Mancano poche settimane alla partenza per l'Irlanda e per iniziare ad assaporare l'atmosfera dell'isola mi sono finalmente deciso a leggere King of Morning, Queen of Day che da (troppo) tempo riposava sullo scaffale dei libri in attesa di lettura. Questo vecchio romanzo di Ian McDonald (è stato pubblicato nel 1992) racconta le vicende di tre generazioni di fanciulle che si muovono sullo sfondo della storia irlandese dello scorso secolo, con gran dispiego di meraviglie, sorprese ed eventi straordinari.
Il libro si presenta con tutte le caratteristiche del romanzo fantasy: il colore verde dominante, l'illustrazione di copertina con signorina discinta nel bosco fatato, la presentazione che enfatizza i poteri magici che scorrono nel sangue delle protagoniste. Forse son proprio questi sottili messaggi subliminali ad avermi tenuto lontano per tutto questo tempo dal romanzo, chissà…
Non ho ancora terminato la lettura, ma questo è un libro che pretende di essere raccontato, uno di quei romanzi che vorresti tutti potessero leggere, tanto avvincente e meraviglioso è il panorama che McDonald dispiega di fronte al lettore.
Più sopra parlavo di fantasy. Io non amo in modo particolare il genere, specialmente nella declinazione che sembra dominare l'editoria nostrana, che lo identifica unicamente o nello standard medievaleggiante pseudo tolkeniano o nel paradigma similpotteriano che ha invaso gli scaffali delle librerie negli ultimi anni. King of Morning, Queen of Day è a tutti gli effetti un libro fantastico. Ma è anche un libro che travalica gli angusti confini del genere e che apparirà a seconda del suo lettore, decisamente fantasy per l'incontestabile presenza di fate e folletti e altri esseri indubbiamente soprannaturali, oppure impudentemente fantascientifico per l'incontestabile coerenza con cui l'autore sforna teorie e spiegazioni a sorreggere l'impianto ultraterreno su cui si sviluppano le vicende del volume.
Un romanzo insomma che farà storcere il naso ai fondamentalisti (purtroppo, che sia fantasy o sf, ogni genere ha i suoi lettori integralisti) e che probabilmente per questo motivo è rimasto pressoché sconosciuto dalle nostre parti.
Per darvi un'idea del clima che si respira nelle sue pagine vi lascio con una citazione, che mi pare assuma un valore quasi programmatico riguardo le intenzioni dell'autore.
I have this dread that afflicts me in the dead of the night: it is that somehow, we have lost the power to generate new mythologies for a technological age. We are withdrawing into another age's mythotypes, an age when the issues were so much simpler, clearly definited, and could be solved with one stroke of a sword called something like Durththane. We have created a comfortable, sanitised pseudofeudal world of trolls and orcs and mages and swords and sorcery, big-breasted women in scanty armour and dungeonmasters; a world where evil is a host of angry goblins threatening to take over Hobbitland and not starvation in the Horn of Africa, child slavery in Filipino sweatshops, Colombian drug squirarchs, […].
Where is the mythic archetype who will save us from ecological catastrophe, or credit card debt? Where are the Sagas and Eddas of the Great Cities? Where are our Cuchulains and Rolands and Arthurs? Why do we turn back to these simplistic heroes of simplistic days, when black was black and white biological washing-powder white?
Where are the Translators who can shape our dreams and dreads, our hopes and fears, into the heroes and villains of the Oil Age?
Spero abbiate voglia di cercarlo, che King of Morning, Queen of Day è uno di quei romanzi capaci di lasciare davvero soddisfatto il lettore affamato di fantastico.
Ci risentiamo a fine lettura.
…
Diavolo, ho letto molto meno McDonald di quanto vorrei, visto soprautto che quel poco che ho letto mi e' piaciuto... ma tu, non hai ancora attaccato Brayl? Ne ho sentito parlare benissimo da tutti...
RispondiEliminaNeanche a farlo apposta, Brasyl mi è arrivato un paio di settimane fa, insieme a Matter, a Farthing (per questo ritieniti personalmente responsabile! :-)), a Glasshouse e a Pashazade (che non mi ricordo più perché l'ho preso, probabilmente me lo deve aver consigliato qualcuno di fidato parecchio tempo fa…).
RispondiEliminaOra il problema sarà trovare il tempo per leggerli.