"I fought the Law
and the Law Won"
and the Law Won"
Thomas Pynchon è uno scrittore alquanto complicato. Per questo motivo riassumere in un post le innumerevoli suggestioni che la lettura di Contro il giorno mi ha regalato è forse la cosa più difficile io mi sia mai trovato a fare per questo blog.
C'ho messo un po' di tempo, che forse era meglio trascorressi altrimenti. Ma ci tenevo, che nonostante abbia impiegato più di due mesi per terminarne la lettura, 'sto romanzone mi ha davvero appassionato.
La prima cosa da sottolineare è che Contro il giorno è il primo romanzo di Thomas Pynchon tra le cui pagine io mi sia sentito completamente a mio agio. Nonostante la complessità della scrittura, la profondità indescrivibile (non è una figura retorica!) del dettaglio e l'esuberanza della trama, Contro il giorno è un romanzo accogliente che non cerca in alcun modi di mettere in difficoltà il lettore (mi era successo con L'arcobaleno della gravità) e che non è nemmeno troppo pesante e ossessivo come mi era parso Vineland.
Paradossalmente (e se lo dico è perché sempre di Pynchon stiamo parlando, e di un tomo di 1136 pagine) Contro il giorno è un romanzo leggero, che parte come un romanzo d'avventure ottocentesco, si trasforma in una saga western, per poi diventare il romanzo definitivo del XX secolo, con il suo mix incredibile di fantascienza e paranoia, di famiglia e sentimenti, di individui e società segrete e guerre sotterranee.
Ma Contro il giorno è tutto questo e anche di più: è una guida dettagliata alla rivoluzione (sociale, scientifica, personale, chi più ne ha più ne metta…), è un manuale per la liberazione dell'animo oppresso, un sussidiario minimo per tour operator dell'apocalisse. Soprattutto Contro il giorno è un inno all'anarchia, all'etica politica e alla morale anarchica, alla sua testa dura e incosciente, che nonostante le innumerevoli sconfitte costringe a rialzarsi, leccarsi le ferite e di nuovo vivere e lottare e godere.
Al centro del romanzo, a costituirne il nucleo pulsante, troviamo la famiglia Traverse, che partendo da un destino apparentemente segnato tra le montagne e le miniere del Colorado, si ritroverà sparsa per il mondo a percorrere quello che al lettore appare come l'infinito spettro delle possibilità: incontrandosi, perdendosi, tradendosi e rimanendo fedeli fino all'ultimo alla memoria della loro origine. Ma i quattro fratelli Traverse non sono i soli ad animare il romanzo. Tra le sue pagine si muovono decine di personaggi (se volete un consiglio, segnateveli man mano che li incontrate, potreste trovarlo utile per non perdere il filo) poco inclini alla sopravvivenza personale (quasi tutti), perennemente sull'orlo del baratro (ognuno di loro), tutti impegnati in una battaglia interminabile per liberarsi dal peso dei loro padri cercando nel frattempo di vivere al meglio il tempo che gli resta, lottando una guerra persa in partenza contro il giorno, contro il tempo, contro il potere, contro la morte.
I personaggi di Pynchon sono incapaci di stare fermi, il loro è un movimento entropico inarrestabile, che li porta dal Colorado alla Siberia, da Gottinga a Londra a Venezia a Parigi, dai deserti dell'Asia centrale al Messico infuocato, da Chicago ai Balcani. E ognuno di questi luoghi diventa vivo e vero più di quanto avrei mai immaginato fosse possibile. Insieme agli spazi fisici che fanno da sfondo all'azione è difficile non trovare assolutamente credibili anche le invenzioni più immaginifiche che costellano Contro il giorno: se non dubitiamo dell'evento di Tunguska come possiamo non credere al tunnel che attraversa il pianeta da un polo all'altro? Se del genio di Tesla sono pieni i testi più disparati, è difficile avere qualche dimestichezza con termini come quaternioni o vettoristi, come inestricabili sono realtà e fantasia quando entrano in gioco i VATI, la ricerca di Shambala e compagnia esoterica assortita. Ma allora dove situare il confine tra la Storia (delle lotte operaie americane, delle rivoluzioni messicane, dei dibattiti scientifici ottocenteschi) e l'invenzione romanzesca (il viaggio nel tempo, le meraviglie elettriche, il carico inquietante di quella nave che risale la corrente…)?
Di nuovo tocca tirare in ballo l'anarchia, compositiva questa volta, di cui Pynchon fa sfoggio, tanto che nel corso della lettura è impossibile rimanere legati a un codice, a un genere, a una regola, che non sia quella della creatività, insieme sfrenata e rigorosa, e della compassione che trascina il romanzo.
Il simbolo dell'intreccio tra Storia e romanzo sono senza dubbio i Compari del Caos, incredibile compagine di giovani aeronauti, protagonisti di mille avventure da romanzo d'appendice (tutte consultabili nelle biblioteche più fornite), che da entità fantastica al servizio di qualche misteriosa agenzia governativa si emancipano da irrealtà e potere per viaggiare libera nei cieli di una Terra terribilmente familiare.
Pynchon rende reale, realissimo, il viaggio meraviglioso dei Compari del Caos e trasforma invece nel più pazzesco romanzo d'avventure le vicissitudini della famiglia Traverse a spasso per il mondo. Usa tutte le chiavi del mazzo narrativo per creare un'opera totale in cui l'immaginazione si mescola con la storia, il dramma con la commedia, il tragico con il comico, la scienza con il pop, la politica con la geografia. Uno spazio da cui sono banditi i sogni, in cui personaggi sono troppo occupati a vivere e pensare, a calcolare e ricercare, a viaggiare e sopravvivere per permettersi qualche illusione sul destino che li attende.
Dalla mistica della dinamite a Shambala, dai viaggi nel tempo (ehi, il futuro non offre molte speranze!) alla fuga nell'aetere, dalla matematica estrema all'esoterismo, dalle macchine di Tesla alla rivoluzione, la fine è certa, ma lunga la strada c'è di che divertirsi, cercando verità, giustizia e amore.
In chiusura è doveroso dare il giusto riconoscimento a Massimo Bocchiola, che di Contro il giorno è il traduttore italiano. Non oso immaginare la fatica che deve comportare tradurre un autore come Thomas Pynchon, ma da quel che ho letto direi che ha fatto davvero un ottimo lavoro.
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