15 aprile 2010

Leggo, e rilancio.


Picture by Iguana Jo.
Probabilmente sto per perdere un'altra occasione per tacere, ma che ci volete fare, quando mi scappa mi scappa…

Ho letto con molto interesse lo speciale sullo stato della fantascienza italiana pubblicato sull'ultimo numero di Delos: come lettore è sempre un piacere leggere quel che pensano della situazione editoriale contingente le persone che i libri li scrivono.
Tolto l'usuale constatazione di come la fantascienza come genere nel suo complesso. e ancor di più nella sua incarnazione nostrana, faccia dannatamente fatica ad arrivare in libreria, la cosa che mi ha colpito dei vari interventi (sono dodici gli scrittori coinvolti) è stato vedere emergere una prospettiva in qualche modo contraddittoria sullo stato della fantascienza italiana: da una lato pare che questo tipo di narrativa non abbia mai avuto un accesso così diffuso alla pubblicazione come invece sta succedendo nell'ultimo paio d'anni, dall'altro si ribadisce come il pubblico dei lettori di fantascienza sia in costante riduzione.
Un altro aspetto dello speciale che mi ha colpito è la dose di melassa sparsa abbondantemente tra le righe dei vari interventi. Va bene la diplomazia, va bene la prudenza, ma quest'approccio alla situazione così morbido, da grande famiglia felice, mi ha provocato un certo fastidio, quasi che parlare di fantascienza, qui e ora, significhi soprattutto fare attenzione a non pestare il piede sbagliato. E qui non mi riferisco tanto agli interventi degli autori, quanto a quelli di contorno che cercando di tracciare un quadro generale sullo stato dell'arte fantascientifica nostrana.

Intendiamoci, io condivido pressoché in toto l'atteggiamento di chi auspica un maggior spirito cooperativo all'interno del genere, di chi chiede di abbattere i muri dei rispettivi orticelli e si appella all'onestà intellettuale di chiunque voglia intervenire per offrire il suo contributo allo sviluppo della scena. Però m'è parso di avvertire come nota di fondo un certo atteggiamento, che dal mio personalissimo punto di vista faccio davvero fatica ad accettare: "tutto va bene, tutto funziona, lasciateli lavorare che le cose andranno sempre meglio, e chi osa dire il contrario rema contro e va bandito".
Certo, io qui sopra esagero di proposito il tono degli interventi di Carmine Treanni, Salvatore Proietti e Giampaolo Rai. Però mi pare innegabile che ci sia un tentativo di assopire o comunque smussare i toni più accesi del dibattito (lasciatemelo chiamare così, anche se…) sullo stato della fantascienza italiana che da sempre appassiona grandi e piccini in giro per la rete.
Di nuovo, l'approccio di cui sopra è comprensibile. Spesso parlando di fantascienza italiana il rumore della polemica è diventato insostenibile e il discorso critico sui testi del tutto accessorio all'esaltazione parossistica dell'ego dei vari recensori, lettori, critici e semplici passanti che vagano come anime in pena per l'inferno della rete in cerca d'attenzione.
Non mi va di ripetere per l'ennesima volta la mia opinione, se vi interessa la potete trovare in calce a questo intervento di X. Qui mi interessa ribadire che a mio parere l'unica risposta al rumore non è tapparsi le orecchie quanto piuttosto fare buona musica, che l'unica risposta al pressapochismo è l'ìnformazione dettagliata, che le chiacchiere superficiali si possono sconfiggere solo con l'approfondimento. Se poi la maggior parte del pubblico preferisce divertirsi tra flame e scambi d'invettive, beh… è un problema che non sono comunque in grado di risolvere. Mi basta tirarmene fuori e sperare che la mia voce non si confonda col rumore di fondo.

Un approccio simile me lo aspetterei anche da chi di fantascienza si occupa seriamente.
Per questo motivo non capisco la necessità di raccontarsi la bella favoletta sullo stato della fantascienza italiana che traspare negli interventi pubblicati su Delos.
Se vogliamo parlare di fantascienza in italia non possiamo davvero fingere che vada davvero tutto così bene.
Per contribuire al dibattito, spero in maniera costruttiva, ecco quelli che secondo me sono un paio dei nodi che lo speciale delosiano evita di affrontare.

- La qualità della fantascienza in Italia.
A me pare che si festeggi il successo della pubblicazione in quanto tale, a prescindere da ogni considerazione, se non come nota a margine, sulla qualità di quanto pubblicato. Io non ho letto tutti i romanzi citati nello speciale, e sarò stato particolarmente sfortunato (o più probabilmente sono troppo esigente), ma la qualità media di quanto letto negli ultimi anni è ben lungi da un livello tale da attirare nuovi lettori al genere.

- Non si è mai pubblicata tanta fantascienza italiana come nell'ultimo periodo.
Siamo sicuri sia un bene? Avete per caso visto moltiplicarsi le pubblicazioni di genere in libreria? A me non sembra. Quindi, se la matematica non è un'opinione, la presenza di un maggior numero di pubblicazioni di autori italiani è andata a discapito della produzione straniera. Da lettore a lettore: siamo sicuri che preferiamo leggere Francesco Verso piuttosto che Iain Banks? o Vittorio Catani invece di Ian McDonald?
Lo so. È un discorso antipatico, e sarei la persona più felice del mondo se in libreria ci fosse spazio per entrambe le proposte. Al momento però mi pare che le cose vadano in questo modo. Dal punto di vista degli autori di genere italiani il momento offre grandi opportunità di vedere i propri sforzi premiati, ma dal mio punto di vista di lettore tocca considerare anche cosa mi sto perdendo.
E poi ci si potrebbe porre anche qualche domandina altrettanto antipatica sui motivi di queste scelte editoriali (nel recente passato la scelta analoga di un editore specializzato di privilegiare autori italiani rispetto ai tradizionali autori anglosassoni è stato il primo segnale della crisi che ha anticipato quella che s'è rivelata poi una situazione irreversibile).

