Interrompo per un momento l'elenco delle letture estive per un post dedicato all'ultimo libro letto nel torrido agosto 2009.
Certo, potevo inserire queste note nell'elenco insieme alle altre, ma credo che Bad Prisma meriti un trattamento privilegiato. Non è forse vero, fantasy a parte, che la letteratura di genere in Italia ha vita difficilissima? Che i pochi coraggiosi autori che si dilettano a creare storie e personaggi più o meno spaventosi hanno vita grama quasi quanto quelli che insistono a scrivere fantascienza? Che gli sbocchi editoriali si contano sulla dita di una mano mozza?
Bad Prisma poteva essere l'Occasione per rompere il muro. Un'antologia pubblicata da un Grande Editore distribuita in migliaia di copie in tutta la penisola. Un libro per il Grande Pubblico, finalmente in grado di apprezzare l'arte altrimenti sotterranea di questa schiera di grandi Autori nostrani.
Beh… dopo aver letto fino all'ultima pagina Bad Prisma mi chiedo se le colpe della scarsa considerazione di cui gode la scena horror / fantascientifica italiana siano solo degli editori. O se non sia invece cosa buona e giusta stendere un velo pietoso sulle capacità di comporre narrativa non dico memorabile, ma almeno interessante, di questi virgulti del gotico nazionale.
Ancor prima di accennare ai racconti sarà il caso di sottolineare che a mio parere Bad Prisma è indecente (sì sì, ho scritto proprio indecente) soprattutto in quanto prodotto editoriale nel suo complesso. Dalla lettura del volume non ho ben capito chi sia il responsabile ultimo dell'operazione. Chi ha scelto i racconti, chi li ha letti, chi li ha controllati. Il nome di Danilo Arona è speso abbondantemente, ma non sono sicuro che sia lui l'unico responsabile dello sfacelo. In ogni caso, chiunque sia stato a occuparsene, vorrei che sapesse che dal punto di vista della cura editoriale credo che questa sia la peggiore antologia mi sia mai capitato di leggere.
Pensate che sia troppo drastico? Che qualche oscuro preconcetto abbia offuscato il mio giudizio? Allora vediamo di entrare nel cuore di questo prisma molto molto cattivo. Parliamo dei racconti. La qualità generale è davvero bassa. Di racconti buoni ce n'è uno: Il tratto nero (Giacomo Cacciatore, che ci fai in mezzo a 'sto pastrocchio?). Un altro si salva per il notevole capovolgimento finale (l'autore è Gianfranco Nerozzi, che evidentemente non è l'ultimo arrivato), ma la maggior parte dei partecipanti si accontenta del compitino più o meno dignitoso, più o meno - solitamente molto meno - originale.
La caratteristica di Bad Prisma che però mi ha davvero indisposto nei confronti del volume è la sequela incredibile di errori grossolani, ignoranza spicciola, pressapochismo dilagante e incuria che caratterizza la maggior parte dei racconti.
Abbiamo personaggi che nel giro di un paio d'anni raddoppiano la loro età, un settantenne che da bambino - negli anni 40/50 del secolo scorso - indossa t-shirt dell'Uomo Ragno mentre assiste il padre rimasto vittima di un incidente sulla A13 (già…), racconti che passano con noncuranza dalla prima alla terza persona e ritorno. In altri racconti, peraltro interessanti (penso a la La forcella del diavolo) si dimostrano conoscenze per lo meno approssimative di storia e geografia. In un altro, Melissa Project, probabilmente il racconto peggiore dell'intero volume (e non era facile!), il cumulo di illogicità, la crassa ignoranza della materia narrata e la pura e semplice incapacità compositiva raggiunge l'acme con una storia di fantascienza che solo a ripensarci c'ho i conati.
