31 dicembre 2009

Dodici libri da ricordare per l'anno che sta per finire


Picture by Iguana Jo.
Eccomi qui con il più classico dei post di fine anno. Tra i tanti titoli letti nel 2009 questi sono i più memorabili.
Enjoy the lista e se avete voglia aggiungete i vostri titoli da ricordare.


Narrativa:
- Underworld, di Don De Lillo
- La concessione del telefono, di Andrea Camilleri
- Sayonara, Gangster, di Gen'ichiro Takahashi
- La fine del mondo e altre meraviglie, di Haruki Murakami
- Una questione privata, di Beppe Fenoglio


Saggistica:
- Nel cuore della foresta, di Roger Deakin
- Gli anarchici, di James Joll
- Anelli nell'io, di Douglas R. Hofstadter


Narrativa di genere (fantascienza, fantasy, horror, etc.):
- Pashazade, di Jon Courtenay Grimwood
- Storie della tua vita, di Ted Chiang
- Glasshouse, di Charles Stross
- Silverlock, di John Myers Myers


Non so quanto senso possano avere queste classifiche. A parte il divertimento nello stilarle a me sono comunque utili per tracciare una rotta tra le mie letture.
È evidente per esempio che per quanta fantascienza io abbia letto quest'anno, gli unici romanzi che mi hanno impressionato siano quelli letti in inglese: o sono stato molto sfortunato nella scelta delle storie tradotte o il mercato italiano offre davvero poco di memorabile.

Per quanto riguarda i titoli mainstream questo è l'anno in cui ho scoperto De Lillo e in cui sono tornato a frequentare Murakami.
Tra le sorpresa positive del 2009 vanno sicuramente annotati i nomi di Takahashi (di cui però non esiste nient'altro di tradotto in italiano) e di Aarto Paasilinna che se anche non è entrato in classifica, è stato comunque una bella scoperta.
Per diversificare un po' le mie letture ho provato a leggere autori che ho visto spesso citati tra le mie frequentazioni fuori e dentro la rete. Tra questi vanno ricordati almeno Bolaño e Izzo, i cui libri non mi hanno entusiasmato ma che almeno non sono stati deludenti come la Giménez-Bartlett.

Visto in retrospettiva questo 2009 non è stato uno degli anni migliori per la qualità dei titoli letti. Ma forse la media è stata abbassata dall'improvvisa voglia di tornare a frequentare i lidi del fantastico nostrano. Se da un lato ho scoperto con piacere un volume antologico come Alia, dall'altro devo notare come della decina scarsa di titoli letti si salvino giusto La ragazza dei miei sogni di Francesco Dimitri e Malarazza di Samuel Marolla - e mi dispiace davvero che per trovare qualcosa di decente sia dovuto uscire dai territori a me più congeniali della fantascienza, ma oh… speriamo che nel 2010 vada meglio.

Per i curiosi le classifiche degli anni scorsi sono qui: 2008, 2007, 2006, 2005, 2004, 2003.

Bene. Direi che siamo arrivati davvero alla fine.
Vi auguro un meraviglioso 2010. E che sia migliore dell'anno appena trascorso.

29 dicembre 2009

Letture dicembre 2009


Picture by Fort Photo.
Anticipo il solito elenco di letture mensili, che siamo a fine anno e rimane giusto il tempo per l'immancabile classifica.
Nell'attesa di concludere Contro il giorno (ma ci vorrà ancora un sacco di tempo) ecco qui un paio di titoli per concludere in bellezza, ma anche no, il 2009:

Andrea Camilleri - La concessione del telefono
La concessione del telefono è un romanzo storico travestito da commedia degli equivoci, un dramma sociale virato in farsa, una storia di sopravvivenza e sopraffazione, l'amarissimo ritratto di una regione e di un popolo oppressi allora come oggi dal peso di troppi poteri, la cronaca di una speranza che non affoga nel cinismo solo per le qualità dei singoli.
La concessione del telefono nelle sue poche pagine è un sacco di roba, ma la qualità più straordinaria del romanzo sta nella sua capacità di rimanere fedele a se stesso, mantenendo un equilibrio invidiabile tra ricostruzione storica e invenzione fantastica, tra istanze politiche e pulsioni sentimentali, tra racconto dei singoli ed epopea sociale.
La concessione del telefono è Andrea Camilleri al meglio delle sue possibilità.
Da leggere e rileggere.