- Ehi! Ma gli altri dove sono?
Non si dovrebbe parlare degli assenti, però ho notato con un certo dispiacere che tra tutti gli interventi di scrittori presentati nello speciale mancano proprio quelli che nell'ultimo periodo ho apprezzato di più. Dove sono Clelia Farris o il gruppo che fa capo ad Alia? Ragazzi, a me piacerebbe davvero conoscere la vostra opinione!
Altre voci che mi sarebbe piaciuto ascoltare sono quelle di un Tullio Avoledo o degli altri autori chiamati da minimum fax a scrivere fantascienza per il progetto Anteprima nazionale, che avrebbero potuto offrire un punto di vista esterno sulla stato della letteratura di genere. Ma ok, non si può avere tutto.
(Sia chiaro che questo NON è una critica a chi ha preparato questo numero monografico di Delos. Qualche anno fa ho curato anch'io un speciale analogo e so quanto è difficile avere risposte rapide da parecchie decine di persone, anche solo a quel paio di domande poste da Delos)

- Il sogno.
Dice bene Salvatore MLK Proietti. Il suo sogno è bellissimo, meraviglioso, decisamente allettante. Ma è un sogno. La realtà, che piaccia o meno, è molto diversa. Io non ho sogni di così squisita fattura e non credo che fare appelli generici serva a qualcosa. Mi limito a osservare che la pluralità di voci, a volte discordanti, spesso stonate, potrebbe ridursi, se non l'ha già fatto, da ricchezza quale dovrebbe essere a mero rumore di fondo.
Credo che solo l'esempio e la qualità delle proposte possa fare la differenza.
Insomma, se amate la fantascienza, datevi una mossa.
E fanculo a chi ci vuole male.


(potrebbe essere utile leggere parallelamente a questo post anche l'intervento di Elvezio Sciallis su Malpertuis. In quel post non si parla di Delos, e nemmeno di fantascienza, si parla di critica, di letteratura e cinema di genere, di internet e dell'aria che tira. Io trovo il suo approccio molto interessante, nonostante il peso della personalità del suo autore rischi a volte di soffocare il valore dei suoi argomenti.)

20 commenti:

  1. Un post molto interessante.
    Mio malgrado, mi sono recentemente infilato in un duello dialettico su Anobii dove cerco di descrivere la situazione del genere fantastico in Italia (ok, non è fantascinza ma la situazione è simile) e la resposabilità dei decision maker nel tenere basso il livello della qualità o quantomeno di non lasciare spazio sugli scaffali ad alternative valide.
    Pensavo di fare meno fatica nel dimostrare come la situazione non sia per nulla rosea. Mi viene detto che se un libro vende allora piace, che non si possono fare paragoni sui libri dato che i gusti sono soggettivi, che è il pubblico a scegliere e quindi siamo tutti contenti.
    Tarallucci e vino.

    A parte questo, mi ha sorpreso l'approccio negativo nei confronti di quelli che hai chiamato "claque gamberetta-style" perchè pur condividendo il tuo pensiero, reputo la loro opera necessaria per smuovere le acque dal basso. Alla lunga quella cerchia di persone riesce a influenzare un discreto numero di opinioni ed a migliorare la consapevolezza del lettore.

    Tu dici che contro il rumore serve la musica, ma se la musica non la suona chi dovrebbe... non rimane che il rumore per farsi sentire?

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  2. Sarà che queste citazioni continue mi fanno sentire sempre chiamato in causa, ma credo che nell'universo non esista un elemento meno rappresentato nel mio intervento della melassa. Mi sbaglierò e se qualcun altro dovesse confermarmelo dovrei cominciare a preoccuparmi seriamente, perché sarebbe l'indicatore definitivo del deperimento delle mie capacità comunicative.

    Fatti fuori i convenevoli, direi quindi che il discorso della melassa non mi riguarda (come non riguarda altri interventi, e se qualcuno mi dimostra il contrario allora vuol dire che anche le mie capacità di discernimento sono belle che compromesse): non credo che vada tutto bene, l'ho detto, ho indicato il mio auspicio (la necessità di una maggiore cooperazione e responsabilità individuale), quindi passo oltre, alle cose veramente importanti.

    1. Meglio Verso o Banks? Meglio Catani o McDonald?

    Il problema non si pone, finora le alternative hanno avuto sempre mercati diversi. Agli italiani l'edicola, ai maestri britannici gli scaffali delle librerie.

