09 luglio 2018

Letture: Lincoln nel Bardo, di George Saunders

Sei mesi di silenzio sono lunghi, tanto da chiedersi se sarò mai capace di tornare da ‘ste parti. Ci riprovo oggi, e vediamo cosa succede…

Negli ultimi sei mesi non ho letto tanto quanto avrei voluto, ma qualcosa di buono (e di molto buono!) mi è pure capitato tra le mani. In questo post trovate qualche nota sul primo di questi libri: Lincoln nel Bardo, di George Saunders.

Lincoln nel Bardo mi ha colpito come pochissimi altri volumi letti negli ultimi anni. Per capire un po’ come parlare di questo libro, e riprendere confidenza con il blog, sono andato a riguardarmi cosa scrivevo a proposito dei libri che più ho apprezzato. Ho scoperto che ci sono una serie di caratteristiche che accomunano questi volumi, e che sono evidenti anche nella mia opinione su Lincoln nel Bardo.
Queste caratteristiche mi piace definirle come meraviglia, intelligenza, compassione, personalità.

La meraviglia sta tutta nella capacità d’invenzione dell’autore, nella sua abilità nel creare immagini, ambienti, personaggi che si distinguano dall’ordinario e sorprendano il lettore per poi travolgerlo e trascinarlo fuori dal contesto cui è abituato, dal quotidiano che lo circonda. Ma il senso del meraviglioso non si ottiene (solo) a suon di effetti speciali, lo si deve piuttosto al talento dell’autore nello sfruttare le sue invenzioni per rendere ancor più evidenti e suggestive quelle caratteristiche che appartengono al contesto, alla realtà quotidiana, del lettore stesso.
La meraviglia in Lincoln nel Bardo nasce dal vedere i tipi umani ordinari che si muovono nel romanzo vivere una situazione straordinaria, e trattarla come fosse un altro tipo di normalità, con tutte le sorprese, le emozioni e le stranezze del caso.

Uso il termine intelligenza per definire la caratteristica propria di quell’autore capace di strutturare una storia intensa, profonda e coinvolgente utilizzando tutti gli strumenti in suo possesso (e inventandone di nuovi). Una storia in grado di avvolgere il lettore con una serie di suggestioni, informazioni, emozioni, che per quanto possano essere patrimonio comune, arrivano come fossero nuove, mai lette prima, o almeno come narrate da una voce unica. Chiamo intelligenza la capacità dell’autore di esplorare nuovi spazi letterari per produrre un’opera capace di lasciarti a fine lettura con una mappa del mondo ampliata, o almeno un pochino più ricca. In questo senso Lincoln nel Bardo è un esempio perfetto, con il continuo variare delle voci dei personaggi, con il montaggio della vicenda che alterna cronaca storica, invenzioni fantastiche, intermezzi comici, struggenti, dolcissimi e dolorosi.

Ma per me è la compassione la caratteristica che negli anni è diventata via via sempre più importante nei romanzi che leggo. Una delle maggiori soddisfazioni arrivate dalla lettura di Lincoln nel Bardo è stato vedere un autore che tratta tutti i suoi personaggi come fossero persone, senza distogliere gli occhi dai tratti più terribili della nostra umanità, ma riuscendo a comprende nel quadro generale una morale più alta, senza mai mettersi a predicare, senza mai imporre il proprio di vista, ma lasciando agli avvenimenti e alle relazioni il compito di illuminare il nostro percorso nel libro.
Quando mi pare di scorgere un’empatia distribuita per tutte le varie voci che formano la trama umana del testo, testo che non appare mai consolatorio, nemmeno per una riga, bé… quando succede ti rendi conto che hai in mano il libro perfetto. In questo senso Lincoln nel Bardo è un capolavoro: Saunders utilizza tutti i toni della narrazione, dal tragico al ridicolo, dal drammatico, al riflessivo, dal biografico, all’umoristico, senza mai cadere nel grottesco, senza ricorrere all’ironico, senza mai apparire superficiale nello sfruttare le debolezze dei suoi personaggi, e tu ti ritrovi con un libro allo stesso tempo commovente e appassionato, profondo e divertente.

Infine, la personalità dell’autore, di George Saunders in questo caso. Ma cos’è la personalità di un autore e come la cogli in un romanzo? Per me sta tutta nel percepire l’unicità del testo che leggo, nel rendermi conto dell’urgenza di scrivere un certo libro in un certo modo. Nel capire che la consapevolezza dell'autore rispetto al proprio lavoro è responsabile di almeno metà della qualità del romanzo che hai in mano (il resto arriva dal duro lavoro di scrittura e riscrittura e riscrittura).
La personalità la percepisci dalle scelte di montaggio e costruzione di una storia, dai rischi che l’autore si prende, e dall’investimento personale nel lavoro svolto.
E dal fatto che quando chiudi il libro ti pare di aver contribuito - grazie alla generosità dell’autore - alla costruzione di un ponte, e che tu e George Saunders vi siete trovati a metà strada, e che un incontro simile vada celebrato, che non capita spesso.

 …

4 commenti:

  1. Bentornato! Mi hai convinto, darò un'altra possibilità a questo libro (se ricordi, abbandonato dopo una trentina di pagine perché mi sembrava troppo costruito).

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    1. Ops… son tanto abituato a frequentare il blog che non mi ero nemmeno accorto del tuo commento. Perdonami.

      Come dicevo sopra, per me Lincoln nel Bardo è stata una lettura straordinaria. Il bello è che la costruzione del romanzo ha contribuito molto al piacere che mi ha regalato il libro.
      Però, oh… ogni lettore è un mondo a sé, e per quanto io spero ti piaccia, non m assumo responsabilità. :-D


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  2. Ciao Iguana e bentornato. Visito il tuuo blog anche quando non ci sei alla ricerca di buoni consigli e di una amicale presenza, fantasmatica ma comunque lettetaria. Saunders mi piace assai, ho letto i racconti
    Il Bardo mi manca...

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  3. Ciao Mina! Mi spiace non essere più presente sul blog, ma mi fa davvero piacere leggere un commento come il tuo.
    Buone letture!

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