21 settembre 2011

Il Grinta

True Grit : un western pour les frères Coen by El Allaoui Omar
Originally posted by El Allaoui Omar on Flickr.
Il cinema di Joel ed Ethan Coen mi lascia sempre spiazzato. Dai loro film non so mai cosa aspettarmi, in bilico come sono tra cinismo raccapricciante e dolcissima compassione. Una cosa è certa, ci sono ben pochi registi capaci della loro perfezione formale. Una perfezione che per quanto abbassi costantemente la temperatura delle loro pellicole di una buona decina di gradi, permette loro di trascendere costantemente i limiti del cinema di genere con cui sempre più spesso si cimentano.

I fratelli Coen sono la banda del buco del cinema americano. Lavorano lontano dalle luci della ribalta e scrivono con pazienza dettagliati piani che li portano a scardinare col minimo rumore e il massimo del risultato le fondamenta stesse su cui si fonda Hollywood. Il talento nella scrittura di sceneggiature a prova di bomba va alla pari con l'abilità nella direzione degli attori. che mai come nei loro film recitano fuori dai cliché in cui si è soliti riconoscerli, offrendo spesso ulteriori suggestioni allo sguardo dello spettatore.

La doppia paternità dei film dei fratelli Coen serve forse a spiegare la dimensioni parallele in cui si muove il loro cinema. Vedi ad esempio l'alternanza tra commedie e film drammatici o la costante dicotomia autistico/surreale che mi pare sia una costante della loro filmografia.
Io credo che un'altra possibile chiave di lettura, capace di distinguere l'abbondante produzione dei due cineasti americani in due filoni principali, sia quella del rapporto tra autori e personaggi.
Non so quanto questa suddivisione possa avere senso, ma quando ho visto Il Grinta, uno delle cose che mi ha colpito di più è stato l'incondizionato affetto (non saprei come meglio definirlo) che gli autori hanno riversato sui loro protagonisti. È affetto targato Coen, quindi nulla di melenso o melodrammatico, ma è innegabile l'occhio di riguardo con cui vengono tratteggiate le personalità di Mattie Ross, la testarda ragazzina in cerca di giustizia, di Cogburn, il cocciuto cacciatore di taglie, perfino quella del ranger LaBoeuf. I limiti caratteriali che in altre pellicole della coppia avrebbero condotto alla rovina ognuno di questi personaggi, ne Il Grinta salvano loro la vita. La violenza cinica e spietata, caratteristica principe di buona parte del cinema dei fratelli Coen, si rivela in questa pellicola quasi misericordiosa, e comunque giusta.

Mi sono chiesto se questo aspetto rendesse in qualche modo diverso Il Grinta. Se quest'attitudine nei confronti dei personaggi rappresentasse un cambio di prospettiva nel cinema dei fratelli Coen. Non ho visto tutti i loro film, ma se ripenso a un paio degli ultimi (in particolare a Non è un paese per vecchi o ancor di più a Burn After Reading) mi pare evidente la scarsa considerazione che gli autori sembrano nutrire rispetto ai protagonisti di quelle pellicole.
D'altra parte personaggi come il Lebowsky del film omonimo e l'Ulisse di Fratello dove sei. la poliziotta Marge di Fargo, fino all'indimenticabile Hi di Arizona Junior, sono soggetti che grazie alla loro amabilità salvano il mondo, rendendo in qualche modo tollerabile anche quel cinismo che è la chiave principale e - per me - l'unico limite del cinema dei fratelli Coen.
Il giochino protagonista buono/protagonista cattivo può essere applicato pedissequamente a tutti i loro film: da una parte quelli i cui personaggi sono spregevoli sfigati pronti a tutto, dall'altra… beh… dall'altra uguale, con la differenza che in questo caso gli sfigati vengono osservati con occhio tollerante, rendendo complici gli spettatori dei loro medesimi difetti.
Dopotutto che differenza c'è tra il personaggio di Brad Pitt in Burn After Reading e l'Hi di Arizona Junior? O tra Il grande Lebowsky e L'uomo che non c'era?
Forse c'è la stessa differenza che passa tra un cinismo che diventa scelta di vita e quello che si limita a farsi strategia di sopravvivenza.
Una tenue barriera al dolore del mondo.

5 commenti:

  1. Ottimo pezzo per un grandissimo film, una grande riscoperta del western.

    RispondiElimina
  2. Non ho ancora visto il film, sarà perchè rimango affezionato alla versione di John Wayne. Del resto però ho apprezzato Fargo e Arizona Jr, quindi ho fiducia nei fratelli Cohen...ti farò sapere le mie impressioni, quando lo vedrò.

    RispondiElimina
  3. @ MrJamesFord: che poi, a pensarci bene, il western non è mai scomparso, si è solo nscosto, nell'incertezza tra diventare mainstream e riciclare se stesso all'infinito. Dopotutto negli ultimi anni qualche bel film western lo abbiamo pur visto, no?

    @ Nick: scordati John Wayne. Questi sono i Coen, mica taralucci e vino!

    RispondiElimina
  4. Come sai, io e i film... direi però la differenza in questo caso sia che (saggiamente) abbiano cercato di conservare il più possibile l'approccio e lo sguardo dell' ottimo romanzo originario.
    "Sfigati osservati con occhio tollerante" credo potrebbe essere usato come sottotitolo per tutti i libri di Portis.

    RispondiElimina
  5. A proposito di Portis, nel dvd de Il Grinta è compreso un documentario sull'autore che m'è parso interessante e ben fatto.
    Poi ok, era forse un po' troppo celebrativo, ma oh… è già abbastanza inconsueto vedere tanto spazio dedicato a un romanziere fianco a fianco al film tratto dalla sua opera che non è proprio il caso di lamentarsi!

    RispondiElimina