    2. Perché non sono stati interpellati la Farris o il gruppo di Alia?

    Potrei risponderti che nemmeno il gruppo di Next è stato interpellato. Pazienza, ma è davvero così importante portare il proprio punto di vista in queste sedi, quando si scrive o si curano/pubblicano riviste e antologie? Personalmente, non lo credo affatto, ma qui mi si potrà rimproverare - fino a un certo punto, spero - di essere un presenzialista. Tuttavia, in questi casi si spera che la propria opera abbia ricevuto quella visibilità e quell'attenzione necessarie a valorizzarla. Almeno con la Farris mi sembra un'impresa pienamente riuscita e, credimi, sarei stato io il primo a sentirmi felice se, senza essere stato chiamato a pronunciarmi sulla questione e per di più tenendomi ai margini del fandom come riesce a fare Clelia, avessi raccolto le menzioni che ha ricevuto lei. Mi accorgo adesso di aver dimenticato di citare Massimo Citi, proprio del gruppo Alia, il cui racconto "Il perdono a Dio" è stata una delle letture più emozionanti e sconvolgenti che abbia trovato nella SF italiana di questi anni, ma a mia parziale discolpa posso dire solo che sono trascorsi circa 5 anni da quando lo lessi e nello stilare i miei elenchi inevitabilmente mi sono perso qualcosa per strada. Non sarà stata l'unica omissione... Ma questo non dimostra forse con maggior forza che lo stato di salute del nostro immaginario non è poi così depresso?

    3. Non capisco infine la chiosa del post. Mi sembra che tu contrapponga un valore qualitativo alla constatazione della pluralità di voci emerse nella SF italiana di questi anni. Mi devi però spiegare come mai interpreti le due cose come contrapposte. Nel mio intervento, come immagino anche in quello di Proietti, il pluralismo è una constatazione. Il discorso sulla qualità è indipendente da questa constatazione, pur essendo imprescindibile. Nessuno auspicherebbe la pluralità di voci mediocri. Ma a me sembra che qui ci siano le basi per costruire, tra 10 anni, una fantascienza matura, capace di tenere testa molto meglio di quanto già stia facendo oggi alla fantascienza americana o inglese.

    Se ti pare che questo sia poco, allora sono spiacente. Però mi viene anche un sospetto e te lo dico anche se sarò cattivo ;-): se volevi sentire il parere degli autori che si sono cimentati con la SF (o ciò che per loro o il loro editore era la SF) in "Anteprima nazionale", allora mi sorge il dubbio legittimo che le tue considerazioni in risposta a quelle espresse sullo stato di salute della SF da parte di chi la fantascienza la esercita come opzione primaria non potessero essere di natura diversa.

    Ancora una volta, temo, siamo attestati su posizioni inconciliabili.

    Sorry,
    X

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  3. Leggerò se va bene una decina di romanzi di sf durante gli anni davvero buoni quindi non conto, non riuscirei mai a tastare il polso della situazione.

    Piuttosto, vado fuori T abbestia..
    1) Ma belin mi hai conosciuto di persona e ancora dici che ho una personalità di peso? Maddai, ma chi ci crede... Di peso comico, forse...

    2) Molto più importante: hai scattato davvero tu la foto? MI prostro in ammirazione, braverrimo.

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  4. Parlando invece più seriamente...

    Anche io condivido alcuni (non tutti) i dubbi e perplessità che Giorgio nutre nei confronti delle claque, come ricorda Eugenio.

    Vero è che da Gamberetta sono giunte alcune (ovviamente secondo me) critiche più belle e puntuali a vari romanzi di genere ma mentre il suo operato mi piace molto trovo pericoloso il fatto che si possano originare schieramenti, tifoserie più attente allo sberleffo e al flame piuttosto che alla critica dell'opera, schieramenti che lentamente potrebbero diventare sempre più aprioristici e sviluppare posizioni pregiudiziali che non portano a nulla di positivo e costruttivo.

    L'operazione, difficilissima, è riuscire a far calmare i toni e alzare ancora di più il livello di attenzione critica.
    Certo che anche su anobii (non sono iscritto, come a facebook, non so bene cosa accada da quelle parti) i toni e le idee sono quelle riportate da Eugenio è evidente che la situazione non è per nulla rosea...

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  5. @ Eugenio: mmm… sai che non credo che qui da noi fantascienza e fantastico (specie nella sua incarnazione fantasy - nel senso di mondi letterari post-tolkeniani) siano assimilabili nello stesso calderone librario?
    Non so se è una fortuna o meno, ma secondo me fantascienza e fantasy nostrani viaggiano su binari molto molto diversi. Se il secondo ha ormai consolidato un mercato con caratteristiche precise (che poi a me e a te non piacciano, beh… è un altro discorso, che hai riassunto benissimo nel tuo commento), la fantascienza è ben lungi da avere una visibilità libraria paragonabile a quella di Troisi e compagnia bella.
    Forse per questo motivo la narrativa fantascientifica italiana è decisamente più variegata, spaziando in lungo e in largo tra gli ampi confini del genere. Purtroppo alla varietà della proposta spesso non si accompagna una qualità della scrittura e una professionalità - una consapevolezza mi verrebbe da dire - altrettanto spiccata. (I motivi secondo me sono vari, alcuni storici, altri contingenti, ma magari se ne parla in un altro momento),
    Questo per quanto riguarda chi la fantascienza la scrive.

    La scena è invece (purtroppo?) molto più omogenea se la si considera dall'altro lato. Se gli editori ci volevano semplici consumatori di parole direi che ci sono perfettamente riusciti, almeno a vedere le difficoltà che si incontrano quando si cerca di uscire dal circolo delle tifoserie contrapposte, o dei fan duri e puri o, appunto, delle claque che accompagnano quelle che sono diventate le voci più autorevoli della rete dei lettori.
    Come scrive bene Elvezio qui sopra, il problema non è tanto la Gamberetta del caso. Se non altro i suoi interventi erano sempre decisamente precisi, approfonditi e dettagliati. Che si fosse d'accordo o meno, fornivano comunque argomenti per una discussione sui testi che era/è difficile trovare altrove.
    Quello che lamentavo era la degenerazione di queste discussioni. Io posso anche attribuire parte delle responsabilità al tono insopportabile del Gambero, ma alla fine chi deragliava era la claque che frequenta(va) quelle pagine.