Alastair Reynolds - Rivelazione 1 e 2
Prendete qualcuno degli autori delle migliori space opera degli ultimi vent'anni, chessò: Iain Banks, Peter Hamilton, Greg Egan. Togliete allo scozzese profondità e leggerezza, all'inglese la capacità di gestire decine di personaggi rendendo la vita - e la voce - di ognuno di loro interessante e personale, all'australiano il senso delle proporzioni e la dimensione cosmica. Già che ci siete abbassate di un paio di tacche il vostro rivelatore di sense of wonder. Quello che rimarrà sarà probabilmente simile a Rivelazione (Revelation Space in originale), primo romanzo del gallese Alastair Reynolds a giungere dalle nostre parti sulle pagine di Urania in due tomi di trecento pagine l'uno.
Lo scenario cosmico in cui si muovono i personaggi di Reynolds è ricco di spunti interessanti. Quel che davvero manca è un'idea abbastanza potente capace di reggere il peso della vicenda, che quel pugno di razze aliene e di fantasmi sparsi per il romanzo non sono certo all'altezza del compito.
Ma oltre allo scenario, la cui descrizione non offre mai al lettore quel senso di meraviglia che ogni space opera degna di questo nome dovrebbe essere in grado di evocare, il difetto maggiore di Revelation Space sta nei personaggi, che parlano e si relazionano tra loro - a prescindere dal loro status di politici ultracentenari, scienziati d'importanza galattica o astronavigatori cosmici - come se fossero adolescenti alle prese con un videogioco avventuroso le cui uniche opzioni siano cerca tesoro /uccidi nemico.
A questi difetti uniteci la sensazione di trovarsi alle prese con un autore senza un'idea chiara in mente di dove voglia andare a parare e beh… il disastro è fatto.
Ridatemi la Cultura, per favore.


16 dicembre 2009

Letture novembre 2009


Picture by Iguana Jo.
Ted Chiang - Storie della tua vita
Mi sono più volte lamentato di come molta della fantascienza più interessante edita nei paesi anglosassoni sia colpevolmente ignorata dagli editori nostrani. Questa antologia di racconti di Ted Chiang è la felice eccezione che conferma la regola. Storie della tua vita è una raccolta eccezionale come eccezionale è il suo autore. Ted Chiang nel corso della sua carriera ha pubblicato solo una manciata di racconti e nessun romanzo, eppure è ormai un punto di riferimento per chi cerca una fantascienza innovativa e originale per contenuti, invenzioni e profondità. Ted Chiang ha vinto tutti i più importanti premi del settore (credo che sia l'autore con la maggior quantità di premi per numero di racconti pubblicati), e insomma, è uno di quei pochi autori di cui leggerei anche la lista della spesa.

La maggior parte dei racconti raccolti nell'antologia erano già stati pubblicati, sparsi però in una decina di volumi (per la maggior parte nelle raccolte del meglio dell'anno, l'ormai consueto appuntamento estivo di Urania) e la possibilità di leggerli tutti insieme in un unico volume è davvero cosa rara nel panorama editoriale nostrano. Onore al merito a Stampa Alternativa dunque, che non so bene per quale improvviso colpo di genio ha deciso di proporlo al pubblico italiano.
Tra i racconti presenti va segnalato almeno Storia della tua vita che secondo me rappresenta uno dei vertici della narrativa di genere degli ultimi vent'anni.
Storia della tua vita
parte come la classica vicenda di primo contatto, si dipana su piani temporali diversi, e man mano che procede si trasforma in un esperimento sul tema della coscienza di se e del libero arbitrio, con un nucleo ribollente umanità costituito da una storia d'amore da spezzare il cuore. Un capolavoro cui nessuna presentazione può rendere giustizia.
Degli altri racconti che compongono il volume (si va dall'antica Babilonia alla nascita del superuomo, incontrando angeli non proprio benevoli, passando per versioni alternative del nostro universo per arrivare fino allo straordinario reportage sulla bellezza che chiude l'antologia), l'unico che non mi ha lasciato del tutto soddisfatto, ma le mie aspettative erano davvero altissime, è 72 lettere, una vicenda ucronica dal sapore steampunk con un'idea di fondo davvero potente. Il difetto di questo racconto - se di difetto si può parlare - sta nel suo sembrare più il riassunto di un romanzo che una storia compiuta in sè tanti sono gli spunti interessanti solo accennati, i personaggi appena abbozzati e la quantità incredibile di suggestioni e problematiche affrontate (in breve, il racconto narra del tentativo di un gruppo di scienziati di risolvere il problema dell'approssimarsi della fine del mondo. Il tutto avviene in una Londra vittoriana parallela in cui i conflitti sociali sono ulteriormente complicati dalla massiccia presenza dei golem della tradizione ebraica, presenza assolutamente coerente con le leggi fisiche che governano quell'universo).
Le idee brillanti sono una caratteristica comune a tutti gli otto racconti dell'antologia (che poi ognuno abbia i suoi preferiti è inevitabile). In effetti Storie della tua vita rappresenta al meglio la fantascienza che mi piacerebbe leggere più spesso anche in italiano. Storie intessute di meraviglie che affermano con la forza dell'immaginazione la loro capacità di riflettere sulla realtà.


