30 marzo 2006

Corpo di guardia


Originally uploaded by Iguana Jo.
La foto che vedete qui a fianco è stata selezionata per essere esposta in questa mostra.
Non è una delle mie foto preferite, anzi, tra quelle sottoposte alla selezione era quella di cui ero meno convinto. Ma va bene lo stesso. Essere esposto è comunque un privilegio e una soddisfazione.

La foto è stata scattata a Bolzano, all'unico ingresso della Caserma Mignone rimasto ancora in piedi.
La caserma Mignone a Oltrisarco ha accompagnato la mia infanzia. Abitando a due passi dalla caserma le trombe della sveglia, delle adunate, il silenzio serale erano un suono costante che scandiva anche le mie giornate. Almeno fino a quando ti accorgi che l'hai sentito tante volte da non udirlo più.
Da qualche anno la caserma non esiste più, tutti gli edifici sono stati via via demoliti per far posto a un nuovo quartiere residenziale. Rimangono in piedi (ancora per poco) il corpo di guardia e un paio di edifici all'ingresso sud di quella che era l'area militare di un tempo.
Ai miei occhi la foto rappresenta la rivincita del tempo sulla mentalità militare che vuole tutto in ordine, etichettato e riconoscibile.
Una sorta di tributo al Comma 22.
Questo è quello che resta.

20 marzo 2006

Non c'è luce nell'universo


Originally uploaded by astrocruzan.
Almeno non in quello di M. John Harrison.
Qualcuno alla fine di questo post dovrebbe provare a spiegarmi cos'ha di memorabile Luce dell'universo, il romanzo di M. John Harrison da poco uscito in un'Urania speciale.
A leggere gli entusiasti richiami in copertina e quei (pochi) commenti che si trovano in rete Luce dell'universo sembra un romanzo come non se ne vedevano da anni. Un campione di originalità fantascientifica, un'opera fondamentale per capire dove stia andando la nuova fantascienza.

A me è sembrato un romanzo pretenzioso e inutile.

Pretenzioso perché l'autore sembra essere convinto che per scrivere un romanzo nuovo / provocatorio / memorabile sia sufficiente gettare in balia di un plot senza riferimenti un pugno di personaggi cinici, perversi e più o meno sconfitti dalla vita perché il lettore ne rimanga irrimediabilmente affascinato.
Inutile perché a dare senso al tutto si torna nel finale del romanzo alla solita necessità di dar colpa e meriti della situazione esistenziale dell'umanità (presente e futura) alla solita super-razza iper-annoiata alla ricerca di un nuovo scopo nella vita.

Lo scopo nella vita, l'altro grande protagonista del romanzo. Tutti i personaggi sono alla disperata ricerca di una definizione esterna della propria esistenza, quasi una tensione al (pseudo)divino che lascia piuttosto perplessi e che rende stucchevoli tutte le dinamiche relazionali che si instaurano tra i vari soggetti. È proprio un afflato religioso quello che mi pare di cogliere molto forte tra le righe del romanzo, una necessità di redenzione e salvezza quale unica speranza per vite che abbandonate a se stesse non riescono a far altro che distruggere e rovinare ogni rapporto che a fatica riescono a stabilire.

In definitiva un romanzo che potrà apparire nuovo a chi non ha mai digerito Egan, a chi trova McDonald troppo letterario o a chi pensa che tizi come Banks o Stross siano evidentemente troppo legati al passato(!). Ma per quanto mi riguarda ho trovato Luce dell'universo irritante e noioso come nessun libro di cosiddetta nuova fantascienza m'era mai parso.