    A questa riflessione ne consegue quasi inevitabilmente che il "tono" e i "modi" che abbiamo di affrontare certi argomenti diventa quasi più importante della sostanza dei nostri discorsi. Lo speciale di Delos in questo senso è un esempio perfetto.
    Io non ho una soluzione, ma se credo che un minimo di accortezza nell'espressione delle nostre opinioni sia doveroso, sono anche convinto che un eccesso di prudenza rischi davvero di anestetizzare qualsiasi tentativo di discussione. E senza discussione, senza confronto, non c'è crescita.

    (Giovanni, Elvezio, portate pazienza. A breve, spero, le altre risposte…)

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  6. @ Giovanni: per prima cosa voglio tranquillizzarti. Non pensavo a te quando parlavo di melassa. Mi riferivo piuttosto alla sensazione che mi assaliva le papille gustative leggendo alcuni dei pezzi che compongono lo speciale. Poi magari il termine "melassa" non è il più preciso per descriverla, però oh… questo è quel che m'è venuto. Di nuovo, porta pazienza.

    1. Meglio Verso o Banks? Meglio Catani o McDonald?
    Il problema non si pone, finora le alternative hanno avuto sempre mercati diversi. Agli italiani l'edicola, ai maestri britannici gli scaffali delle librerie.


    Oddio, 'mo mi fai diventare acido, ma oh… in quali librerie sei entrato ultimamente? Che in quelle che frequento io è un pezzo che non mi imbatto in Banks (o in MacDonald o in …)
    In altre parole, ci fossero davvero mercati diversi, sarei - di nuovo! - il lettore più felice dell'universo. Purtroppo in questo piano della realtà tocca accontentarsi di Urania e poco altro. Per cui ribadisco i miei dubbi. Se poi tutta la fantascienza italiana pubblicata fosse al livello di quella prodotta da Farris (o da te, o da Citi, o da Cola, da Mana o da … ) allora ovviamente il problema non si porrebbe neppure. In altre parole, a me piacerebbe un mondo in cui le scelte editoriali non fossero legate alla nazionalità, quanto piuttosto alla qualità della proposta. A me pare che ora le cose non vadano proprio così…

    Perché non sono stati interpellati la Farris o il gruppo di Alia?
    Questo è un falso problema. E soprattutto è una domanda che non mi sono mai permesso di fare.
    Quel che dicevo nel post era piuttosto che mi sarebbe piaciuto leggere le opinioni di persone slegate dal mondo fantascientifico che conosco e frequento abitualmente. Tutto qua. A questo discorso si lega anche l'accenno che facevo agli autori che NON frequentano abitualmente il genere ma che si sono trovati a frequentarne i territori. Il mio obiettivo è il solito: uscire dalle secche del ghetto e allargare quanto più è possibile la cerchia degli interlocutori potenzialmente interessati alla fantascienza.


    Sul punto tre faccio fatica a seguirti, temo ci sia un fraintendimento alla base. Quando parlavo di pluralità di voci, mi riferivo al fandom nel suo complesso, non (solo) a chi la fantascienza la scrive o la critica professionalmente. Quelle voci che nel sogno di Salvatore dovrebbero formare un coro polifonico per innalzare la fantascienza italiana nell'alto dei cieli, beh… suonerò come il solito spaccamaroni, ma credo che le voci discordanti possono essere anche un valore, non solo una zavorra.


    Riguardo invece l'ipotetica inconciliabilità delle nostre opinioni. Beh… io la vedo in maniera opposta. :-)
    Abbiamo semplicemente prospettive e punti di vista contigui e non sovrapponibili. Tu sei uno scrittore e bene o male la tua essenza di autore ti obbliga a veder le cose in un certo modo. Io sono solo un lettore, il mio approccio è per forza di cose diverso dal tuo.
    Diverso non vuol dire migliore o peggiore solo, appunto, diverso.

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  7. @ Elvezio: oh! Finalmente qualcuno che nota le meravigliose foto che corredano i miei post. :-)
    Sì, la foto qui sopra è mia, grazie per l'apprezzamento!

    Sulla "critica dal basso" direi di aver già detto - tra post e commenti vari - tutto quello che avevo da dire. Non posso che concordare con te quando auspichi un rilassamento dei toni e un approfondimento dei temi. Vedremo così ci aspetta nei prossimi mesi…
    Aggiungo solo una cosa su Anobii, che come piattaforma di archiviazione e consultazione mi pare davvero ottima, ma che mostra invece tutti i suoi limiti quando si prova ad utilizzarla come luogo di discussione. Insomma, secondo me non è quello il sito più adatto per prendere la temperatura del clima della rete.

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  8. Anobii ha il pregio di mettere nello stesso (stretto) spazio sia i lettori occasionali, distratti e passivi (molti), sia quelli attivi, partecipativi ed esigenti (pochi).
    Magari i secondi potrebbero spingere i primi a migliorare le aspettative e le capacità di giudizio.
    A volte la blogosfera non mi sembra sufficientemente divulgativa: una sorta di circolo vittoriano dove galantuomini scambiano illuminate e divergenti opinioni che non arrivano mai all'uomo della strada.

    Se non è a questo che ti riferivi, qual'è un sito adatto?

