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a photo by Iguana Jo on Flickr. |
Qui si va nel mondo degli uomini, per umiliarli distruggerli e sterminarli, in totale indifferenza e abbandono.
A metà degli anni '60 del secolo scorso la fantascienza a stelle e strisce era ancora tesa all'esaltazione delle magnifiche sorti e progressive del secolo americano. Anche quando affrontava temi oscuri e apocalittici - la bomba, soprattutto - non rinunciava mai a inserire qualche labile speranza o a salvare almeno pochi, ma meritevoli, rappresentanti della razza umana.
C'era qualche eccezione, ma nessuna con l'amara cinica potenza di un Thomas Disch.
Gomorra e dintorni (The Genocides in originale), romanzo d'esordio di Thomas Disch edito negli Stati Uniti nel 1965, è l'anello di congiunzione tra la fantascienza apocalittica britannica a quella pragmatica e meravigliosa di stampo americano.
Gomorra e dintorni racconta dall'interno il disfacimento di una comunità fondata sui valori tradizionali di famiglia, religione, lavoro, che cercando di mantenere intatte le apparenze di una civiltà evoluta, discende progressivamente tutti i gradini dell'evoluzione umana fino a trovarsi ridotta a parassita in un mondo da cui è stata espropriata. Thomas Disch trasferisce in un contesto statunitense la visione dei maestri inglesi (penso a Ballard, soprattutto), spogliandola di ogni connotazione alta (non c'è alcun spazio interno a cui far riferimento, non ci sono memorie psichiche o sperimentazioni artistiche, intorno/dentro ai personaggi di Gomorra e dintorni non c'è proprio nulla, tranne l'anelito tutto americano alla speranza e al progresso) per poi distruggere metodicamente ogni illusione di salvezza il lettore possa nutrire.
Per ottenere questo risultato ricalca nella costruzione della storia quelli che erano i canoni dell'avventura fantascientifica dell'epoca, scardinando via via tutte le convenzioni del genere: la comunità rurale, classica culla del sogno americano che si rivela essere un covo di ipocrisie; la famiglia, in cui si ripropongono esacerbati tutti i meccanismi di competizione sociale esterni; l'uomo tecnologico cittadino, portatore di progresso, che si fa guidare dai più bassi istinti; gli alieni, che da nemico da combattere si trasformano in indifferenti motori di distruzione; il panorama naturale, sfondo magnifico e avventuroso, che diventa prima piatta uniformità, aggressiva e inesorabile, per poi evolvere in grembo e prigione, umiliante e definitiva.
La scrittura di Disch sottende una rabbia assoluta nei confronti del consesso civile, appena modulata da un'ironia nerissima e da una comprensione delle dinamiche di relazione tra esseri umani che non permette all'autore di distogliere lo sguardo e che lo obbliga ad annotare spassionatamente come anche gli aspetti migliori dell'umanità vengano corrotti dalle consuetudini sociali e piegati alle priorità gerarchiche imposte dal Potere, per quanto misero e derelitto questo Potere si riduca ad essere.
La fantascienza di Thomas Disch è quanto di più nichilista possa capitare di incontrare, ma per quanto caratterizzata da una scrittura senza speranza, non è mai rassegnata, né morbosa o patetica. La fantascienza di Thomas Disch è un punto esclamativo che ti esplode in faccia mentre guardi l'ennesima replica di Star Trek. Sta a te decidere cosa farne.
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