15 marzo 2006

Rimini fuori stagione

© giorgio raffaelli
Rimini non è più triste di ogni altra città, che di solito le città non fanno altro che riflettere in grande lo stato d'animo di chi le frequenta.
Certo che girare fuori stagione per le zone eminentemente turistiche come quella ritratta qui a fianco ti dà una strana sensazione di desolazione e aspettativa. La stessa sensazione che provo ogni volta che mi capita di passare in quelle zone costruite per essere frequentate in massa, ma che si ritrovano per un motivo o per l'altro, improvvisamente o casualmente, senza contenuto umano. Non è necessariamente una sensazione triste, che l'atmosfera che si respira è surreale e intrigante, come se il luogo svuotato dalle persone potesse offrire uno spazio alle possibilità normalmente poco esplorate.
Passeggiare fuori stagione tra gli alberghi e i bagni di Rimini è un po' come girare per una città nelle ore che precedono l'alba. Si entra in una sorta di mondo parallelo, una porzione di spazio in cui si muovono gli spiriti e le intenzioni più che gli essere umani. Un luogo aperto alle più folli speculazioni, alle occasioni più impensabili, agli eventi meno probabili. Non so se si capisce, ma in fondo sono questi luoghi abbandonati, queste zone momentaneamente libere, gli spazi che più mi piace frequentare.

08 marzo 2006

Arrivederci amore, ciao


Originally uploaded by framino.
(il post che segue è già apparso in forma simile su it.discussioni.giallo)
Un amico (ciao Fabio!) ben noto frequentatore di i.d.g. mi ha convinto a leggere Arrivederci amore, ciao di Massimo Carlotto.
Non sono un particolare cultore di noir e simili, ma il romanzo mi è piaciuto, è certamente interessante e conturbante. Ma discutendo alcuni particolari dell'opera con il suddetto ben-noto-frequentatore siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Il fatto è che Carlotto mi è stato presentato come scrittore eminentemente politico (almeno all'interno della nicchia noir nostrana). Detto questo, arriviamo al succo di questo post, ovvero: ha senso parlare di romanzo politico a proposito di Arrivederci amore, ciao?

A questo proposito vi propongo qualche pensierino sparso sul romanzo:
Appena terminata la lettura mi sono chiesto: e allora? Dopo aver letto 'sta storia cosa si aspetta l'autore? Che mi ci sia divertito? Che abbia preso coscienza che il mondo, e l'italia, è pieno di merda? Che la gente è cattiva?

Forse il mio mancato entusiasmo nei confronti del romanzo si può in effetti riassumere nel fatto che non riconosco il mondo che racconta l'autore come il mio mondo, che sento la mancanza di un riferimento altro rispetto all'immoralità di tutti i personaggi del romanzo.
Per questo critico politicamente il romanzo: per la mancanza di dialettica interna all'opera. Non ci sono confronti di posizione, ne sono possibili dibattiti morali sulla natura dei protagonisti. Per questo motivo dico che in fondo il mondo descritto da Carlotto non è il mio: fortunatamente è solo una porzione del nostro quotidiano.
In Arrivedervi amore, ciao tutto è solido e assoluto come un mattone in faccia. Fa male, ma c'è poco da chiedersi perchè o percome...

Anche quella che si potrebbe definire la strategia politica che porta alla scrittura di un romanzo come questo, non mi convince in toto: troppo cinica e distruttiva per i miei gusti.
Di più: una strategia politica che tende, forse, a fare il gioco del potere, che ci vuole spaventati e immobili, soggetti passivi e indirizzabili verso il cattivo di turno.

Il protagonista del romanzo di Massimo Carlotto. è imbattibile perchè totalmente cattivo dentro. Non è malato, non è vittima di un trauma ne del sistema, non ha motivazioni morali. È irrecuperabile. L'unica soluzione sarebbe l'eliminazione, ma cazzo, noi siamo i buoni :-) e quindi è impraticabile, ne consegue che nessuna vittoria è possibile.
In altre parole: il protagonista non è un nemico politico, è un nemico morale, proprio a causa della sua immoralità.
Narrando come Carlotto fa (e molto bene) di un vuoto morale, si svuota la realtà di qualsiasi possibilità politica. Nel romanzo è evidente che dove non ci sono più valori c'è solo la sopravvivenza, e a quel punto la dialettica politica non ha più senso.

Ma senza morale ha senso parlare di intenzioni politiche del romanzo?
Forse questo è un punto fondamentale per relazionarsi al romanzo.

Ed è su questo argomento che mi piacerebbe avere un sereno scambio d'opinioni con chi ha letto il romanzo.

