19 dicembre 2011

Letture: The Dervish House, di Ian McDonald

© Hakki Ucar
Riprendiamo le trasmissioni con qualche nota su uno dei romanzi migliori mi siano capitati in mano negli ultimi mesi: The Dervish House, di Ian McDonald.

Tra gli scrittori di fantascienza che preferisco, Ian McDonald è quello a cui sono più affezionato. Sarà per la vicinanza che ho sempre avvertito con i temi portanti delle sue storie e il suo particolare approccio alla narrazione fantascientifica, ma nei romanzi e nei racconti dell'autore nord-irlandese mi sembra di ritrovare sapori e atmosfere che riescono a parlarmi come nessun altro, dentro o fuori il genere.

La fantascienza di Ian McDonald è straordinaria per la capacità di coniugare una scrittura brillante, che è al contempo complessa per ricchezza espressiva e tonale ed estremamente comunicativa per ritmo, leggerezza e profondità, a scenari, personaggi e trame unici per tridimensionalità e senso del meraviglioso.
The Dervish House non fa eccezione, m'è parso anzi, tra i suoi romanzi recenti, quello dove Ian McDonald si prende i rischi maggiori e ottieni i migliori risultati, sia nella creazione dei personaggi che, soprattutto, nell'immersione totale in una realtà complicata e aliena come quella rappresentata dalla città di Istanbul, mai come in questo caso crocevia di storie e Storia.
Nella Istanbul di McDonald si incrociano nanotecnologie e attentatori suicidi, Islam e modernità, economia e leggende medievali, start-up di belle speranze e psicogeografia urbana, football e rivoluzione. Tutti elementi potenzialmente in grado di far esplodere o deragliare qualsiasi trama, di schiacciare personaggi e situazioni sotto il peso di infodump e retorica.
Ma McDonald è un maestro nel gestire situazioni complesse, nel far confluire gli elementi più disparati in una trama coerente, nell'esaltare la personalità di protagonisti e comprimari mettendola a confronto con la complessità del reale.
Siamo intorno al 2030. Gli sviluppi più fantascientificamente creativi dell'uso della nanotecnologia fanno da sfondo alle vicende di sei personaggi la cui esistenza ruota. per i motivi più diversi, intorno alla vecchia casa dei Dervisci, nell'attesa dei quarti di Champions League tra Galatasaray e Arsenal, in una progressione narrativa che nell'arco di cinque giorni avvicinerà progressivamente tutti i personaggi al climax finale: c'è il mistero di un'improvvisa rivelazione religiosa; un piano per sovvertire il mercato dell'energia; un vecchio greco che fa i conti col proprio passato e un ragazzino che regola quelli con i limiti fisici del suo stato; c'è una mercante d'arte che esplora i confini dei sogni che circondano la città mentre una giovane provinciale mette alla prova le proprie ambizioni con la grande città e una famiglia piuttosto ingombrante.
E poi, naturalmente, c'è Istanbul.
Non sono mai stato nella città turca, fino a qualche anno fa il mio riferimento più forte a quella realtà era, purtroppo per lei, Fuga di mezzanotte. Poi ho conosciuto la vecchia gloriosa Istanbul del passato grazie a Orhan Pamuk, quella derelitta delle perfierie di Latife Tekin, ma è curioso che ci sia voluto un autore di Belfast per farmela sentire così vicina. Ian McDonald non è nuovo a certi exploit, basti ricordare la Varanasi di River of Gods, o il Brasile pulsante del suo penultimo romanzo. E per quanto mi rimanga il dubbio della reazione che le sue pagine possano provocare in un cittadino di quelle realtà, è altrettanto certo che nessun altro autore di fantascienza sia mai riuscito a rendere con tale forza, entusiasmo e vitalità la sostanza stessa di cui son fatte questi luoghi, così lontani, così vicini.

© Erdem Erciyas
Se sul talento espressivo di Ian McDonald siamo (spero!) tutti concordi, vale forse la pena spendere qualche parola su quelle che sono le caratteristiche specifiche che rendono unica la sua fantascienza.
A me non vengono in mente altri nomi, almeno non all'interno dei confini del genere, capaci di tanta consapevolezza storica nello sviluppo di scenari e trame quanto Ian McDonald ha dimostrato di possedere nel corso di tutta la sua carriera. Partendo da Desolation Road, passando per King of Morning, Queen of Day fino a The Dervish House, la Storia è sempre presenza viva nel corpo della narrazione.
Nella fantascienza di Ian McDonald l'esistenza di un passato storico, per quanto implicita e sotterranea, è fondamentale per infondere profondità alle vicende narrate. La Storia influisce con il suo peso su società e individui. La sua ingombrante presenza è un elemento imprescindibile nell'evoluzione di una comunità. L'inerzia dei conflitti passati che si riverbera costantemente nel presente, riecheggiando nella memoria e nelle trasformazioni del futuro immaginato dall'autore, è un elemento costante delle storie di Ian McDonald.