Poi c'è il grande nome, ovvero Alan D. Altieri, con un racconto che spacca il culo ai passeri you blooda muthafucka (cioè, ok… era per adeguarmi al suo stile) ma che insomma mi ha lasciato un paio di dubbi: perché i suoi personaggi passano con tanta disinvoltura dall'italiano all'americano? A 'sto punto non era meglio lasciare tutti i dialoghi in lingua?. E poi per quale motivo in un racconto il cui fulcro è il pessimismo apocalittico di una realtà devastata dall'intervento armato dell'uomo si presentano armi e tecnologie belliche con tanto declamatorio entusiasmo? Sono l'unico che avverte una qualche morbosa contraddizione?
Di esempi altrettanto edificanti sul valore medio dei racconti di Bad Prisma ce ne sarebbero ancora a pacchi, ve li risparmio (e me ne risparmio la rilettura, che ho già dato). La cosa più sconvolgente, a dimostrazione di una mancanza di professionalità fuori misura, è che la maggior parte di questi, chiamiamoli passi falsi, in cui si incappa nel corso della lettura è immediatamente percepibile. Com'è possibile che un progetto programmaticamente ambizioso come questo venga mandato alle stampe e distribuito in queste condizioni?
Ma lì in Mondadori non avete proprio nessuna vergogna?
…
Io sono arrivata a conclusioni simili sulla qualita' di base della materia prima racconto ai tempi di Omelas. La mia disillusione profonda per la scrittura italiana risale ad allora.
RispondiEliminaIo invece negli ultimi anni m'ero un po' ricreduto. Le ultime antologie lette (quelle connettiviste, Alia, lo stesso Robot) seppur con qualità delle proposte molto altalenanti, mostravano una cura editoriale e una dedizione alla scrittura che questo Bad Prisma se le sogna.
RispondiEliminaCon la differenza sostanziale che le prime hanno una distribuzione pressoché fantasma, mentre quest'ultima è facile che diventi lo specchio della qualità della narrativa di genere in Italia.
Siamo davvero messi bene.
A nome di tutti gli Alienati,grazie per la preferenza accordataci :-P
RispondiEliminala peggior antologia mi sia mai capitato di leggere?
La ferocia!
Ora lo sai che mi toccherà mettere in piedi un post sulle cinque migliori antologie che io abbia mai letto, vero?
:-D
Ciao Iguana,
RispondiEliminacome Alienato ringrazio anch'io. E' bello che ogni tanto qualcuno ci ricordi ^^.
Davide, Massimo, ricordarsi di Alia è un piacere, se poi il confronto è con operazioni come questo Epix, beh… allora diventa doveroso.
RispondiEliminaComunque, per tornare a Bad Prisma, mi sono reso conto che nel post non ho citato un altro racconto che invece avrebbe meritato ben altra vetrina. Mi riferisco a Berggasse 19, di Alessandro Defilippi, da me colpevolmente ignorato forse perché situato a inizio volume, prima che le cose precipitassero definitivamente.
Ah… Davide, ho dato un'occhiata alla tua top five, stavo già pensando a qualche titolo per rilanciare il giochino, però con certe barriere all'ingresso per me è praticamente impossibile!
Mi sorprendeva infatti l'assenza di Alessandro Defilippi dalla lista dei "salvati".
RispondiEliminaQuanto alle antologie, vedrò di espiare con una seconda top five...
Bad (nomen, omen?) Prisma non l'ho letto, però sul blog Urania ho dato tutta la ragione alla tua libertà di esprimere un parere. Altri invece continuano a sfegatarsi contro l' "eretico" che ha osato criticare...
RispondiEliminadhr
Ciao Dario, beh… da quel che ho visto in giro attaccare chi esprime un'opinione invece che entrare nel merito delle critiche espresse sembra essere di gran moda in questi tempi. (vedi anche quei simpaticoni del forum dei lettori di Altieri)
RispondiEliminaContenti loro… del resto chi sceglie quel genere di approccio si qualifica da solo.
(per i curiosi: la discussione cui fa riferimento Dario la trovate sul blog di Urania)
Io l'ho letto in un paio di pomeriggi al mare molto in relax e non mi sono accorto delle cose che segnali.