03 marzo 2006

Neal Stephenson rulez!

Originally uploaded by Fernando Porto.
Due parole su Neal Stephenson in risposta a questa azzardata domanda di X :
"Quanto a Stephenson, come definiresti tu uno che scrive romanzi reazionari con uno pseudonimo (Stephen Bury) e poi si concede slanci rivoluzionari come in "Snow Crash"?"

Neal Stephenson, che inizialmente avevo scambiato per un ribelle di nero vestito (hai presente Hiro Protagonist?) in realtà non è altro che uno scrittore di sf libertario cresciuto nel solco tracciato da Heinlein, che in buona sostanza significa essere fautore di un'idea socio/politica piuttosto raccapricciante.

Ma allora come mai Neal Stephenson rimane per me un autore grandissimo, tra i migliori degli ultimi 15 anni? Soprattutto perché la sua scrittura oltremodo competente è temperata da un umorismo del tutto assente in Heinlein. Non che le differenze si fermino all'umorismo. I personaggi sono un'altra caratteristica vincente nei romanzi di Stephenson: decisamente molto più confusi, dubbiosi e in balia degli avvenimenti (della Storia) di quanto non capiti a un Lazarus Long, tanto per dire...

Ma quello che mi piace davvero in Neal Stephenson è la sua capacità di rendere immediatamente comprensibili quei dettagli tecno/storico/sociali che in mano a chiunque altro diverrebbero di una pesantezza insostenibile, il ritmo che imprime alle sue storie, la sue doti immaginifiche, i suoi personaggi memorabili.
E sì, trovo affascinante anche per la sua visione sociale del futuro, con una struttura anarcoide plausibile che non è ne utopica ne distopica, con le possibilità che lascia intravvedere di una società disseminata e metanazionale, terribile e intrigante allo stesso tempo.

E poi Neal Stephenson è l'unico autore che mi abbia esaltato nonostante i buchi presenti nelle sue storie (mi riferisco soprattutto a Snow Crash e all'Era del diamante), in cui il concetto di fantascienza, di letteratura d'idee è ben chiaro ed esplicito anche nelle sue opere mainstream.
Insomma, per me Stephenson rimane uno degli autori fondamentali di questi ultimi 15 anni. Alla pari di un Iain Banks o di un Greg Egan o di un Ian McDonald. Spero solo si riprenda in fretta dal suo ciclo barocco.

Ah... dimenticavo. libri di Stephen Bury sono scritti a quattro mani da Stephenson e da suo suocero quando il primo doveva ancora trovare la sua strada letteraria. Ben prima di Snow Crash tanto per intenderci. Non so quanto risultino reazionari e indigesti, non li ho letti. Sicuramente quello che è arrivato dopo è di tutt'altro tenore.

01 marzo 2006

La televisiun la t'endormenta cume un cuiun.


lomotv
Originally uploaded by -Ant-.
Stasera vi passo una citazione dal libro che ho appena finito di leggere.
Ah... nel caso rimanesse qualche dubbio, per me David Foster Wallace è un genio. (nonostante Infinite Jest mi abbia lasciato un po' così).

...se la televisione può attirare a sé [lo spettatore qualunque] attraverso l'ironia e le battute che capisce solo chi già conosce il programma, può dare sollievo a quella dolorosa tensione fra il bisogno che ha [lo spettatore qualunque] di trascendere la folla e la sua inevitabile condizione di membro del Pubblico. Perché nella misura in cui la televisione può lusingare [lo spettatore qualunque] facendogli credere di poter "guardare al di là" della presunzione e dell'ipocrisia di valori ormai sorpassati, essa riesce a suscitare in lui la stessa esatta sensazione di astuta superiorità che gli ha insegnato a desiderare con così tanta forza, e può tenerllo in uno stato di dipendenza da quel modo cinico di guardare la tv che è il solo a permettergli di provare quella sensazione.
(estratto da E Unibus Pluram: Gli scrittori americani e la televisione, in Tennis, tv, trigonometria, tornado, David Foster Wallace, 1999 Minimum fax, trad. Christian Raimo & Martina Testa)