Warlock, di Oakley Hall è un romanzo formidabile. Non c’è molto altro da dire, o vi fidate, e lo leggete, oppure no.
Se a Warlock ci avessi abitato, all’epoca dei fatti, questo è quel vi spetterebbe come commento al romanzo, ma dato che son qui, e da allora son passati i decenni, mi sa che mi tocca aggiungere qualcosa.
Warlock è un western, e come tutti i western che si rispettino ha la sua bella quota di sparatorie, di sabbia e sudore, di cavalcate e diligenze, di pistoleri e minatori e sceriffi. Ma Warlock è soprattutto letteratura, e a quel che è solito aspettarsi da un western aggiunge una capacità di introspezione, di profondità, di umanità che scorre tra le righe della storia come una forza potente, a ben vedere ben più impressionante della ricchissima e consueta iconografia che l’accompagna.
Il racconto di Warlock è fatto soprattutto di silenzi, che a parlare troppo ci si rimette, sempre, e poi si muore, e di uomini che si trovano imprigionati, per scelta o destino, in un ruolo che spesso diventa maschera, nell’inutile tentativo di sopravvivere a un mondo ostile. Costretti a una narrazione di sè che poco a poco diventa sempre più ingombrante, sempre più inevitabile, tanto che liberarsene richiede una vita di sforzi, e a volte non basta.
Ma Warlock è anche Storia, storia di un paese (e di un Paese) che vuole leggi e regole, e del prezzo da pagare per ottenerle e storia degli ultimi sussulti e del tramonto della frontiera. Frontiera, ovvero il West come siamo abituati a conoscerlo, dal cinema soprattutto, a cui Oakley Hall strappa di dosso ogni parvenza di romanticismo per mostrarla al lettore nuda, e cruda, e selvaggia, e mortale.
E se la trama intricata, e appassionante, che si dipana nel romanzo arriva a un esito in qualche modo consolatorio, l’epilogo narra ancor più del romanzo di un’amarezza di fondo difficile da dimenticare. Con gli “eroi” di Warlock costretti loro malgrado a perdere ogni traccia di umanità e diventare monolitiche leggende, per il godimento (e la rivincita) del Popolo e l’intrattenimento della Nazione.
Ultima nota per la traduzione di Tommaso Pincio, sempre in perfetto equilibrio tra una lingua contemporanea e il suono dei western classici (il romanzo arriva dritto dritto dagli anni ’50 dello scorso secolo), che aiuta a rendere la lettura di Warlock un’esperienza memorabile.
Come dicevo sopra, Warlock è un romanzo formidabile. Leggetelo.
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