Francesco Verso - E-Doll
Del romanzo vincitore del premio Urania di quest'anno si è già discusso abbondantemente nei giorni scorsi. Se siete curiosi - e avete molto tempo libero - datevi una letta a questo post e ai relativi commenti.


Samuel Marolla - Malarazza
Dopo la delusione di Bad Prisma e i risultati non proprio memorabili del premio Urania, finalmente un libro che ti riconcilia con la letteratura di genere fatta in casa.
Prima di imbattermi in questa antologia di racconti non avevo mai sentito parlare di Samuel Marolla, del resto non sono molto pratico delle vie dell'horror nazionale, ma accidenti se scrive bene! Prendete nota scribacchini fantastici nazionali, che la capacità che ha questo autore di delineare con due tratti personaggi che ti restano poi piantati nella memoria è fenomenale. Per non parlare della presenza costante e viva dell'ambiente che circonda l'azione, che appare sempre assolutamente familiare ma che è capace di specchiare in un momento le inquietudini e i timori che avvolgono il lettore mentre procede tra le oscure vicende del libro.
Al di là di personaggi e ambienti, davvero sopra la media, non so quanto le trame dei racconti di Malarazza si distinguano per originalità, come già detto non seguo molto il genere, ma le tredici storie di questo volume sono comunque capaci di regalare qualche brivido e di tenere il lettore avvinto alla pagina.
Che è molto di più di quanto mi sia capitato con le storie made in italy lette ultimamente.

10 dicembre 2009

Attenti a quei due.


Picture by Iguana Jo.
Bisogna che impari ad astenermi dalle facili battute. Ma giuro che non l'ho fatto apposta. Potete crederci o meno, ma la mia buonafede era totale. Non credevo davvero di aver toccato un tasto così sensibile.

Mi è successo di aver invitato due delle persone che apprezzo di più, almeno per quanto riguarda la mia vita on-line, a scendere - a tornare - in campo ('azz! che brutta espressione!), per prendere parte alla grande partita (seeee…) della critica alla produzione fantastica nazionale.
L'ho fatto con leggerezza, con una battuta e una frase gettate lì con noncuranza. Non l'avessi mai fatto.

Le risposte offrono un ritratto della scena letteraria italiota assolutamente nauseante e putrido, senza nessuna speranza di redenzione. Dal punto di vista di Davide ed Elvezio non è rimasta alcuna possibilità di praticare l'onesto mestiere del critico letterario in quella fogna fatta di reciproci opportunismi, gretta ignoranza e guerra per bande che costituisce l'humus su cui vegeta il fantastico nostrano.

Intendiamoci. Davide ed Elvezio hanno pienamente ragione. Ho assistito anch'io all'esplodere di polemiche pretestuose che sconfinavano presto in attacchi ad personam, ho visto le valanghe di merda spalate senza riguardo a destra e a manca pur di delegittimare il presunto nemico del momento, c'ero anch'io quando ai tentativi di ragionare pacatamente si rispondeva con insulti e pregiudizi. E capisco perfettamente la posizione di chi, piuttosto che sporcarsi ancora le mani, farsi venire un fegato così ed essere costretto a difendersi per colpe non sue, preferisce dedicarsi ad altro con maggiori soddisfazioni, che siano solo umane o anche professionali.

Però devo anche dire che negli ultimi anni la mia esperienza personale è leggermente diversa. E quindi volevo capire in quali dettagli differiscono i nostri rapporti col fantastico.

- le dimensioni contano. È fuori di dubbio che il mio blog sia assolutamente periferico e pressoché insignificante rispetto ad altre realtà della rete. E magari è proprio per questo motivo che le volte che mi è capitato di discutere, in maniera magari anche dura, sul particolare romanzo o antologia, i toni non sono mai degenerati.

