12 aprile 2012

Letture: Dula di Marte, di Joe Haldeman


Foto di Giorgio Raffaelli

Chi segue questo blog sa che ho un debole per Joe Haldeman. Il suo nome sarà sempre legato al romanzo d'esordio, ma anche se non è più riuscito a rivivere i tempi gloriosi di Guerra eterna, Haldeman ha continuato a sfornare, regolare come un metronomo (e sono ormai 40 anni!), romanzi e racconti sempre abbondantemente sopra la media.

La fantascienza di Joe Haldeman ha tutta l'apparenza del prodotto standard. I contenuti delle sue storie sono tra i più classici del genere. Personaggi e situazioni non paiono discostarsi mai troppo dai cliché e dagli stereotipi che hanno fatto la fortuna della letteratura popolare. Ma ci sono due qualità che soprattutto distinguono la produzione dell'autore americano da quella dei tanti che nel corso del tempo hanno battuto e battono le stesse piste.
La leggerezza della scrittura è il motivo principale che mi fa apprezzare Haldeman. Non esiste tema troppo serio che non riesca ad affrontare con una parvenza di sorriso, senza che per questo le sue storie perdano drammaticità di sviluppo e contenuti. L'altro grosso merito che riconosco ad Haldeman è la costante tensione sovversiva che percorre appena sottotesto tutta la sua produzione. Niente di rivoluzionario o scandaloso, ma il semplice accostamento di temi fantascientifici ormai usurati, l'approccio estremamente serio e preparato alla componente scientifica delle sue storie, la brusca sterzata dal già letto al nuovo che avviene immancabile nel corso della lettura, condito con il tono scanzonato della narrazione, sono elementi che contribuiscono a sottolineare una visione non del tutto omologata e decisamente consapevole della fantascienza di Joe Haldeman.

Dula di Marte (Marsbound in originale) è l'ultimo esempio in ordine di tempo (ma il mese prossimo Urania pubblicherà Starbound, seconda parte di quello che dovrebbe essere un trittico), del talento di Joe Haldeman nel giocare con i topoi del genere. Costruito come una scatola cinese, Dula di Marte parte come un romanzo di formazione, con la giovane protagonista in rotta verso Marte con la famiglia, impegnata a prendere le misure di una nuova vita lontano da casa, si trasfoma di colpo in una storia di primo contatto, per poi rivelare nel finale la portata cosmica del disegno narrativo dell'autore.
Dula di Marte appartiene a quella schiera di romanzi che non hanno particolari ambizioni di innovazione. È una storia dal passo divertito ed efficiente caratteristico dei migliori esempi della produzione di genere ed è un ottimo esempio di fantascienza tradizionalmente intesa, capace di regalare qualche ora di piacevole lettura anche al lettore più scafato.

6 commenti:

  1. questo mi è sfuggito, grazie per il consiglio

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  2. Io l'ho letto e condivido la tua opinione. "Dula di Marte" è un buon libro di fantascienza anche se, a mio parere, il tempo che passa, un po' si fa sentire.A tale proposito mi chiedo.
    Perchè i migliori autori americani e inglesi di oggi, vengono tradotti solo in occasione delle annuali antologie di Urania?

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    1. Ciao Mina! Benvenuta da 'ste parti.

      "Perchè i migliori autori americani e inglesi di oggi, vengono tradotti solo in occasione delle annuali antologie di Urania?"

      Eh! Bella domanda.
      Credo che ci siano una serie di problematiche: il budget di Urania che non permette di acuistare i dirittti di tutto quel che di buono esce all'estero; le dimensioni di molti romanzi attuali che eccedono il formato standard della rivista Mondadori; il pubblico di Urania che pare essere più affezionato alla fantascienza che fu che propenso alla scoperta di quel che nel frattempo la fantascienza è diventata.

      Per smentire quanto sopra va comunque aggiunto che in uno dei prossimi Millemondi uscirà la traduzione di River of Gods, di Ian McDonald.

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  3. Anche a me piace Haldeman, ha una scrittura fluida, ben ritmata, accattivante; solidità d'intreccio ecc. Poi queste son solo analisi positive a posteriori per dire che ha il grande merito di sapersi fare leggere senza pretendere d'inventare imprescindibili universi superquantici. Inoltre è un tipo modesto e oggi uno così è tanta roba.

    Certo, col tempo è diventato più mestierante e se leggi sf da anni hai difficoltà con la suspension of disbelief e i meccanismi narrativi si identificano meglio.

    Detto ciò, la sua leggerezza, come ben dici, gli permette di portare abbastanza freschezza nel suo scrivere da far dimenticare volentieri quanto sopra.

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    1. Haldeman è uno dei pochi autori che mi riesce a divertire con una fantascienza che ha tutto il sapore dei classici ma è sempre ben ancorata al presente. E non credo che Starbound, ora in edicola, farà eccezione.

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