27 dicembre 2012

Visioni: Eva

Il blog del Grande Marziano è ormai da tempo un punto riferimento fisso nei miei giri per la rete. Tra le molte qualità di quelle pagine ci sono le appassionate recensioni di romanzi e film che riescono spesso a spingermi verso determinati volumi o visioni. È successo per Michele Mari che, se non lo avessi conosciuto sulle pagine marziane, non avrei mai letto (e ne riparleremo prossimamente), è successo con Eva, film di fantascienza spagnola, esordio del regista Kike Maíllo sul grande schermo, uscito l'anno scorso e passato invisibile sotto il mio radar.

Se devo al Grande Marziano la scoperta del film, non significa però che condivida anche il suo giudizio sulla pellicola.
Eva parte splendidamente, con un'ambientazione invernale che preannuncia il tono freddo della narrazione, con un'ottima CGI che rimane presenza discreta per tutto il film, con attori convincenti e un plot che si preannuncia interessante. Purtroppo quel che di buono il film lascia presagire nei primi minuti viene disperso in uno sviluppo della storia che si allontana dal centro fantascientifico della pellicola per dirigersi verso territori piuttosto diversi, farciti di dialoghi enfatici e situazioni piuttosto stucchevoli.

A questo punto un accenno alla trama diventa indispensabile: Alex brillante programmatore di robot, torna dopo dieci anni all'istituto cibernetico che lo ha visto diventare uno dei maggiori esperti nel settore. Torna per tentare di dare un'anima emozionale al progetto di un bambino-robot in lavorazione all'istituto stesso. Per farlo ha bisogno di un modello umano, e chi meglio di Eva, figlia di suo fratello e della donna per cui ha deciso di fuggire dieci anni prima?
Su questa premessa, che fonde Blade Runner al melodramma, si dipana una storia che nei riferimenti fantascientifici ha il cuore e in quelli sentimentali i punti deboli. Gli esperimenti di Alex con il robot, il suo rapporto con Eva, il lavoro con il software di sviluppo (una meraviglia gli effetti speciali che ne permettono visualizzazione e interazione), le implicazioni morali e filosofiche del progetto appena accennate in un sottotesto mai ingombrante, il tocco delizioso apportato dal robot maggiordomo e infine il gatto: in tutti questi elementi soprendenti e ottimamente gestiti si riconosce un occhio attento e appassionato alla fantascienza più interessante. Spiace quindi notare come questi aspetti vengano messi in disparte per buona parte del film dall'ingombrante racconto del triangolo amoroso tra Alex, suo fratello e Lana, amata dal primo, sposata al secondo.
La componente sentimentale del film risulta a tratti quasi intollerabile per la pesantezza di dialoghi e banalità delle situazioni, soprattutto se messa a confronto con la ricchezza delle suggestioni che il lavoro di Alex con Eva e i robot lascia intravedere. E se alla fine il fuoco del film torna fortunatamente su quest'aspetto, regalando un finale intenso ed emozionante, la pazienza dello spettatore, messa a dura prova dalla parte centrale del film, fatica un po' ad accontentarsi.

Al termine della visione rimane la soddisfazione di vedere un film di fantascienza che cerca di avvincere lo spettatore con strumenti e percorsi diversi da quelli dell'azione a tutti i costi a cui i blockbuster hollywoodiani ci hanno ormai assuefatto, ma che dimostra i propri limiti proprio nell'incapacità (analoga a quella dei succitati blockbuster) nel mantenere attenzione, profondità e coerenza su un soggetto complesso come quello messo al centro del progetto. Parlare di robot umanoidi e di intelligenza artificale, e quindi di doppio e identità, come Eva tenta di fare, è certamente complesso, ma rimane il sospetto che nel film questi argomenti siano stati emarginati in favore del solito plot sentimentale anche per sviare l'atttenzione dal complesso di dettagli incoerenti e incredibili che costellano la vicenda (il fatto che siano ben quattro gli sceneggiatori che han messo mano alla storia potrebbe essere significativo dei problemi che Eva deve aver avuto in fase di scrittura).
In conclusione tocca accontentarsi, che Eva rimane impresso più per l'occasione sfumata che per i meriti della storia. E sperare che da qualche parte ci sia un autore capace di gestire fantascienza, sentimenti e realtà con mano sicura e senza i tentennamenti che hanno messo in difficoltà la creatura di Kike Maíllo. Un autore simile credo di averlo incontrato, ma ne riparliamo in un prossimo post.

5 commenti:

  1. Ce l'ho lì da parecchio ma mi sa che adesso è arrivato il momento.

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    1. Oh Eddy! Ma sei pure sensitivo? Ero da te proprio ora… m'inquieti! :-)

      (oh… non so mica se 'sto film fa per te. Già io c'ho avuto qualche dubbio, te secondo me rischi di detestarlo.)

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    2. eh! La forza ESP ho sempre cercato di mantenerla segreta, soprattutto da quando ha cominciato a integrarsi col cyberspazio... ;)

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    3. ps: Come promesso ho commentato su zombieland... ;)

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    4. Ho visto! Intanto ti ringrazio per il tempo perso. :-)

      Ti rispondo più approfonditamente nei prossimi giorni, che ora sono in partenza.

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