RispondiEliminaNel complesso l'ho trovata un'antologia gradevole per l'uso che ne ho fatto, pur con alcuni punti bassi (il racconto sul MMORPG?).
Per quello che riguarda la fascinazione tecnologica nel racconto di Altieri, sì, c'è un'ambiguità, che mi sembra però voluta e in linea con quello che scrive di solito, in cui l'esposizione dei dati tecnici degli oggetti meccanici è sempre un punto centrale.
ciao,
a.
Avevo una risposta elegante, ma questo box è troppo stretto per contenerla...
RispondiEliminahttp://www.fantascienza.com/blog/melafuori/2009/09/09/come-non-si-reagisce-ad-una-recensione-ovvero-lo-stato-delle-lettere/
Plaudo alla risposta di Anna e al coraggio di Giorgio nello scrivere questo post. Quando l'ho letto non ho avuto dubbi che sarebbe stato ferocemente attaccato.
RispondiEliminaIo Bad Prisma non l'ho letto, ma non mi sorprenderei se Giorgio avesse ragione, visto che purtroppo, avendone lette tante, mi sto convincendo che la qualità media delle antologie italiane di genere (qualunque genere) è spesso abissale.
Una sola osservazione: ho letto "Frammenti di una rosa olografica", e dentro c'erano sicuramente dei discreti racconti, ma anche diversi che erano parecchio sotto la soglia di pubblicabilità. Anche lì ci sarebbe voluto più coraggio nel dire di no a persone che magari sono entusiaste sostenitrici del connettivismo, ma proprio non sanno scrivere...
Le reazioni del pueblo all'Iguana-critica sono assolutamente meravigliose.
RispondiEliminaMolto più fantastiche di tante cose che per fantastico vengono spacciate.
Fra tutti (ammetto di aver saltato qua e là perché la monotonia impera), mi piace molto il gentiluomo che ribadisce il diritto del lettore pagante di dichiarare il proprio scarso gradimento, ma senza segnalare errori marchiani o usare aggettivi come "stomachevole".
Insomma, siamo liberi di
a . pagare
b . investire tempo nella lettura
c . non gradire
d . tacere a riguardo.
Che meraviglia!
Questo sì che è rispetto per il lettore.
Anni addietro rispedii ad una (allora) nota casa editrice la copia di un romanzo acquistato a caro prezzo, con tutti gli errori di traduzione (in media due per pagina nelle prime cento pagine) segnati in rosso.
Ero giovane ed impulsivo.
Non ebbi risposta.
Visto il destino dell'Iguana (hmmm, bel titolo per un racconto), forse fu meglio così.
Vedi anche la prima risposta al mio blog... QVD.
RispondiElimina@ buoni presagi: non conosco abbastanza la produzione artistica di Altieri per esprimere un'opinione compiuta. Dai pochi racconti letti mi pare innegabile una certa unità d'intenti, una ricorrenza di temi e fascinazioni e anche una certa coerenza stilistica.
RispondiEliminaChe poi questi dati siano sufficienti a farlo apprezzare a chiunque, beh… è ovvio non sia così, ma almeno lui parla con la sua voce. E visto il panorama circostante questa cosa lo pone già su un altro livello.
@ Anna: alè!
Prima di tutto grazie per il supporto e l'approfondimento. Avrei voluto scriverlo io il tuo post, tanto mi trova concorde.
Per quanto riguarda le reazioni che ha suscitato questo pezzo, beh… io credo di esserci andato giù davvero pesante con questa antologia, ma come mi sembra ormai di aver ribadito in lungo e in largo non ho assolutamente nessun conto in sospeso ne con i curatori (se almeno sapessi chi sono…), ne con l'editore, ne tanto meno con gli autori.
Quando scrivi che avresti voluto una critica più approfondita hai perfettamente ragione. Una cosa ripetuta spesso e volentieri in questo blog, ma che i commentatori occasionali non sono ovviamente tenuti a sapere, è che io non ho alcuna velleità di recensore.