Conseguenza coerente di tale approccio (che va sottolineato, non è mai didascalico o esplicito, quanto piuttosto interiorizzato e quindi invisibile) è la costruzione dei personaggi che si muovono all'interno dei suoi romanzi.  
Leggendo parecchia fantascienza si è quasi obbligati ad avere a che fare con personaggi che spiccano per la loro eccezionalità rispetto al contesto che li circonda. L'eroe o l'eroina, anche nelle versioni che più si distaccano dalla tradizione popolare del termine, sono la regola nella narrazione di genere. I personaggi di McDonald sono una felice eccezione. Non sono mai il meglio (o il peggio)  di un dato gruppo / comunità, sono semmai rappresentativi di certa modalità di relazione, di una certa espressione culturale.
Sebbene sempre funzionali alla storia narrata dal loro creatore, i personaggi dei romanzi di McDonald spiccano per l'apparente libertà di movimento che posseggono, per l'autonomia che godono rispetto al contesto, per la credibilità del loro rapportarsi con l'ambiente circostante. E soprattutto per la loro perenne ricerca di una qualche forma di controllo sulla propria esistenza, che nel racconto è sempre sull'orlo di una crisi che ben poco ha a che fare con le scelte individuali, ma che è piuttosto in balia della fortuna e della Storia, nel tentativo di non rimanere stritolati dai meccanismi in cui volenti o nolenti sono intrappolati (e anche qui niente di trascendentale: gli ingranaggi contro cui i personaggi lottano possono essere la famiglia piuttosto che la tradizione, il disagio sociale piuttosto che l'ambizione politica).

Per l'attenzione che dedica alle complessità dei rapporti sociali, la fantascienza di Ian McDonald mi pare facilmente accostabile a quanto di meglio proviene dalle isole britanniche. Penso a Iain Banks, a Charlie Stross, a Jon Courtenay Grimwood, a Richard K. Morgan, a China Miéville, autori con cui condivide un certo interesse per etica e politica e un approccio narrativo leggero per tematiche che non rifuggono profondità di pensiero, mantenendo sempre alto il tasso di meraviglia.
A distinguere l'autore di Belfast ci sono la qualità della scrittura (solo Banks tra i nomi citati è altrettanto ricco), la scelta di non allontanarsi mai troppo dal contesto attuale, la subordinazione del cambiamento tecnologico/scientifico a quello umano/sociale, l'attenzione a realtà e situazioni inconsuete trattate con un rispetto e una profondità sempre più sorprendente, la visione di una Storia ancora viva e vitale (la scelta di ambientare i romanzi in India, Brasile, Turchia - ma anche nell'Africa di Chaga - non è solo estetica ma profondamente politica).

Ian McDonald non ha goduto di particolare fortuna in Italia. Della sua produzione lunga sono stati editi tre soli romanzi, mentre alcuni racconti son presenza fissa delle raccolte del meglio dell'anno pubblicate da Urania, oltre ad essere comparsi qua e là in varie antologie. Negli ultimi tempi Delos ha pubblicato il racconto lungo Il circo dei gatti di Vishnu nella collana Odissea e un racconto su Robot (entrambi estratti da Cyberabad Days, antologia di racconti ambientati nell'India futura di River of Gods).
Non ho molte speranze che questa situazione editoriale possa cambiare a breve, ma spero vivamente di essere smentito dai fatti. Nel frattempo vi segnalo che tutti i suoi romanzi sono disponibili in lingua originale.

7 commenti:

  1. Caro Iguana mi ripeterò, perdonami, alla Delos Books (Silvio Sosio) mi hanno detto che a loro risulta che una casa editrice ha comprato i diritti di River of Gods (loro non sanno quale), io spero sia vero ;)
    Cosa mi dici di Planesrunner?

    RispondiElimina
  2. @ Marcello: io sarei ben felice di vedere un altro titolo di McDonald pubblicato (finalmente!) in Italia. Purtroppo non ho nessuna notizia certa al riguardo, e vista la situazione editoriale nostrana direi che un sano scetticismo sia consigliabile.
    Planesrunner non l'ho ancora letto, ma ci credo sulla fiducia! :-)

    RispondiElimina
  3. Welcome back! Sei tornato con il botto e un libro di notevole livello che per ora ho solo 'scorso' per farmi un 'idea in attesa di avere ilt empo necessario per leggelro bene. McDonald ha coraggio. Coraggio di essere a volte barocco, di non scendere di livello per cercare un mercato più ampio e di continuare a cercarsi le 'sue' ambientazioni dove più gli piace.

    RispondiElimina
  4. onestamente "il circo dei gatti" che ho letto di recente mi ha impressionato poco. però ho letto altro ed è sicuramente uno degli autori più validi attualmente in circolazione.

    RispondiElimina
  5. @ Angelo: non so se è questione di coraggio. Ian McDonald mi ha sempre dato l'idea di essere prima di tutto un appassionato, uno che ama il genere e che non potrebbe scrivere al di fuori di un contesto fantascientifico. Che poi abbia anche qualcosa da dire e una penna fuori dal comune per farlo, beh… son cose che fan bene alla fantascienza tutta.

    @ Piscu: il "Circo" l'hai letto in italiano o in lingua originale? Io non ho letto la traduzione italiana, ma credo che sia davvero difficile rendere in un'altra lingua la ricchezza e il ritmo dell'inglese di McDonald. Per dire, la versione italiana di Necroville all'epoca della lettura mi parse buona, così come quella di Forbici vince carta vince pietra. Non altrettanto quella de I confini dell'evoluzione.
    Detto questo, ok, ci sta che non sia riuscito a toccare le tue corde, ma per me quel racconto è davvero magnifico.

    RispondiElimina