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  9. I pregi di Anobii che sottolinei sono gli stessi che mi hanno attirato sul sito. Poter provare al volo le sensazioni che la data lettura riesce a procurare è già molto di più di quel che offre qualsiasi spaccio di libri. Poi certo, va fatto il solito lavoro di scrematura, però Anobii è riuscito a restituire molta delle freschezza perduta anche ai volumi più impensabili. Per non parlare del godimento che si prova a vagare per una libreria pressoché infinita…

    Detto questo, io su Anobii faccio davvero fatica a dialogare con gli altri lettori. I feedback sotto i singoli romanzi sono ingestibili, gli scambi col singolo utente andrebbero anche bene, solo che a quel punto si sovrappongono malamente a uno scambio di mail.
    Rimangono i gruppi, che per quel poco che ho visto sono più simili a generatori di rumore che a veicoli d'informazione. Potrei sbagliarmi, ma la mia impressione è questa.
    ('sta cosa dell'uomo della strada è carina, ma se questo omino ipotetico riesce ad arrivare su Anobii credo che i blog non gli siano poi così distanti. Comunque a me galantuomo non me l'ha mai detto nessuno! :-))

    BTW non credo esista un sito adatto a tastare il polso della rete. Per quella che è la mia limitata esperienza non esistono alternative dal vagare qua e là con le antenne ben dritte e sniffare l'aria che tira.

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  10. Melassa... mah, chi lo sa. D'altra parte il dolce stanca molto meno dell'acido...

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  11. Ehilà Silvio!
    Benvenuto da 'ste parti!

    Sei passato per confermare le tue tesi preconfezionate o hai intenzione di approfondire?

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  12. Nessuna intenzione. Così come c'è chi preferisce McDonald a Catani, io preferisco altre letture a questo genere di blog.
    S*

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  13. Ciao Iguana,

    sono Carmine Treanni e con spirito costruttivo, mi permetto di fare alcune osservazioni su ciò che dici e lo faccio per due buone ragioni: la prima, non mi nascondo dietro un dito, per difendere lo speciale e il lavoro che tutti abbiamo fatto su Delos e il secondo è perché credo che il dibattito sia sempre fonte di ricchezza per tutti. Ti prego, però, anche di considerare questo il mio unico intervento, che faccio solo perché ritengo giusto spiegare le ragioni della rivista che curo e per salvaguardare anche il lavoro dei collaboratori di Delos.

    Mi scuserai se rispondo alle tue considerazioni un po’ in ordine sparso, sperando comunque di essere esaustivo.

    1 Ti lamenti di una certa dose di melassa sparsa su tutti gli interventi. Francamente, il tono degli interventi di contorno mi sembra equilibrato. Io nell’editoriale (scusa per l’autocitazione) parlo di luci e di ombre, dico che non è il caso di esaltarsi, ma nemmeno di darsi la zappa sui piedi. La fantascienza italiana, in generale, però mi sembra molto viva e questo a prescindere dalla qualità (sulla quale però risponderò tra poco), nel senso che le proposte delle varie case editrici specializzate è varia, ci trovi tutti i tipi di sf e il lettore può scegliere, e non mi sembra poco; e poi la quantità è numericamente rilevante, anche in proporzione ai libri di fantascienza in generale che vengono pubblicati in Italia. Urania ha cominciato questo 2010 con ben quattro romanzi italiani, due su un Millemondi e due su Urania e tutti sono di argomenti e generi diversi fra loro. Scusa se su questo mi dilungo altre due righe: lo speciale è nato proprio da questa mia personale constatazione. Negli ultimi cinque anni sono emersi nuovi autori, nuove tendenze (il Connettivismo può piacere oppure no – e a me, se a qualcuno interessa, piace moltissimo – ma è obiettivamente un’assoluta novità nel panorama italiano che francamente era impensabile solo un decennio fa), vengono ristampati con una certa regolarità alcuni “classici italiani” (Elara e Urania Collezione, ma anche Edizioni della Vigna). Io di alcune cose che pubblicano alcuni editori, ho la fortuna di avere le prime edizioni, ma è così per tutti i lettori di SF ed in particolare per le nuove generazioni? Quando le radici di Aldani (grazie a Malaguti e a Lippi) era un romanzo che meritava da tempo una ristampa e per fortuna ne abbiamo avute addirittura due in pochi anni. Per me questi sono segnali di una certa vivacità … Questo è un dato obiettivo, facciamolo il calcolo dei romanzi italiani pubblicati negli ultimi tre o quattro anni (e scusa se anche su questo ritornerò tra poco) e forse scopriremo che parliamo di numeri interessanti…

    Ritornando alla melassa, Salvatore Proietti, nella prima risposta alla mia intervista, in una disamina sulle vicende della SF in Italia critica pesantemente le strategie dell'editoria italiana. Spiega – a mio avviso chiaramente - quale sia la strategia delle case editrici: non sono interessate a fare un catalogo di slow sellers. In una battuta: evviva Dan Brown, abbasso Sturgeon. La conclusione di Salvatore alla mia domanda è: “La morale è: gli autori italiani trovano un loro spazio autonomo in proporzione all’attenzione dedicata alla SF in generale”. Detto in altri termini, se non c’è fantascienza nelle librerie italiane a maggior ragione non c’è la sf italiana.

    ... continua

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  14. A Giampaolo Rai ho chiesto io di fare una panoramica della sf italiana degli ultimi anni in termini puramente di: facciamo un elenco di ciò che è stato pubblicato. Il compito è stato assolto egregiamente, ma, come mi aspettavo, Giampaolo è andato oltre e non si è tirato indietro, altro che melassa. Scrive a proposito del romanzo di Verso: “Questo romanzo ha suscitato roventi polemiche sia per le scene di sesso esplicito che per il linguaggio particolare, dividendo gli appassionati tra l’ammirazione di chi ha apprezzato il risultato globale raggiunto e il netto rifiuto di chi si è concentrato sulla scarsa chiarezza di alcuni passaggi, o sulle scene ritenute troppo spinte.”