I miei sono i commenti di un lettore. Tutto qua.
Non hanno pretesa di verità ne di giustizia ne di obiettività. Sono note personali scaricate in rete nella speranza di avere un confronto, si spera costruttivo, con altri lettori.
Che poi, come è successo in questo caso, la gente si limiti a guardare al dito e non alla luna, non mi sorprende più di tanto. Del resto vivo in italia ormai da qualche anno, la dietrologia applicata non mi è del tutto sconosciuta. :-)
@ Vanamonde: nah… nessun coraggio, ti assicuro. Semplicemente ho qualche filtro mal tarato tra cervello (quel che rimane) e tastiera :-)
Riguardo "Frammenti di una rosa quantica" (quella olografica era già impegnata), non ho alcuna difficoltà ad ammettere che la qualità dei racconti fosse effettivamente altalenante (credo di aver scritto un post al riguardo) e all'epoca ne parlai anche con Giovanni (è più facile quando sei coinvolto in prima persona) che mi spiegò molto chiaramente le sue ragioni. Del resto "Frammenti di una rosa quantica" nasceva come istantanea su quel che era il Connettivismo al momento della sua uscita. Non aveva l'ambizione di essere la Mirrorshades italiana (non è una giustificazione, lo so, piuttosto è la constatazione che la strada da percorrere è ancora lunga).
In ogni caso la cura editoriale di cui ha goduto quel volume è lontana anni luce dall'esempio fornito dal volume mondadoriano di cui si sta parlando qui.
@ Davide: in effetti una delle cose che più mi hanno colpito in questi giorni, è stata l'improvvisa rivelazione che forse per molti scrittori (e aspiranti tali) i lettori non sono l'obiettivo per cui scrivere, ma un ostacolo sulla via della gloria. Figurati come può essere considerato un lettore spaccamaroni come il sottoscritto…
@ Anna (reprise):
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
Lo so che le tue non sono recensioni, ma viste le reazioni, a posteriori avrei voluto più carne! Anche perchè mi diverto a leggere stroncature, e a volte esco a prendere il libro in questione... ho letto sia Banks che Bester grazie a due stroncature.
RispondiEliminaSe poi vuoi una scaramuccia letteraria di livello, quella fra Adam Roberts e Greg Egan è recente e molto interessante (che se trovassi un link...)
Egan non è uno che la manda a dire, ma la sua risposta non è "Come si permette lei, sa quanti premi Hugo ho vinto?"
Ecco qui la risposta di Egan: http://www.gregegan.net/INCANDESCENCE/Z/Hatchet.html
RispondiEliminaLOL!
RispondiElimina[ho letto i nuovi post qua e là per la rete]
Addirittura l'accusa di gamberettismo letterario!
Questa storia diventa sempre più fantastica.
Link a questa Gamberetta? Vorrei farmi un'idea.
RispondiEliminaLo trovi qui a fianco: gambery fantasy
RispondiEliminaBene il racconto pseudo giapponese di Di Marino non è male. Ma il primo racconto di Arona, "La scomparsa di Melissa Prigione" grida vendetta, sotto il profilo storico. I fascisti parlano come i fascisti del 1930, la ragazza segue la moda del 1930, la Fiat 509 sarebbe stata presentata al Salone di Torino 7 mesi dopo gli avvenimenti. Probabilmente come Bassavilla non esiste nello spazio, così questa è una storia fuori dal tempo.
RispondiEliminaCiao Ernesto!
RispondiEliminaBenvenuto da 'ste parti.
A me il racconto di Di Marino non ha entusiasmato proprio per quel pseudo che non sono proprio riuscito a ignorare, ma nel complesso dell'antologia si fa leggere.
Per quanto riguarda le tue osservazioni sul racconto di Arona, beh… mi pare facciano il paio con quanto annotavo sopra.
Son cose su cui chi le nota non può sorvolare.
Sarei curioso di conoscere il tuo giudizio sul complesso del volume.