07 aprile 2009

Rapporto letture - Marzo 2009


Picture by Iguana Jo.
Ed Kramer & Neil Gaiman (a cura di) - The Sandman Book of Dreams
Era da tempo che non frequentavo il signore dei sogni, tanto da aver quasi dimenticato il fascino del mondo ricreato dalla fantasia di Neil Gaiman.
Questa antologia di racconti mi ha riportato indietro a quando la lettura delle storie di Sandman era una delle mie personali piccole meraviglie quotidiane. Fortunatamente i racconti raccolti in questo volume non hanno il sapore del tributo scolastico o dell'operazione nostalgica. Gli autori coinvolti dimostrano anzi una buona conoscenza del reame del sogno e soprattutto rendono bene l'idea di come le suggestioni evocate dal capolavoro di Gaiman abbiano arricchito la letteratura fantastica contemporanea.
Come ogni antologia anche questa non fa eccezione alla regola per cui racconti brillanti si alternano ad altri più deboli, ma se devo trovare un difetto più sostanziale, beh… mi è dispiaciuto solo che Morfeo compaia in primo piano un po' troppo di rado e lateralmente, anche se la sua presenza (e quella dei suoi fratelli e sorelle immortali) è sempre ben percepibile.
Tra le storie che più mi hanno colpito non posso non citare almeno quelle di John M. Ford (Chain Home, Low), di Robert Rodi (An Extra Smidgen of Eternity), George Alec Effinger (Seven Nights in Slumberland) e soprattutto quella di Susanna Clarke (Stopp’t-Clock Yard) l'unica in cui Sandman è davvero protagonista.
(e per finire un grazie a Sarmax che mi ha regalato il volume)

James Joll - Gli anarchici
Ho sempre avuto sentimenti contrastanti nei riguardi dell'anarchia. Da un lato c'è la convinzione dell'impossibilità di una società anarchica funzionante vista la disparità di risorse disponibili, dall'altro il principio bellissimo e coraggioso che vede tutti gli uomini liberi dal giogo e dalle tentazioni del Potere con la responsabilità della propria vita unicamente nelle proprie mani.
Questo volume racconta la storia del movimento anarchico attraverso la figura dei suoi principali esponenti. Gli anarchici è un libro illuminante soprattutto quando lascia emergere nel racconto delle vicende del movimento la situazione dell'umanità disperata che popola le città e le campagne tra l'otto e il novecento. E ben più interessante delle vite dei protagonisti (che fossero ideologhi da salotto - pochi - o rivoluzionari internazionali - i più - erano comunque per la maggior parte un branco di irriducibili idealisti, di illusi e di fondamentalisti) si percepisce il rigore e la dedizione dei singoli anarchici, anonimi per lo più, ma capaci di trasmettere nel tempo un ideale fondamentale, se non come pratica sociale almeno come utopica etica individuale. Per immaginare un futuro diverso, qualcosa che ormai non siamo più nemmeno capaci di concepire.

Dario Tonani - L'algoritmo bianco
Del romanzo di Dario Tonani ho parlato abbondantemente qui. Altri spunti interessanti li potete trovare su Lo strano attrattore.


David Ohle - L'era di Sinatra
Il sottotitolo de L'era di Sinatra recita "un romanzo molto strano". Ma può bastare una caratteristica aleatoria coma la stranezza a rendere interessante un romanzo?
In questo caso la mia risposta è decisamente no. Non basta infarcire un testo di parole inventate e situazioni paradossali, e calcare il pedale del disgustoso per rendere un'opera interessante. Soprattutto se poi ci si ritrova a constatare che, stranezze a parte, L'era di Sinatra, che pure sembra essere stato concepito come romanzo di fantascienza sperimentale, si rivela in realtà essere un ode al tempo che fu, sia per lo stile che adotta l'autore, sia per la costante sensazione che il rimpianto per un passato mitico sia l'unica molla capace di muovere l'azione. La mancanza di qualsiasi logica interna fa il resto, rendendo il procedere della lettura una noia senza scampo.
E dire che inizialmente L'era di Sinatra pare funzionare, con il lettore - questo lettore almeno - che rimane affascinato e incuriosito dagli strani meccanismi che sembrano governare il mondo di Ohle. Quando però appare evidente come sia il caso, se non l'estro del momento, a dirigere la penna dell'autore, tutta l'elaborata costruzione della vicenda perde molto del suo fascino riducendosi infine a uno sterile esercizio di stile.


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