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Originally uploaded by Aelle. |
– Da dove vieni?
– Vengo da Bolzano.– Ma allora parli tedesco...
Questo il ritornello che immancabilmente si ripete. Chiunque sia il mio interlocutore la sequenza è sempre la stessa: vieni da Bolzano?Allora parli tedesco.
Quello che magari cambia è l'intonazione della voce: a volte interrogativa, a volte curiosa, più spesso semplicemente affermativa. Evidentemente in Italia l'idea di Bolzano è questa: terra straniera incidentalmente dentro i patri confini.
Non mi interessa contestare, confermare o dibattere tale opinione. Non mi interessano abbastanza la patria (qualunque patria) e i confini, non mi interessa convincere nessuno al riguardo, non ho né la voglia né la capacità di imbastire un dibattito sull'appartenenza etnica. Francamente son tutte cose per cui provo una certa nausea.
Quello che posso fare è provare a raccontare quello che è stato crescere a Bolzano, le ipotetiche possibilità e le disillusioni della realtà, il potere tranquillizzante del denaro e come la prospettiva possa rendere relativo il concetto di maggioranza.
In breve, parlare dell'apartheid che ha contraddistinto la mia vita come quella di chiunque sia cresciuto nella provincia di Bolzano durante gli anni '70 (non che poi le cose siano cambiate, ma non ne ho più esperienza diretta).
Che poi nella sostanza il discorso non è nemmeno lungo. Da quando nasci a quando vai a scuola, dal quartiere in cui abiti al lavoro che ti scegli, dagli amici che frequenti alla tomba che occuperai, tutto è già definito. Questo suonerà incredibile nel resto d'Italia, ma è perfettamente possibile non parlare una sola parola di tedesco (salvo durante le interrogazioni a scuola) per tutta la propria vita bolzanina.
Ci sono asili, scuole elementari, scuole medie e scuole superiori italiane e asili, scuole elementari, scuole medie e scuole superiori tedesche. Nel raro caso in cui queste siano contigue (vedi la scuola elementare e le medie che ho frequentato) gli orari di ingresso sono diversi. I quartieri sono etnicamente suddivisi, nel punti di contatto ci sono linee di confine invisibili che tutti noi che ci siamo passati conosciamo e riconosciamo. Persino le chiese sono doppie. La stragrande maggioranza dei bar sono etnicamente frequentati, ovviamente le persone che ti trovi a frequentare parlano la tua stessa lingua. Anche il cimitero è diviso tra settori italiani e tedeschi.
Vista da fuori la situazione appare del tutto folle. Da dentro è assurdamente normale.
Poi per fortuna la vita è un po' meno prevedibile delle premesse etniche su cui vorrebbero fondarla, e le cose un po' più complicate, ma la volontà politica di tenerci separati è evidente.
Del resto a Bolzano le cose funzionano decentemente (a volte molto più che decentemente).
Nonostante le apparenze Bozano non è Belfast, in nessun momento si sono vissute situazioni paragonabili a quelle di altre regioni multietniche (abbiamo ancora tutti negli occhi le immagini della ex-yugoslavia, vero?), e anche se negli anni '60 s'è vissuta una breve stagione di terrorismo indipendentista la situazione non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella dei paesi Baschi, tanto per rimanere nella civilissima Europa.
Come mai? Siamo naturalmente pacifici, miti e tolleranti o forse i motivi sono altri?
Come dicevo sopra non ho intenzione di inoltrarmi in analisi sociologiche/culturali/politiche etc etc.
Quello che ho visto e continuo a vedere è che nella ridente provincia bolzanina quella che in teoria dovrebbe essere una minoranza discriminata è in realtà una maggioranza discriminante, che i soldi pacificano molte situazioni spinose, che quando possiedi fisicamente (a volte in maniera legalmente inalienabile) la terra occupata dall'invasore e lo fai pagare pure molto per la sua permanenza non c'è alcun motivo pratico e/o ideale per innalzare barricate (salvo quelle morbide, che umiliano magari lo spirito ma che senz'altro non inducono sofferenze nel circondario).
Ovviamente queste brevi note non esauriscono il discorso, e magari ci tornerò sopra. Per ora mi piacerebbe davvero molto sapere qual è la vostra idea, l'immagine che vi siete fatti della mia terra d'origine. Che siate bolzanini, sudtirolesi o altoatesini, residenti o emigrati, che abitiate in qualsiasi altro luogo del mondo ditemi cosa ne pensate.
E raccontatemi magari com'è vivere a Bolzano ora.