    Ho chiesto io a Giampaolo di procedere in questo modo perché non volevo fare un copia e incolla delle sue recensioni, che chi vuole può leggere su Fantascienza.com. Ma Giampaolo è stato a mio avviso corretto e obiettivo quando ha riportato che intorno a certi romanzi ci sono state delle critiche e delle voci discordanti.

    2 Veniamo al cuore della tua critica e spero che con quello che dico di non suscitare troppe ire. Ti cito testualmente: “la presenza di un maggior numero di pubblicazioni di autori italiani è andata a discapito della produzione straniera. Da lettore a lettore: siamo sicuri che preferiamo leggere Francesco Verso piuttosto che Iain Banks? o Vittorio Catani invece di Ian McDonald?”
    Tu sostieni che se Urania pubblica gli italiani non può pubblicare Iain Banks o Ian McDonald. Prima di tutto, permettimi di dirti che il paragone che fai tra Francesco Verso e Banks è francamente ingiusto. Non si può mettere sullo stesso piano, facendo il gioco della torre (chi buttiamo giù?) un giovane autore italiano e un Mostro sacro della science fiction. E come dire: confrontiamo il sottoscritto, curatore di Delos, con Horace Gold, mitico direttore di Galaxy. È ridicolo. Non sarebbe giusto nemmeno paragonare Verso con Catani se il metro deve essere: pubblico l’uno oppure l’altro? Se fosse così, nuovi e giovani autori non dovrebbero mai essere pubblicati.

    Detto questo, su Urania nel 2009 su dodici numeri, solo due sono italiani: Verso, Premio Urania, e Tonani. Non mi sembra che ci sia tutta questa invasione. Lo stesso vale per Odissea della Delos Books: sono apparsi tre romanzi. Ti cito due pubblicazioni che vanno rispettivamente in edicola e in libreria. Il ragionamento che tu fai può anche essere ribaltato: ti sembra giusto che una collana di fantascienza che arriva in edicola o in libreria non pubblichi gli italiani? A me no, da lettore, mi piace leggere tutto, anche la SF nostrana. Che poi il singolo romanzo piaccia o no, questo è un altro discorso. Se Lippi su Urania avesse pubblicato qualcosa come sei uscite di italiani e sei uscite di autori stranieri, allora potrei darti ragione, ma così non è e mi sembra che le proporzioni siano rispettate e anzi, in passato – per evidenti motivi di mercato – non lo erano. Su Urania, come su altre pubblicazioni, il lettore ha sempre il libero arbitrio di non comprare. A me, ma credo anche a te, capita anche per certi autori americani e inglesi. Da osservatore esterno, credo ad esempio che Viviani su Odissea abbia cominciato a pubblicare gli italiani non prima che la collana trovasse una sua dimensione culturale e una collocazione sul mercato. I tempi erano maturi e si è potuto aprire agli italiani.

    Tale apertura agli italiani di praticamente tutte le case editrici specializzate è a mio avviso un fatto culturale, prima di tutto. Non voglio essere mieloso e dire che non conta il mercato e il numero di copie vendute: se gli italiani vengono pubblicati è in qualche modo consentito anche dal mercato. Ma è anche, consentimi di ribadirlo con forza, un fatto culturale. Non era così fino a pochi anni fa. Urania pubblicava solo il vincitore del premio e la Perseo era la sola a pubblicare regolarmente gli italiani, ma con il limite della distribuzione diretta e non in libreria.

    ... continua

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  15. 3 Ci accusi di aver raccontato una bella favoletta, quella della fantascienza italiana, dove va tutto bene e tutto funziona. E ancora dici: “mi interessa ribadire che a mio parere l'unica risposta al rumore non è tapparsi le orecchie quanto piuttosto fare buona musica, che l'unica risposta al pressapochismo è l'informazione dettagliata, che le chiacchiere superficiali si possono sconfiggere solo con l'approfondimento”.

    Scusa, ma qui mi sento tirato in ballo e devo ballare. Lo speciale è stato costruito su due diversi cori, per restare dentro la metafora musicale. Primo: abbiamo chiesto a 12 scrittori italiani di fare il punto sulla sf italiana. Credo, ma posso sbagliare, che vi siano rappresentati un po’ tutte le anime della sf nostrana, ma non solo: ci sono autori che pubblicano anche con molte case editrici. C’è, ancora, un autore come Luca Masali che oggi pubblica con editori non specializzati e permettimi di sottolineare che c’è anche Laura Iuorio che pubblica con la Fanucci e che non mi pare frequenti spesso il mondo della science fiction nostrana. Si certo, si poteva fare di più e di questo mi assumo tutta la responsabilità. Sicuramente potevo interpellare la Farris e quelli di Alia, o Avoledo. Ma ricordo che della Farris è stata pubblicata su Delos un’intervista di Irene Vanni sul numero 119 dove parla anche della sf italiana e che probabilmente qualcuno poi mi avrebbe accusato di essere deloscentrico, solo perché la Farris è stata pubblicata da Viviani, da Silvio Sosio, con la prefazione al romanzo di Proietti. Per quanto concerne Alia, c’è Catani, il curatore dell’antologia proprio degli italiani. Infine, permettimi di ricordarti che sia Giampaolo sia Salvatore Proietti parlano di Avoledo. Anzi, Salvatore Proietti lo cita più volte come esempio per le sue riflessioni. Potrei dire a parziale discolpa che ho interpellato altri autori che non mi hanno risposto, ma credo che non si possa dire che le risposte degli autori che ci sono non siano ottima musica. Anzi, mi sarei aspettato che sulla risposta di Masali si levassero voci inc….te, e invece niente. Per chi non ha letto l’intervento di Masali, stiamo parlando di fuffa… ops.. volevo dire fantascienza.