- la fantascienza è meglio. Quando ho criticato un progetto letterario italiano, mi sono (quasi) sempre limitato a esaminare i rari frutti di quegli autori che continuano, nonostante tutto, a scrivere fantascienza. Scrittori folli e improvvidi (del resto mica scriverebbe sf altrimenti), ma anche gentili e disponibili. Scrittori con cui il dialogo in questo spazio non è mai cessato, nonostante le critiche. Persone per cui la mia stima è andata sempre aumentando, nonostante gli eventuali limiti riscontrati nei rispettivi testi.
Davide e, soprattutto, Elvezio si occupano di aspetti del fantastico più popolari (si fa per dire, ma rispetto alla sf non c'è partita, dai), con una produzione di base decisamente più abbondante e, probabilmente, con autori il cui ego è cresciuto in maniera direttamente proporzionale alle righe di fuffa sparpagliata in giro (che siano siti di amici degli amici, antologie più o meno professionali o spazi di espressione personali ehm ehm…).

- ma quale critica! In effetti quando si parla di recensioni a me vengono i capelli dritti (pochi, ma effettivamente diritti). Io non sono un critico. Io sono un lettore che commenta quello che legge. Non ho la preparazione che hanno Elvezio o Davide, al loro confronto sono un dilettante. Immagino quindi che i loro eventuali commenti sarebbero molto più incisivi di quanto possano mai essere le mie note. Eppure, paradossalmente, quanto più una critica è precisa, dettagliata, inesorabile tanto più sembra attirare reazioni irrazionali e sconnesse, tanto da degenerare spesso nell'attacco personale all'autore della recensione. (vedi anche il caso Gamberetta, che a me non sta particolarmente simpatica, ma i cui commenti non mancano certo di riscontri, prove testuali e dettagliate - sin maniacali - analisi della scrittura del determinato autore).

- c'è del marcio in Danimarca Mica solo lì. La situazione in cui versa il fantastico nazionale farebbe venire il latte alle ginocchia a persone ben più pavide di Davide ed Elvezio. In effetti qui da noi tutto sembra cospirare per rendere impossibile la vita ad una scena seria e produttiva. Dagli editori che non mancano un colpo nel mostrare miopia e chiusura al nuovo, agli autori, troppo spesso adulati o sbeffeggiati (e magari poco letti), ma colpevoli, a loro volta, di superficialità e ignoranza (delle strutture, della storia, degli autori che prima di loro hanno frequentato gli stessi territori), ai lettori che abituati come sono ad accontentarsi, difettano sempre più spesso di senso delle proporzioni nel giudicare questo o quel volume.
Presi tra questi ingranaggi, i potenziali critici si trovano spappolati ancor prima di iniziare ad accennare un discorso che vada oltre il tifo da stadio e tenti di approfondire il basilare "mi piace" / "non mi piace" con argomenti più o meno illuminanti, più o meno utili. Argomenti che sarebbero indispensabili a far crescere un ambiente che invece sembra non volerne assolutamente sapere.

- io scrivo, tu scrivi Ma forse il punto è un altro, e assai più comprensibile. Io non sono uno scrittore, non ho alcuna velleità letteraria, escluso un unico tentativo (premiato tra l'altro con pubblicazione e pure retribuito, tié!) non ho nemmeno mai tentato la via della narrazione. Davide ed Elvezio invece scrivono e questo, in un mondo tanto piccolo ed asfissiante quanto quello nostrano, è un peccato imperdonabile. Chiunque scriva sembra sia tenuto a fare solo questo, che non appena si azzarda ad esprimere un'opinione sul lavoro altrui viene immediatamente accusato di avere secondi fini, di nutrire una malcelata invidia, di avercela personalmente con il tal autore o il tal altro editore. Il tutto senza che gli argomenti espressi dal malcapitato di turno vengano nemmeno letti, tanto meno presi in considerazione, figurarsi messi in discussione. Capisco che dopo un po' uno si chieda chi glielo fa fare.

- la situazione è disperata ma per nulla seria Poi mi guardo intorno, e mi rendo conto che a occuparci di 'ste cose siamo i soliti quattro gatti, e allora mi viene un po' da sorridere, che quando ci sei dentro, queste ti sembrano le cose più importanti del mondo, ma basta fare un passo indietro e tutto assume una prospettiva diversa. Ma forse è proprio la sindrome da microverso quello che rovina l'ambiente, che in un posto tanto piccolo è inevitabile che non appena ti muovi pesti i piedi a qualcuno. Però ecco, sapendolo, basterebbe muoversi con un briciolo di calma e pazienza in più, e molti pestoni si potrebbe evitare.
A volerlo, certo.


Insomma, l'avrete capito: è un mondo difficile.
Io per ora insisto, vediamo un po' che succede.