho vosto il film dei fratelli cohen stasera in un dvd taroccato, ma sorpresa finale non c'è la fine... Si ferma a quando dopo l'incidente del killer lo sceriffo parla con la moglie e gli racconta dei sogni fatti????? Come è la fine nei minimi pareticolari dato che l'hai visto? mio indirizzo: georgia.chicca@virgilio.it
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