    Per quanto riguarda gli autori di Anteprima nazionale, tu davvero li consideri rappresentativi della sf italiana (a parte Evangelisti, ovviamente)? Io no, per carità sono bravissimi, ma avrei gradito da Minimum Fax o se vuoi da Feltrinelli, Einaudi o altri un’antologia con Catani, Curtoni, Malaguti, De Matteo, Tonani, Cola….

    L’altro coro è formato ovviamente da Salvatore Proietti e da Giampaolo Rai. Quest’ultimo, è la persona che regolarmente recensisce una quantità rappresentativa di tutta la sf che esce in Italia, italiani compresi. Le sue recensioni sono accessibili da tutti e il suo è un osservatorio di tutto rispetto che credo in questo momento non abbia pari, o no?


    ... continua

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  16. Salvatore Proietti non ha bisogno di presentazioni e soprattutto delle mie lodi, ma consentimi di dire che ciò che dice nell’intervista è una lucida ed obiettiva analisi della situazione. Ad un certo punto usa una metafora che è a mio avviso calzante a proposito della sf italiana: parla di bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Solo che la differenza è che lui, e anche io, preferiamo guardare il bicchiere mezzo pieno, con un ottimo vino fresco e rinfrescante, e lavorare per riempirlo. Tutto qui. Non è buonismo. Si può e si deve criticare la sf italiana, ma non era questo l’obiettivo dello speciale di Delos. L’obiettivo mio era di fare il punto sulla fantascienza italiana non tanto dal punto di vista della qualità dei romanzi, quanto dal punto di vista del mercato, della visibilità, della percezione da parte di tutti se c’è qualcosa di nuovo. Il mio assunto, la mia ipotesi era ed è che il momento è positivo, perché si pubblicano un buon numero di romanzi ed antologie di autori italiani. Il che non vuol dire tutte di elevata qualità, anzi. Ma questo vale anche per gli autori americani o inglesi. C’è varietà e c’è buona fantascienza italiana e fantascienza italiana meno buona.

    Salvatore nelle risposte alla nostra intervista affronta comunque la questione della qualità dei romanzi italiani, ne cita alcuni e ne da un giudizio, ma parla anche di tutta una serie di problemi con risposte che sono chiare, dettagliate e senza retorica. Parla di quale deve essere l’identità della sf nostrana, la confronta con quella americana e non mi sembra che sia tenero, parla dei rapporti tra la cultura alta e quella bassa, affronta come storicamente è stata intesa e viene ancora intesa oggi la letteratura fantastica nel nostro paese da parte della cultura ufficiale. Posso sembrarti di parte, ma l’intervista (ma anche lo speciale) è ricco non solo di dettagliate informazioni, ma di analisi che francamente sono lucide, che fanno riflettere e per me tutto questo è musica, altro che rumore di fondo. E insomma, il pressapochismo non appartiene ne a Delos ne a Proietti e Rai. Anche Giampaolo fa delle considerazioni qualitative sui romanzi che cita e francamente ha fatto davvero una disamina completa di quello che è uscito di fantascienza nel 2009.

    In risposta ad una domanda sui Connettivisti, poi, Salvatore va molto oltre tutto ciò e scrive parole che personalmente sono per me illuminanti: “Invece di apocalittici e integrati della rivoluzione mediatica, non solo la fantascienza ma tutta la cultura e la società di questo paese hanno bisogno di codici che aiutino ad affrontare, immaginare il futuro in maniera critica, ponendosi domande, delineando incubi e speranze.”

    4 In conclusione, per me le voci dissonanti non sono rumore, ma ricchezza, purché si parli uno alla volta, con ragione e adeguati strumenti e ci si metta nella posizione di voler ascoltare veramente gli altri, a cominciare dagli scrittori. Poi le opinioni possono essere opposte e restare divergenti, ma parlare per partito preso - come fa una parte piccola quanto rumorosamente vociferante del cosiddetto fandom, dico cosiddetto, online su blog e forum - contro la sf italiana (a me piace di più parlare di fantascienza scritta da autori italiani, ma è un vezzo tutto mio) è un atteggiamento che francamente non capisco che talvolta si riscontra perfino in alcuni professionisti che – come scrivo nell’editoriale - pensano solo al proprio orticello, infischiandosene di quello vicino.

    ... continua

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  17. Per quanto riguarda il Sogno di Salvatore Proietti, personalmente ribadisco – come ho fatto nell’editoriale – di condividerlo al 100%. Però ti prego di notare che prima del sogno, Salvatore e io (attraverso le mie domande) parliamo di realtà, di fatti, di scrittori e romanzi, di strategie editoriali che ci sono dietro alle scelte degli editori.

    Sono un po’ duro, ma credo che tu abbia aperto la pagina web dove c’è lo speciale di Delos sulla sf italiana e letto superficialmente i suoi contenuti.

    Puoi considerarmi di parte, certo, ma se i toni che usiamo noi di Delos sono da melassa, come devo giudicare i toni che usi nel finale del tuo intervento e nella risposta a Sosio?

    Un saluto
    Carmine Treanni

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  18. Ciao Carmine!
    Accidenti che risposta! 'mo mi tocca impegnarmi la giornata per una risposta esaustiva!
    Innanzitutto ti ringrazio per il tempo perso, prima a leggere il mio intervento e poi per articolare la tua massiccia risposta. Tiri in ballo un sacco di argomenti e lo fai in maniera decisa ma pacata, il modo migliore insomma. Come del resto apprezzo la tua difesa a spada tratta del lavoro delle persone che hanno collaborato alla realizzazione dello speciale delosiano.
    Detto questo credo che anche per te valga in qualche modo la risposta data a X qui sopra. Vediamo le cose da una prospettiva diversa.
    Nei prossimi commenti cercherò di spiegare meglio il mio punto di vista.
    Nel frattempo abbi pazienza che i miei tempi son quello che sono.


    ah… già che ci sono rispondo anche a Silvio.
    Guarda, tu sei liberissimo di non leggere questo blog, ci mancherebbe.
    Però lasciami dire che a me manca un sacco il vecchio Silvio, che era una delle persona più ragionevoli, disponibili e illuminate che frequentavano il mondo della fantascienza italiana. E tu non sai quanto mi dispiace vedere come negli ultimi mesi la tua presenza nel fandom - almeno negli spazi che condividiamo - si sia ridotta a qualche secco commento e qualche battuta sprezzante, quando per me eri un esempio di capacità dialettica, spirito costruttivo e disponibilità alla discussione.
    Mi spiace davvero ci si sia ridotti a questo livello di confronto.

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  19. Non seguendo la scena sf purtroppo mi perdo buona parte del senso degli interventi, ma vorrei fare i complimenti (a prescindere dall'essere più o meno d'accordo, ci mancherebbe) a Carmine Treani per la splendida disposizione al dialogo e al confronto.
    Avercene, davvero.
    Grazie Carmine.
    Ora torno a sedermi e mi gusto le risposte dell'Iguana...

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  20. Scusate l'attesa, ma l'intervento di Carmine Treanni merita una risposta il più possibile esaustiva. Non è detto che riesca a fornirgliela, ma almeno proviamoci.

    Per semplificare e razionalizzare il discorso ho diviso gli argomenti in due distinte risposte. Questa che vedete nello spazio commenti ha lo scopo di ripulire la questione dagli aspetti più superficiali e di tentare di chiarire quelli che a me paiono dei fraintendimenti nella lettura del mio post iniziale.
    A questo commento seguirà un nuovo post che nelle mie intenzioni dovrebbe essere un tentativo di capire da dove nascono le divergenze tra i nostri rispettivi punti di vista sullo stato, e i possibili sviluppi futuri, della fantascienza scritta in Italia.

    Innanzitutto sgombriamo il campo dalla melassa. Non mi interessa insistere su 'sto punto. Secondo Carmine (come pure secondo Giovanni) i vari pezzi che compongono lo speciale sono realistici ed equilibrati nel ritrarre lo stato dell'arte della fantascienza italiana. Ok, ne prendo atto. Io la vedo in maniera diversa, ma credo che questo punto sia piuttosto marginale ai fini della discussione.
    Non è sul tono o il sapore dei discorsi che preferisco confrontarmi, piuttosto sui contenuti e sulla loro percezione.

    Altro punto da chiarire: come già dicevo nella risposta a X, io non rimprovero alla redazione di Delos di aver interpellato quei 12 scrittori. La mia nota al riguardo era del tutto personale: mi sarebbe davvero piaciuto leggere l'opinione di persone che normalmente non girano nell'orbita di quella parte del fandom che già conosco e le cui opinioni, nonché la cui compagnia, ho già avuto modo di apprezzare. Niente di più, niente di meno.
    Discorso leggermente diverso per quanto riguarda quegli autori che non frequentano abitualmente il genere ma che si sono avvicinati (più o meno consapevolmente) ai suoi canoni. Io credo che sarebbe una buona idea (o almeno qualcosa che mi interesserebbe conoscere) avere l'opinione di qualche addetto ai lavori sulla percezione che si ha della fantascienza al di fuori degli angusti confini del ghetto. Ora io non mi azzarderei mai ad accusare Delos di non aver fatto qualcosa che non era nemmeno nei loro programmi. Anche in questo caso era un desiderio del tutto personale.

    E per finire una nota sull'intervista a Salvatore Proietti.
    Io ho la massima stima per Proietti: è uno dei pochi, pochissimi intellettuali che provenienti dall'accademia hanno deciso di sporcarsi le mani con la letteratura di genere. Mi piacerebbe avere un decimo della sua competenza quando tratta la storia e gli sviluppi della fantascienza, o aver letto - e ricordare! - metà dei testi che lui è capace di citare in ogni suo articolo. Il suo ruolo come storico della letteratura è fuori discussione.
    I miei dubbi sui suoi articoli nascono semplicemente dalla constatazione che se sono utilissimi come contributo critico alla comprensione della filogenesi letteraria di un determinato testo, e dei legami che si instaurano tra realtà storica e letteratura, dal punto di vista del lettore, qui e ora, non mi dicono nulla sulla capacità di una data opera di colpirmi. In altre parole, ma questo a Salvatore l'ho già detto personalmente, i suoi interventi sono utilissimi a mettere le cose in prospettiva, ma cavoli, sembra che a lui piacciano tutti i libri che legge! E secondo me, senza discrimine tra roba buona e meno buona non c'è crescita, non c'è futuro.
    Ma a questo proposito vi rimando al post che spero di riuscire a pubblicare più avanti nel corso della giornata.

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